Il tentativo veltroniano di smuovere le acque del partito cui appartiene, ritenuto senza bussola, è un tentativo sicuramente lodevole, se non altro per il fatto che un Pd accreditato a un poco confortevole 26% – stando agli ultimi sondaggi – è sicuramente un partito da rianimare se vuole continuare a nutrire ambizioni maggioritarie.
Purtroppo i rimedi indicati nel famoso documento firmato da 76 parlamentari piddini non danno nessun valore aggiunto al dibattito politico in quanto essi sono figli di una visione e di una concezione ideologica della società italiana. Un aspetto questo che il sociologo Luca Ricolfi sul quotidiano La Stampa ha così descritto: «Insomma, mi pare che il manifesto veltroniano, a dispetto del riformismo radicale di alcuni suoi firmatari, non ci fornisca una diagnosi dei mali del Paese poi tanto diversa da quella che – con malinconica monotonia – il centro-sinistra ripete dal 2001, e il Pd di Bersani continua meccanicamente a fare propria. Eppure, se quella diagnosi è giusta, se la maggior parte dei nostri mali discendono dalla disastrosa conduzione del governo da parte di Berlusconi e Tremonti, allora il problema numero uno dell’Italia è togliere il tappo del berlusconismo, e la linea sostanzialmente frontista di Bersani, alleanze le più larghe possibile per liberarci del tiranno, è la linea che logicamente ne consegue. Ma se invece si ritiene che Bersani sbagli, allora forse bisogna avere il coraggio di riconoscere un’altra immagine dell’Italia, di esplicitare un’altra diagnosi dei nostri mali».
Quali siano questi mali è lo stesso Ricolfi a elencarli nell’articolo richiamato leggibili all’indirizzo: che potete leggere per intero cliccando qui.
