Politiche 2022, a Reggio "tutto in 24 ore": Paragone, Lupi, Letta-Bersani-Speranza

Politiche 2022, a Reggio “tutto in 24 ore”: Paragone, Lupi, Letta-Bersani-Speranza

mario meliado

Politiche 2022, a Reggio “tutto in 24 ore”: Paragone, Lupi, Letta-Bersani-Speranza

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domenica 18 Settembre 2022 - 07:42

Tre eventi pieni zeppi di leader politici in città, in vista della tornata elettorale di domenica prossima

REGGIO CALABRIA – Tre eventi pieni zeppi di leader politici in vista della tornata elettorale di domenica prossima, 25 settembre, tutti concentrati ieri – sabato 17 – nell’arco delle 24 ore.
Hanno riguardato il primo, ItalExit; il secondo, Noi moderati; il terzo, l’asse Pd-Articolo Uno.

Paragone (ItalExit): noi, ‘no euro’ e contro l’obbligo vaccinale

«Non diciamo ‘no’ a tutto – spiega al lido ‘Bambù’, location sul lungomare Falcomatà davvero strapiena di simpatizzanti ed elettori, il fondatore e leader di ItalExit Gianluigi Paragone –: diciamo ‘no’ all’impostazione di Palazzo Chigi che, guarda caso, sta danneggiando cittadini e imprese. Il mio ‘no’ fa presto a trasformarsi in ‘sì’, eh: fai uno scostamento di bilancio da 35 miliardi, e poi ne riparliamo; vai a dire a Eni che 7 miliardi d’extraprofitto li mette a disposizione di famiglie e piccole imprese, e poi ne riparliamo; andiamo a togliere le sanzioni alla Russia, e poi ne riparliamo…».

Gianluigi Paragone (ItalExit) RC
Gianluigi Paragone, fondatore e leader nazionale di ItalExit

Sì, perché Paragone – lo chiarisce sia ai cronisti sia, con veemenza, alla sua platea pochi minuti dopo – è convinto che presto ci sarà da scegliere se ricercare la pace fiancheggiando l’Ucraina o ricercare il modo per riscaldarci d’inverno eliminando le sanzioni contro l’invasore russo. E che, arrivati a quel punto, non ci sarà storia e gli italiani chiederanno in massa di non morire dal freddo…

«Lo scostamento più grave è quello di questi signori rispetto al Paese reale – afferma l’ex direttore de La Padania –. Noi impropriamente parliamo oggi di ‘caro-bollette’: le bollette erano care ‘prima’, ora sono im-pro-po-ni-bi-li, nel senso che non ce la si fa più a pagarle. Sono importi proibitivi, qui salta tutto!».

Attacco frontale al decreto Aiuti-ter

Immediato e ‘telefonato’, dunque, l’affondo contro il decreto Aiuti-ter appena varato. «Doveva essere una misura ‘dedicata’, solo per fronteggiare gli enormi rincari. Non puoi metterci dentro le pensioni, il Superbonus e pure 700 milioni di euro per l’Ucraina… così, alla fine non risolvi nessun problema. Il che è tipico di questi governi: danno un po’ di ‘mancette’ a destra e a manca, fanno un po’ di burocrazia e di Click Day… Invece l’Inghilterra, per fare un esempio, ha messo sul piatto 150 miliardi in due anni: e lì c’è, semplicemente, accreditamento diretto sul conto corrente dei destinatari, stop».

«Il rigassificatore di Gioia? No, gli Usa vogliono solo venderci il loro gas liquido »

Relativamente ‘a sorpresa’, ItalExit è contro l’attivazione dei rigassificatori come a Gioia Tauro. La ragione di fondo per Paragone, però, non ha matrice ecologista ma va ricondotta all’americanesimo spinto del governo Draghi e, in genere, di quelli europei che stanno optando per massimizzare la produzione di gas, ora che la Russia ha ‘chiuso i rubinetti’. «Ma per far funzionare i rigassificatori serve il gas liquido, e il maggior produttore di gas liquido sono, guarda caso, proprio gli Stati Uniti… Quindi i relativi hub di trasformazione sono ‘imposti’, non nascono da un confronto con la comunità locale».

Pronti a fare i watchdog, «chiunque vinca: sono tutti uguali…»

Di certo, Paragone & C. non vogliono ‘vendere merce avariata’ ai propri supporter: a chi guarda con favore a quello che viene considerato un soggetto politico ‘no euro’ e ‘no vax’ contemporaneamente, dicono invece che, se anche supereranno la soglia di sbarramento del 3% come sperano, entrando quindi in Parlamento, non stringeranno alleanze con le forze governative. Chiunque vinca le elezioni.

