Spionaggio a Palazzo Zanca, Sinatra: «Non mollo, sono più carico di prima»

Spionaggio a Palazzo Zanca, Sinatra: «Non mollo, sono più carico di prima»

Redazione

Spionaggio a Palazzo Zanca, Sinatra: «Non mollo, sono più carico di prima»

sabato 22 Marzo 2008 - 10:43

La stanza del commissario -invasa- da microspie, cimici e sistemi di intercettazioni. Ma Sinatra non si scompone, e sulle partecipate ribadisce: «Non sono uno che si arrende»

Stavolta Gaspare Sinatra non lo incontriamo nel chiuso della sua stanza, avvolti dal fumo del suo irrinunciabile sigaro e seduti comodamente su una poltrona. Lo troviamo nell’androne di Palazzo Zanca, paradossalmente sarebbe il caso di dire -lontano da occhi indiscreti-, con un abbigliamento tipico da sabato mattina ma lontano dal solito standard giacca e cravatta: un golfino rosa acceso, che la dice tutta sullo stato d’animo del commissario. Sinatra non appare per nulla turbato dalla Spy-story che lo sta coinvolgendo in prima persona, anzi, è sereno e non perde quell’ironia che lo contraddistingue, tanto che vedendo chi scrive esclama: «Non ho nulla da aggiungere, si guardi le registrazioni!».

Commissario, ci racconta come avete scoperto queste microspie?

«Assolutamente per caso. E’ caduto un quadro, e un collaboratore ha trovato vicino al termosifone un piccolo apparecchio, a prima vista un aggeggio di plastica che poi è risultato essere una telecamera. A quel punto abbiamo avvisato le autorità e nel pomeriggio ci siamo fatti furbi e abbiamo chiesto ai carabinieri di controllare tutta la stanza».

E cosa è venuto fuori?

«La stanza era piena di cimici e microspie, ero circondato, ce ne erano ovunque. Nelle pareti, dietro i mobili, dietro la mia scrivania, a quanto pare persino nel televisore».

Pare che siano attrezzature sofisticate, in grado di percepire ogni minimo rumore, e che trasmettano in un raggio d’azione comunque limitato alle vicinanze di Palazzo Zanca, anche se poi potrebbero -rimbalzare- il segnale altrove.

Sinatra sorride. «Mi ritengo un buon conoscitore di cose amministrative, non sono un tecnico. Però mi hanno detto che sistemi del genere di solito si usano per latitanti e boss mafiosi».

A Messina non si era mai vista una cosa del genere.

«No, ma so che quando era sindaco Providenti fece fare una bonifica e un controllo a tappeto della sua stanza. Lui era un magistrato».

La Procura adesso ha aperto un’inchiesta.

«Era doveroso, così come l’hanno aperta contro di me per la storia delle nomine. Stavolta è contro ignoti, mi auguro si faccia chiarezza e che anche qui uno più uno faccia due».

Si è dato qualche spiegazione?

«Guardi, o mi ritengono in potere di manovrare migliaia di miliardi e di cambiare le sorti della città, oppure qualcuno ha detto -spiamo quello stupido di Sinatra-».

Qual è il suo stato d’animo?

«Io me ne frego. Non mollo, anche se ho capito ormai in che clima sono costretto a lavorare. In quarantadue anni di servizio non ho mai rubato nulla, ho la coscienza a posto e sono sereno proprio per questo. Checché se ne dica, non ho legami politici e non ho nulla da nascondere».

Sarà condizionato nel suo operato, d’ora in avanti, dopo questo episodio?

«Assolutamente no, anzi, sono più carico di prima. Sto sempre sulla difensiva, questo lo avete capito».

Andrà avanti anche sulle partecipate? Come mai è tornato sui suoi passi con Messinambiente e Ato3?

«C’è stata una sospensiva del Tar, e io le decisioni della magistratura le rispetto. Ma non sono uno che si arrende facilmente, e il nostro avvocato su questa vicenda ha fatto un intervento magistrale».

E la decisione di annullare il regolamento sui criteri di nomina dei rappresentanti del Comune negli enti collegati?

«Primo, i regolamenti non li fanno i sindaci, ma i Consigli comunali, e questo non fu approvato dal Consiglio. Secondo, si trattava di un’autentica presa in giro. Faccio un esempio: dovevo nominare un capo di gabinetto e avevo una persona, magari poco esperta, della quale però avevo la massima fiducia. Poi mi arrivavano decine di curriculum, tra cui quello di uno dei migliori in Italia per quel ruolo. Cosa facevo, nominavo quest’ultimo o la persona di cui avevo massima fiducia? Nominavo il secondo, e nessuno mi diceva niente. Quindi ditemi che senso aveva questo regolamento».

Appunto, nessuno. Come nessun senso ha questa brutta vicenda che vede al centro di tutto la stanza del primo cittadino di questa città. Un fatto di estrema gravità, sul quale bisognerà far chiarezza, per accertare se le intercettazioni fossero -ufficiali- o -abusive-, e dunque amatoriali, il che renderebbe tutto ancora più grave. Ma Sinatra non si scompone, si avvia verso l’auto blu di rappresentanza col sorriso intatto, il sigaro agli sgoccioli e augurandoci «Buona Pasqua».

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007