Paradossale vicenda a fondo De Pasquale. L’Iacp: a demolirla le ruspe del Comune. Isgrò: sì, ma l’errore è dell’Iacp. I consiglieri comunali Calabrò, Pergolizzi e Guerrera: «Cosa pensa di fare il sindaco?»
La furia demolitrice delle ruspe di Palazzo Zanca stavolta ha sbagliato obiettivo. E di brutto. Un grossolano errore che costerà caro alle asfittiche casse comunali. Il 7 giugno scorso, infatti, l’avv. Caterina Bonfiglio ha preso carta e penna e ha inviato una nota al sindaco Buzzanca ed al commissario ad acta dell’Iacp Ricciardello, per conto del suo assistito, il signor Santo Irrera. Ed ha raccontato la vicenda paradossale: ha richiesto, infatti, il risarcimento dei danni subiti dal proprio assistito a seguito dell’erronea demolizione dell’immobile sito in Messina, via Monte Scuderi 56, Fondo De Pasquale–Villa Lina, di proprietà dello stesso. Come, come, come? Erronea demolizione? Com’è possibile? E’ possibile. A Fondo De Pasquale, è noto, è in corso lo sbaraccamento dell’area da risanare. Ma oltre alle baracche da buttare giù, è stata “colpita” anche la casa del povero signor Irrera. Il tutto è avvenuto a maggio, quando le ruspe del Comune hanno raso al suolo l’immobile privato ricadente su suolo altrettanto privato, senza che sia mai stato avviato alcun procedimento espropriativo.
Eppure nel febbraio 2009 il signor Irrera aveva messo sull’avviso sia l’Iacp che il Comune, chiedendo lumi in merito agli interventi di risanamento in corso nella zona di Fondo De Pasquale e avvertendo: occhio, che quella è la mia casa, non una baracca. Ed in effetti a marzo l’Iacp rispondeva, rassicurando il buon Irrera scrivendo che la casetta in esame non era oggetto di alcun provvedimento ablativo, né sarebbe stata interessata dallo sbaraccamento, ricadendo all’esterno dell’area di realizzazione di 60 alloggi popolari. Con la stessa nota, inoltre, l’Istituto rassicurava il legale di Irrera sull’interessamento della sezione Patrimonio Immobiliare della Polizia Municipale atto a meglio garantire i diritti dei privati.
Ma evidentemente tutto questo non è bastato. Così, a danno fatto, è entrato in azione il solito scaricabarile. A denunciare il tutto e chiedere al sindaco di fare chiarezza sono oggi tre consiglieri comunali, Felice Calabrò del Pd, Nello Pergolizzi di Fli e Domenico Guerrera dell’Udc: «Dall’esame della documentazione – affermano – appare verosimile ritenere che l’erronea demolizione sia da imputare al comune di Messina, essendosi la ditta incaricata dall’Iacp limitata, come doveva essere, a demolire solo ed esclusivamente le baracche e le casette ricadenti all’interno della zona interessata alla realizzazione dei 60 alloggi. Successivamente (lo scorso maggio), invece, sembrerebbero essere entrate in funzione le ruspe cittadine al fine di completare l’opera di bonifica, che, seppur meritevole, avrebbe dovuto essere preceduta dal rispetto della normativa vigente in materia». L’Iacp, infatti, prende le distanze affermando di non aver potuto demolire la casa essendo fuori dall’area di sua pertinenza. E il Comune, con l’assessore Pippo Isgrò, ribatte che sono stati buttati giù solo gli immobili indicati dall’Iacp.
«Attesa la gravità ed assurdità della vicenda che ci occupa – scrivono Calabrò, Pergolizzi e Guerrera – in cui davvero la realtà ha superato la fantasia, e dove l’azione amministrativa è palesemente caratterizzata da superficialità ed approssimazione, chiediamo di conoscere l’autore o gli autori del grossolano errore e quali sono le intenzioni dell’amministrazione in ordine al danno procurato al povero malcapitato e, per converso, al futuro danno erariale procurato all’Ente». Secondo i tre sarebbe «utile perfezionare le procedure che hanno sino ad oggi retto le operazioni di bonifica, onde evitare il ripetersi di tali fenomeni che potrebbero seriamente compromettere l’iter avviato».