«Faremo i ‘cani da guardia’… Loro – così il giornalista e parlamentare – faranno la quarta dose obbligatoria, Green Pass obbligatorio, il lockdown energetico: cambiano gli interlocutori, ma è sempre la stessa politica che va avanti, Meloni, Letta, Conte o Salvini son tutti uguali. Noi ‘no euro’ e ‘no vax’? Mah, a me di tutte ‘ste etichette importa poco… – abbozza –, certo siamo assolutamente contrari all’obbligo vaccinale. Se vogliono introdurre il vaccino, lascino la libertà di scelta e ognuno si assuma la responsabilità di un gesto che liberamente vuol andare a fare. Ma se m’imponi l’obbligo di vaccinarmi per poter andare a lavorare, questa cosa qui si chiama discriminazione: restiamo in attesa della sentenza della Corte costituzionale».

Ai calabresi: “Per dimostrare d’averne le scatole piene, votate!”

E ai calabresi, cosa vuol dire ItalExit? «Che non devono arrendersi alla tentazione del non-voto, sul quale il ‘Palazzo’ invece sta scommettendo – è la riflessione di Gianluigi Paragone –. Quindi, chiariamolo: chi non va alle urne sta facendo il gioco di Palazzo Chigi, dell’Ue, dei mercati internazionali che stanno ‘scommettendo’ sul 40% d’astensionismo.

Se invece quel 40% ‘si scongela’, signori, gli ‘mandiamo in palla’ il sistema, gli facciamo uno scherzo che la metà basta, per compiere una rivoluzione democratica… Ecco perché invito i calabresi ad andarci, alle urne, e a votare ItalExit. Se quel 40% si scongela, ve lo dico, questo Paese darà una chiara dimostrazione d’averne le scatole piene».

Ma solo venerdì scorso a Reggio l’ex premier Giuseppe Conte ha strenuamente difeso il Reddito di cittadinanza, misura assolutamente ‘identitaria’ del Movimento Cinquestelle, che proprio in Calabria trova un altissimo numero di percettori. Cosa pensa Paragone di questa misura? «Mah, dico solo che Conte sta girando l’Italia spacciandosi per ‘uomo nuovo’: ma lui non è affatto il nuovo… È lui l’uomo dei Dpcm e del lockdown, è lui che s’è inventato Speranza ministro… ma poi: lui è ancora nel governo Draghi, vi risulta che abbia ritirato i ministri? No!, Il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli è un suo uomo, quindi tutto quello che passa in Consiglio dei ministri loro lo votano… È un po’ come il wrestling: col governo c’è una lotta simulata, ma in realtà sono tutti d’accordo».

Maurizio Lupi traina Noi moderati. A Reggio via al tour calabrese

da sx: il leader di Noi moderati Maurizio Lupi e il capolista alla Camera Nino Foti

Per la prima tappa di una pienissima ‘due giorni’ calabrese, sceglie l’atmosfera ovattata dell’È Hotel di Reggio Calabria Maurizio Lupi, leader ipercentrista (di Noi con l’Italia, e) di Noi moderati, per la presentazione dei candidati.

In particolare dei candidati per la Camera dei deputati, in testa il capolista al proporzionale appunto per Montecitorio: l’ex deputato reggino Nino Foti.

Numerosi i ‘grandi elettori’ in sala, dall’ex consigliere regionale Candeloro Imbalzano al capogruppo in carica dell’Udc a Palazzo San Giorgio Mario Cardia, dall’ex sindaco di Siderno Riccardo Ritorto all’ex assessore provinciale Gaetano Rao – erano i tempi della presidenza di Peppe Raffa –, da un leader del mondo agricolo come Lillo Vazzana all’ex consigliere comunale reggino Pino D’Ascoli a tanti sostenitori ‘di una vita’.

La candidata alla Camera Serena Anghelone

Brevi gli interventi degli altri candidati, con ovvia menzione speciale per Serena Anghelone, medico sì, ma soprattutto esponente politica di razza ‘doc’: in sala, a supportarla, papà Paolo (consigliere e assessore comunale ai tempi di Peppe Scopelliti) e il fratello ed ex vicesindaco Saverio (in atto consigliere comunale, però sospeso ai sensi della ‘Severino’ per via della ‘sentenza Miramare’). Questo anche perché l’aereo di Maurizio Lupi arriva con un certo ritardo, e già si sa che bisognerà impiegare tempi ‘europei’ per evitare di sovrapporsi all’altro atteso appuntamento politico di giornata in vista del voto del 25 settembre, quello di Pd e Articolo 1 in piazza Duomo.

Foti ‘spinge’ per il Ponte sùbito e un Aeroporto davvero operativo

Precedendo l’intervento-clou dell’ex ministro a Trasporti e Infrastrutture, Foti in un articolato speech fa il punto soprattutto sul quadro infrastrutturale, evidenziando l’assoluta necessità d’andare a costruire il Ponte sullo Stretto, adeguare i nostri asset viari, mettere in campo un Polo logistico pluriregionale fondato sull’intermodalità che abbia il suo perno nel porto di Gioia Tauro.

Ma, spiega con fermezza, è una priorità assoluta far funzionare ‘davvero’ l’Aeroporto dello Stretto. E sulla causa volativa reggina – e messinese – Nino Foti si dice prontissimo a spendersi fino in fondo: anche perché «essere moderati non significa che poi non c’incavoliamo se le cose non vanno bene…».

