Un onorevole siciliano

Un onorevole siciliano

Un onorevole siciliano

sabato 21 Novembre 2009 - 20:29

La penna di Andrea Camilleri racconta le interrogazioni parlamentari di Leonardo Sciascia e le rende un piacevole e stimolante spunto di riflessione

Continua l’interruzione dell’attività pubblica della politica nel Palazzo palermitano, o meglio continua la sua sola versione sotterranea, i cui “rumors” non sono decisamente interessanti. Si aspetta che si giunga ad un certo qual esito, come, in caso di cattivo tempo, si sta rintanati in casa aspettando che spiova. E magari si approfitta per qualche buona lettura.

Proprio di una buona lettura vorrebbe parlarvi oggi il vostro reporter, e precisamente del saggio “Un onorevole siciliano – Le interpellanze parlamentari di Leonardo Sciascia” di Andrea Camilleri, Bompiani editore, costo Euro 12,00.

Una buona, anzi un’ottima lettura da due punti di vista :

a) Per l’autore, la cui penna ha una scorrevolezza ed una versatilità praticamente infinite : saprebbe rendere piacevole anche l’elenco degli abbonati al telefono ;

b) Per l’oggetto rappresentato, ossia le interrogazioni parlamentari di un uomo di cultura come Leonardo Sciascia, la cui influenza è stata ed è ancora così profonda in tutto il Paese, ed in Sicilia in particolare, che su di lui potremmo benissimo dire, parafrasando Churchill, che mai uno solo ha fatto tanto per tanti suoi conterranei.

Del testo, in questi sempre difficili momenti di ipotetiche trattative fra Stato e mafia, di arresti e di sequestri di patrimoni di illecita provenienza, di scorribande delle forze dell’ordine nei santuari di colletti bianchi ormai rossi per la vergogna, si riporta una chicca, un passo della relazione che il procuratore della repubblica di Trapani, Pietro C. Ulloa, inviò all’allora ministro della giustizia, Parisio, in data 3 agosto 1838 (siamo nell’epoca di Ferdinando II di Borbone).

«Non vi è impiegato in Sicilia che non sia prostrato al cenno di un prepotente e che non abbia pensato a trarre profitto dal suo ufficio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi, Vi ha in molti paesi delle Fratellanze, specie di sette (….) senz’altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni ora di far esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggere un colpevole, ora d’incolpare un innocente. Il popolo è venuto a convenzione coi rei … non è possibile introdurre le guardie cittadine a perlustrare le strade ; né di trovare testimoni pei reati commessi in pieno giorno.»

Questa relazione citava Leonardo Sciascia all’allora ministro dell’Interno Virginio Rognoni parlando del fenomeno mafioso ; una citazione che mette i brividi. Meno male che, oggi, sono passati tanti anni e le cose non stanno più così!

Lettura da non perdere.

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