Salahddine Amine: dal Marocco al Comune di Messina

Salahddine Amine: dal Marocco al Comune di Messina

Redazione

Salahddine Amine: dal Marocco al Comune di Messina

venerdì 13 Giugno 2008 - 14:46

«Una città perfetta per gli immigrati», l'unico immigrato candidato alle amministrative descrive una Messina che non conosce razzismo

Ormai si sente italiano a tutti gli effetti. Salahddine Amine, candidato alle comunali nella lista -ABC- è nato in Marocco, ma da vent’anni vive e lavora in Italia. «Mi sono integrato completamente – ha raccontato -, faccio l’antiquario e il restauratore, mia moglie è messinese e abbiamo due figli.» Rispetto all’irrigidimento del Governo nazionale sulla condizione degli immigrati ha ricordato che «gli immigrati ci sono in tutto il mondo, e allo stesso modo i buoni e i cattivi ci sono dappertutto; allora perché accanirsi contro gli stranieri? In momenti di crisi si dà sempre la colpa a loro, sono un facile capro espiatorio. Non dimentichiamo che il 90% di essi lavora in regola e paga i contributi. Grazie ai quali l’Italia riesce a pagare pensioni e assistenza. Non dimentichiamo neanche che è stato sempre un governo di destra che ha fatto la maxisanatoria sugli ingressi qualche anno fa, tra l’altro a pagamento, perché chiedeva in cambio l’anticipo dei contributi di 3 o 4 mesi».

Su Messina solo elogi: «A Messina la situazione degli immigrati è perfetta, i messinesi non hanno mai fatto sentire gli immigrati degli estranei. Io ho provato a stabilirmi in altre città e non ne ho trovato di uguali, tanto che sono sempre tornato indietro. Parlo anche in qualità di rappresentante della comunità marocchina e viceimam della moschea di Messina (in realtà non è proprio una moschea, ma è uno scantinato in affitto, sul Torrente Trapani, che noi usiamo per i culti). Gli islamici sono molto numerosi in città, solo i marocchini sono 35000, poi ci sono algerini, tunisini, e anche italiani. Godono di rispetto da parte di tutti, anche nei momenti più difficili, in cui in altre parti d’Italia, o del mondo, si creano degli attriti».

Sul perché della sua candidatura ha spiegato: «vorrei essere il portavoce non solo degli immigrati, ma anche dei lavoratori e dei più deboli. Io faccio parte di questi gruppi sociali e li capisco. Inoltre vorrei avere l’occasione di dire che sono fiero di appartenere a questa città e vorrei lavorare per renderla la migliore in Italia e, perché no, in Europa. Partendo dalla valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente, che sono i suoi punti di forza. Riguardo agli immigrati, attualmente lamentano la carenza di posti di incontro e di socializzazione, e anche di luoghi di culto adeguati. Anche se, dal punto di vista dell’ospitalità, della scuola e del lavoro, la situazione va bene. Ricordiamoci che la maggior parte degli stranieri che vivono qui sono giovani, stanno dando la migliore parte della loro vita a Messina, e pensano di rimanerci per tutta la vita. Bisogna quindi aiutarli ad esprimere le loro potenzialità, per il bene loro, ma anche di tutta la comunità».

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