Pd, l'assemblea regionale approva la mozione Genovese: «Superiamo vecchie logiche, facciamo opposizione costruttiva»

Pd, l’assemblea regionale approva la mozione Genovese: «Superiamo vecchie logiche, facciamo opposizione costruttiva»

Redazione

Pd, l’assemblea regionale approva la mozione Genovese: «Superiamo vecchie logiche, facciamo opposizione costruttiva»

sabato 12 Luglio 2008 - 11:02

Il segretario regionale: «La classe dirigente appare ancora come la sommatoria di Ds e Margherita. Le mie dimissioni rallenterebbero il processo costituente del Partito». Prossimi obiettivi: Statuto e Congresso

«L’opposizione siamo noi». Potrebbe essere questo il motto guida di Francantonio Genovese, leader regionale del Pd, che all’assemblea tenutiasi ieri all’Hotel Astoria di Palermo ha fatto il punto sulla situazione del Pd siciliano, sul risultato elettorale negativo, sul processo di crescita del partito. Genovese non si dimette e anzi rilancia, dichiarando di voler guidare il partito fino al primo congresso. Di risposta, l’assemblea ha approvato con ampia maggioranza (248 voti a favore, 8 contrari e 10 astenuti) il documento programmatico-organizzativo proposto da 60 costituenti e presentato da Genovese stesso. Un documento che impegna il segretario, l’esecutivo, la direzione regionale e le commissioni, per quanto di rispettiva competenza, «a sottoporre all’approvazione dell’Assemblea Regionale entro il 20 settembre 2008 un’ipotesi di statuto; ad avviare il tesseramento; ad organizzare la presenza capillare sul territorio del partito attraverso la costituzione di circoli; a procedere alla celebrazione dei congressi comunali, provinciali e regionale entro il 28 febbraio 2009». L’Assemblea ha poi eletto la direzione regionale del partito.

L’intervento di Genovese. Piuttosto articolato, improntato ad un’analisi interna ma anche ad una costatazione che dovrebbe essere la linea guida del Pd in Sicilia, ovvero il ruolo di opposizione al governo Lombardo. Per spiegare le difficoltà riscontrate dal partito nei suoi primi passi Genovese usa una metafora calcistica: «potremmo dire che la nostra squadra, cioè il Pd, che si preparava a scendere in campo dopo due anni, si è ritrovata a giocare il suo massimo campionato dopo appena cinque mesi, ovvero quando non aveva ancora scelto nemmeno in quale impianto andare ad allenarsi». Genovese lo definisce un -navigare a vista-: «In questi ultimi otto mesi abbiamo ascoltato parole d’ordine non sempre legate da un comune denominatore: prima si è invocata una stagione nuova, il dialogo, il rispetto dell’avversario che non bisognava neanche nominare (il principale esponente dello schieramento politico a noi avverso, ricordate?), poi è subentrata la fine del dialogo, l’intransigenza, facendo posto a dichiarazioni come “stagione cupa per la democrazia- e “Camera espropriata-». Sul confronto tra elezioni nazionali e locali, Genovese sottolinea che «se si guarda ai quozienti raggiunti alle politiche nelle varie province e li si confronta con quelli delle ultime amministrative, ci si accorge che, ad eccezione del Comune di Messina e della Provincia di Enna, laddove ci sono differenze sono a favore del risultato raggiunto alle nazionali».

Il segretario regionale alza lo scudo difensivo: «Per fugare ogni dubbio sul problema della rappresentatività dei vari candidati, avevo sollecitato tutti i massimi esponenti di questo partito a farsi carico personalmente della sfida rappresentata dalle amministrative. Alcuni hanno accolto il mio invito e li ringrazio per l’impegno profuso in una situazione di oggettiva difficoltà. Altri hanno preferito rimanere fuori da una lotta che era facile prevedere durissima. L’idea che mi sono fatto è che tutte queste sconfitte siano legate da un comune denominatore. La classe dirigente di questo partito appare ancora all’esterno come la sommatoria dei vertici della Margherita e dei Ds; ma soprattutto è una classe dirigente che sembra condizionata più dal problema della propria sopravvivenza che da quello della effettiva crescita e dell’affermazione del partito». Tornando alle regionali, secondo Genovese «in quella occasione si è commesso l’errore di far prevalere la paura sul coraggio» e «ad esempio, l’idea che solo alcuni potessero potenzialmente avvantaggiarsi del traino del simbolo del Pd ha creato in altri il timore di essere svantaggiati dalla candidatura in una lista con un simbolo diverso». Genovese non ci sta a fare da parafulmini, e «se sottolineo l’autonomia dei coordinamenti provinciali nel varare le liste per le regionali non è per rimarcarne la responsabilità, ma piuttosto per portare un ulteriore elemento di verità alla nostra valutazione sulle scelte compiute e sui conseguenti risultati».

