Per il difensore civico 60mila euro nel consuntivo per un incarico forse scaduto e una figura oggi tagliata dalla giunta (non dal consiglio attraverso la modifica statutaria). Un Regolamento per l'affidamento per incarichi di consulenza esterna che taglia la rappresentanza in giudizio in mancanza di ufficio legale interno: nel PEG 2009, 1.430mila euro nell'apposito capitolo. Collegio di difesa?
Se verso l’esterno l’immagine della Provincia Regionale di Messina sembra essere stata rilanciata attraverso alcune iniziative culturali, turistiche e sociali, ma anche politiche, come l’operazione Ato Idrico, guardando all’interno possiamo tranquillamente affermare che l’Ente non se la passa proprio bene. Ciò soprattutto dal punto di vista delle scelte amministrative e in qualche modo anche economico/finanziarie. Sulle passate gestioni, ma anche su quella attuale, restano delle ombre che non hanno cambiato forma nonostante il passare del tempo e sollecitazioni di varia natura. Punti interrogativi non chiariti nelle linee programmatiche, nella valorizzazione delle risorse, così come nella strada tracciata nelle riduzione delle spese e degli sprechi, avviata con il taglio dei fitti passivi e di alcune gravose voci di bilancio considerate inutili. Ma l’incrocio tra volontà politica, agire e risultato finale non sembra sempre coincidere.
Una vicenda dai contorni dubbi appare ad esempio quella del difensore civico. Se da una parte infatti la giunta si è chiaramente espressa, politicamente e poi attraverso un’apposita delibera, per la cancellazione di tale figura, sono i 60 mila euro di indennità inseriti nel bilancio consuntivo 2009 ad andare in direzione opposta. La scelta della maggioranza di eliminare tale organo è stata in parte dettata dall’obiettivo di tagliere spese inutili (scarso “utilizzo” da parte dei cittadini della figura in questione:inutilità funzionale), ma anche dalla situazione venutasi a creare a seguito del mancato rinnovo del mandato all’avvocato Giovanni Mazzù, che è rimasto “in sella” nonostante fosse scaduto il termine previsto e inoltre trascorsi (e di molto) i 45 giorni successivi all’insediamento della nuova amministrazione (Ricevuto) collegati alla proroga di fatto.
Lo stesso Mazzù si era -difeso- facendo riferimento art.25 dello statuto dell’Ente, che al comma 4 indica la scadenza del mandato concomitante con quello del Presidente della Provincia, sottolineando però la sussistenza dell’esercizio delle funzioni -fino all’insediamento del successore-. Cioè quindi al di là dei 45 giorni successivi all’insediamento della nuova amministrazione (Ricevuto), collegabili alla proroga di fatto.
Qui sta il nodo. Se infatti tale tesi non reggesse, allo stesso difensore sarebbero state destinate -indebitamente- risorse, cioè quelle inserite nel consuntivo e considerate per il lasso di tempo successivo all’ufficiale scadenza del mandato. In tal senso qualche giorno fa il consigliere provinciale del Pd, Pippo Rao, ha inviato al collegio dei revisori formale richiesta di chiarimenti, sottolineando la mancanza dell’Amministrazione eventualmente rintracciabile anche nel mancato avvio delle procedure per il rinnovo dell’organo.
E tornando alla cancellazione della figura, ricordiamo inoltre che per la modifica dello statuto, passaggio che di fatto sancirebbe l’effettiva eliminazione dell’organo, è necessario passare dal consiglio provinciale attraverso una particolare procedura di deliberazione (negli articoli in basso tutti i dettagli sull’ambiguità della decisione).
Un’altra delle questioni oggetto di intervento è la disciplina degli affidamenti per incarichi di consulenza esterna, concretizzatasi attraverso l’apposito regolamento contenuto nella delibera di giunta n.131 del 27 aprile 2010. Esclusi dalla disciplina dello stesso regolamento le progettazioni e le attività ad esse connesse relative a lavori pubblici, le prestazioni di servizi obbligatori per legge in mancanza di uffici a ciò deputati, gli incarichi di esperto del presidente della Provincia e la rappresentanza in giudizio in mancanza di ufficio legale interno. Inserito invece all’art.7 il Collegio di Difesa. -Il presidente della Provincia regionale di Messina – si legge – nomina un Collegio di difesa nel numero di 7 professionisti giurisperiti per acquisire pareri e consulenze su materie di particolare importanza e delicatezza-. Al comma 4 si chiarisce che -il mandato di componente del collegio è conferito con Determinazione presidenziale e può essere revocato in qualsiasi momento ad insidacabile giudizio dello stesso Presidente della Provincia-, mentre al 7 si stabilisce che -i pareri saranno richiesti al Collegio di difesa dal presidente a cui dovranno essere inoltrate le relative richieste da parte di assessori e dirigenti che intendano ottenere consulenza su determinate pratiche importanti e delicate sulle quali gli assessori e i dirigenti richiedenti dovranno, comunque, esprimere il loro orientamento-.
I dubbi restano sull’assegnazione degli incarichi legali, 198 nel 2009, professionisti che sono andati ad aggiungersi ai componenti del collegio, che di fatto attestano come un organo così concepito è come se non esistesse. Nel PEG 2009 la somma prevista per spese per liti, arbitrati, risarcimenti, rivalutazioni interessi legali,spese di cause nonché rimborsi spese legali amministratori e dipendenti (euro 1.150.000,00 Av.Amm.ne) è stata di 1.430.000 euro, mentre nel PEG 2008 era di 300.000 euro. «L’assegnazione – ha sottolineato sempre il consigliere Rao – è tra l’altro avvenuta con procedura già oggetto di contestazione, tramite procura del Presidente della Provincia dopo autorizzazione a resistere in giudizio da parte della Giunta senza l’indicazione del professionista, e non con procedimento amministrativo il cui esito deve essere affidato alla Giunta che è l’organo titolato ad affidare gli incarichi, così come previsto dallo Statuto dell’Ente, e non il Presidente della Provincia».
Ma sul regolamento persisterebbe qualche altro dubbio. «Ritengo possano esserci delle differenze sostanziali tra i criteri generali per l’affidamento definiti nella deliberazione del consiglio provinciale n.123 dell’8 ottobre 2009 e la delibera esecutiva della giunta che doveva grosso modo ricalcare la base formata dall’aula», ha aggiunto Rao.
