Pd, Greco e Saglimbeni promuovono la corrente Letta e guardano a -nuove alleanze-

Pd, Greco e Saglimbeni promuovono la corrente Letta e guardano a -nuove alleanze-

Redazione

Pd, Greco e Saglimbeni promuovono la corrente Letta e guardano a -nuove alleanze-

giovedì 07 Agosto 2008 - 10:16

I due consiglieri comunali si inseriscono nel dibattito di questi giorni: «L'opposizione non può che essere costruttiva a tutti i livelli. Sì all'intesa con forze moderate, anche con Udc e Mpa»

Si chiama TrecentoSessanta ed è in fase di costituzione anche a Messina la corrente interna al Pd che fa riferimento a Enrico Letta, componente del Comitato nazionale del partito e ministro -ombra- del Welfare. Lo comunicano due tra i promotori, il capogruppo del Pd in consiglio comunale Marcello Greco e il consigliere Paolo Saglimbeni, entrambi provenienti dall’esperienza di Nuova Sicilia. In una nota diffusa oggi Greco e Saglimbeni spiegano come all’idea di creare anche in città l’associazione TrecentoSessanta, in vista del congresso regionale del Pd di febbraio, si sono aggregati anche circoli socialisti, associazioni culturali, di difesa dei consumato e del volontariato.

«L’iniziativa – scrivono Greco e Saglimbeni – mira ad arricchire il confronto ormai avviato, nonostante l’imminente pausa ferragostana, offrendo un contributo di merito su tutte le questioni di rilievo politico. A cominciare dal Partito Democratico, che non può deludere le attese di rinnovamento insieme del -partito – soggetto politico- e -della politica tout court-, specie in una realtà come la nostra sempre più attanagliata da una crisi preoccupante cui il centrodestra messinese, diviso e confuso, difficilmente potrà far fronte. Il Pd deve marcare la propria sostanziale differenza rispetto agli altri partiti personalizzati, gerarchizzati, occupati e ridotti a semplici comitati elettorali e quindi deve essere costruito dal basso all’insegna di parole d’ordine quali federalismo, autonomia, partecipazione, democrazia interna, pluralismo, trasparenza e dare effettiva centralità al territorio consentendo agibilità politica a chiunque ne condivida le finalità».

«L’area Letta, – continuano i due consiglieri – fortemente impegnata a realizzare questo modello di partito, esprime orientamenti ben definiti anche sul tipo di opposizione che il Pd deve condurre. Nonostante i limiti riconducibili ad un programma ancora in itinere che si definirà con il congresso, l’opposizione non può che essere costruttiva a tutti i livelli da Roma a Palermo, a Messina. Una opposizione che accompagni -il dissenso sempre con la proposta- su tutti i temi rilevanti dalle politiche economiche, alla giustizia, alla sicurezza, all’ambiente – RSU, ecc… per finire alle politiche territoriali. E, in caso di convergenza, adeguare il proprio comportamento in sede di voto».

«Infine – si legge ancora nella nota – strettamente interconnessa, come faccia della stessa medaglia al tema della opposizione, è la ridefinizione del sistema di alleanze che va finalizzato all’intesa con le forze moderate dello schieramento, dai socialisti all’Udc e valutando anche convergenze con il Movimento per l’Autonomia. In questo contesto l’analisi del voto e una riflessione sulle ragioni della sconfitta elettorale non può mancare, ma non certamente nella logica della -resa dei conti-; non solo perché c’è una corresponsabilità evidente di tutti coloro che, pur avendo ricoperto ruoli rilevanti sia nelle istituzioni che nel partito, intanto si autoassolvono e, nel contempo, si ingegnano a ricercare il capro espiatorio. Il Pd, senza indulgere in fughe in avanti, ha bisogno del contributo di tutti, nessuno escluso, per essere forte e all’altezza della sfida che lo attende».

Incontrato a Palazzo Zanca, Paolo Saglimbeni aggiunge qualcosa ai contenuti della nota: «L’idea iniziale del partito che nasce dal basso è stata sovvertita dalla realtà, dove le decisioni sono state prese tutte dal -capo-, sia a livello nazionale che regionale e locale. A proposito del sistema di alleanze, su questo fronte è stato fatto uno dei più grossi errori politici, quello di non tentare un ponte coi moderati, considerati anche i grossi problemi che il centrodestra ha poi avuto nel -digerire- le candidature di Buzzanca e Ricevuto. -Aprirsi- all’Udc e, perché no, all’Mpa era una cosa da fare già quando Genovese era sindaco, io ho insistito molto per questo».

(nella foto di Dino Sturiale, Greco e Saglimbeni tra i banchi di Palazzo Zanca)

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