«Mi ha comunque molto sorpreso – ha proseguito l’ex sindaco di Messina – qualche giorno fa, leggere un messaggio dell’on. Musotto che, rivolgendosi al presidente Berlusconi, diceva: “Il partito nell’isola si è liquefatto. Senza una guida, senza un luogo in cui si prendano decisioni, con la dignità dei suoi militanti calpestata quotidianamente…-. Ed ho pensato che, se in un partito che ha vinto quasi dappertutto si registrano queste reazioni e si muovono tali critiche, è del tutto normale che i nostri iscritti ed i nostri sostenitori si sentano ancora più umiliati dalla sconfitta e desiderosi di creare le condizioni per una prossima rivincita». Dunque «si impone la necessità di vedere l’aspetto positivo della stagione che abbiamo davanti: un tempo che può e deve essere finalmente quello in cui dedicarsi completamente ed unitariamente al progetto del partito, alla ricerca ed alla valorizzazione di energie nuove e vitali su cui fondare il futuro prossimo del Pd siciliano. Credo che sia giunto il momento di dire in modo chiaro che tutta la classe dirigente di questo partito, a livello regionale, cominciando ovviamente dal segretario, ed a livello provinciale, debba oggi mettersi in discussione».

Secondo Genovese, però, «non si tratta, quindi, di “accontentare- la piazza cospargendosi il capo di cenere, ma di dire con chiarezza quanta strada possiamo percorrere nel cammino che porta all’effettiva fondazione del Pd siciliano prima delle prossime elezioni europee». Il leader del Pd tesse le lodi di Angela Bottari, che guia la commissione che sta lavorando allo Statuto regionale, ritenuto strumento fondamentale e che dovrà essere approvato entro il 20 settembre. Genovese non si tira indietro dall’argomento dimissioni: «A chi mi chiedesse di passare la mano, addebitandomi la responsabilità delle sconfitte, potrei rispondere in molti modi. Magari precisando che non ho mai imposto alcuna scelta che non fosse condivisa dai massimi esponenti del partito a livello regionale e provinciale, oppure ricordando di essere, tra i candidati eletti alle politiche, uno dei pochi volti nuovi con una storia politica alle spalle e l’unico rappresentante di una provincia (quella di Messina) in cui il centrosinistra, senza protestare, non esprimeva un proprio deputato da almeno 14 anni. Ed ancora, potrei rievocare le varie fasi che hanno portato alla candidatura di Anna Finocchiaro a Presidente della Regione, che pure ho condiviso, garantendole comunque l’elezione al Senato. E se non bastasse, potrei rivendicare con orgoglio il 39% raggiunto dal PD a Messina, un quoziente ben più alto della media nazionale in una città tradizionalmente di centrodestra. Non vivendo di politica e non essendo mai stato attaccato alle poltrone non ho alcun motivo per difendere ad oltranza la mia posizione e pertanto non utilizzerò nessuno di questi argomenti. Credo, invece, che le mie dimissioni servirebbero solo a rallentare il processo costituente del partito al quale intendevo ed intendo ancora dedicarmi, con il consenso di tutti, nei mesi che ci separano dalla celebrazione del congresso».

Ed ecco la linea da seguire: «I risultati elettorali affidano al nostro partito il ruolo di unica forza di opposizione presente all’interno dell’Assemblea Regionale Siciliana. Leggendo le notizie politiche di queste ultime settimane non vi sarà sfuggito che corriamo un rischio altissimo: quello di vederci in qualche modo espropriare anche il ruolo e le funzioni proprie di ogni minoranza parlamentare e di ogni opposizione. Ma quel che è ancora più intollerabile è il tentativo del Presidente Lombardo di vestire, da un lato, i panni del fedele alleato che guida un governo di centrodestra e, dall’altro, quelli del paladino dei diritti della nostra regione, che alterna viaggi della speranza a Palazzo Chigi alle minacce di impugnare decreti, fino alle recenti ed incredibili dichiarazioni sul fatto che i siciliani “devono aspettarsi amare sorprese- dal governo Berlusconi. Dobbiamo allora riprendere, con ancora più motivazioni, il nostro ruolo di opposizione costruttiva, ma non accondiscendente, capace non solo di evidenziare gli errori e le mancanze del governo regionale, ma anche di proporre interventi e misure alternative. Ora – conclude Genovese – si tratta di rimettersi al lavoro affinché il prossimo congresso regionale presenti ai siciliani una forza politica davvero capace di giocare per vincere in tutte le competizioni elettorali, scegliendo – nella massima autonomia – uomini ed alleanze che rendano possibile il raggiungimento di tale obiettivo. Per far questo è indispensabile il superamento di vecchie logiche e vecchi schemi, bisogna mettersi alle spalle le antiche appartenenze alla Margherita, ai Ds o ad altre formazioni politiche del passato e ricercare prima di tutto un’intesa politica e programmatica tra di noi. Un’intesa che metta al primo posto gli interessi della Sicilia e dei siciliani e li difenda a tutti i costi. Anche a costo di entrare in rotta di collisione con la linea del partito a livello nazionale».

(foto Dino Sturiale)

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