Lupi: siamo noi la novità di queste Politiche

«Noi moderati è la novità assoluta di queste Politiche – gli fa eco il leader del rassemblement centrista del centrodestra –, e mira a far pesare maggiormente i Valori nei quali da sempre crediamo: la famiglia, la Scuole, le libertà… Non con lo sguardo verso un passato pur glorioso, storico, ma per dare al moderatismo uno sguardo al futuro politico del Paese. E per far valere questi Valori col metodo che ci contraddistingue: serietà, concretezza, responsabilità».

La totale revisione dello strumento del Reddito di cittadinanza è uno dei ‘cavalli di battaglia’ lupiani in questa campagna elettorale. «La dignità è il lavoro!, non l’elemosina di un’assistenza – scandisce netto Maurizio Lupi –, e lo è anche al Sud, non solo al Nord… basta coi luoghi comuni secondo i quali un lavoratore meridionale vuole il Reddito di cittadinanza e uno settentrionale vuol lavorare. Al Nord come al Sud tutti ricercano la dignità di un lavoro e di un reddito che sia dignitoso e giusto. Ed è per questo che il Rdc va cambiato in profondità: perché, per chi può lavorare, introduce un elemento distorsivo, l’assistenza dello Stato. Ecco che la nostra idea è che gran parte delle risorse su cui oggi si fonda il Reddito di cittadinanza deve andare alle imprese, affinché possano assumere. Per chi non ce la fa, per chi non può lavorare da sempre c’è bisogno dell’aiuto dello Stato, della comunità. D’altra parte – aggiunge l’ex ministro – si vede, se una legge ha funzionato o no… mi sembra che la povertà non sia stata purtroppo sconfitta, se non da un balcone in cui qualcuno ha festeggiato per il varo di una legge che ora, dunque, bisogna avere il coraggio di cambiare».

Atlantismo. Contro il caroenergia, i rigassificatori: anche a Gioia

In questo quadro, due asset paiono ineliminabili per mettere a posto le ‘cose di casa nostra’ nel disegno di Nm: da un lato l’atlantismo in un contesto fortemente Ue-based – assai diversamente da ciò che vorrebbe l’aspirante premier dello schieramento Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia –, dall’altro il “sì” convinto al modernismo infrastrutturale, che si tratti del Ponte sullo Stretto («Non è una chimera: sono dimensioni diverse, ma Giovanni Toti l’ha dimostrato, ricostruendo il ponte Morandi in 18 mesi») o dell’approccio alla crisi energetica.

Rispetto alla quale, a Piombino come a Gioia Tauro, secondo Lupi & C. avviare d’urgenza i rigassificatori è certamente parte della soluzione: «In materia di fonti d’energia, abbiamo visto quanto male ci abbia fatto l’ideologia… Avessimo fatto i termovalorizzatori e i rigassificatori non saremmo a questo punto. Cosa dico a chi protesta contro il rigassificatore a Gioia? Dico: basta con la logica dei ‘no’. Bisogna spiegare la logica per cui i rigassificatori si possono e si debbono fare, e non rovinano certo l’ambiente».

«Ho ancora nella mente le parole di chi diceva che la Tap (ossia il gasdotto trans-adriatico, ndr), quel ‘tubo’ che ci permette di prendere il gas dall’Azerbaigian, una volta raffreddato avrebbe raffreddato tutto il mare facendo morire tutta la fauna ittica. A me invece sembra che la Tap funzioni e che i pesci non siano morti congelati… Basta, basta con l’ideologia – ribadisce Lupi –, certo bisogna spiegare quello che si fa e perché lo si fa; e la logica dev’essere, anzi, quella di generare forti ricadute benefiche per il territorio. Se si distribuiscono le risorse naturali di un territorio mettendole a disposizione dell’intero Paese, la priorità è poi garantire importanti vantaggi per quel territorio che le condivide con gli altri: in Basilicata, per esempio, abbiamo fatto così».

Pd & Articolo Uno, piazza Duomo straripante

Piazza Duomo straripante di dirigenti, fedelissimi e simpatizzanti del Partito democratico e di Articolo Uno, per un appuntamento ‘imperdibile’ della campagna elettorale in Calabria: l’arringa simultanea dell’ex premier Enrico Letta (segretario nazionale del Pd), del ministro della Salute uscente Roberto Speranza (segretario nazionale di Articolo Uno) e di Pierluigi Bersani (big di Articolo Uno, già segretario nazionale dèm e anche presidente del Consiglio con mandato ‘esplorativo’ che però fu costretto a rinunciare dalla legge dei numeri).

In piazza davvero una torma d’esponenti politici – com’è normale per accogliere un simile ‘trittico’ –, dai segretari metropolitano e cittadino Antonio Morabito e Valeria Bonforte a Giuseppe Falcomatà in attesa di tornare ‘operativo’ come sindaco, dalla già candidata Presidente per il centrosinistra Amalia Bruni all’ex segretario dèm Mommo De Maria, dall’ex candidato sindaco reggino Massimo Canale al consigliere regionale Raffaele Mammoliti, dal sindaco di Roccaforte del Greco Mimmo Penna al big piddino ‘sempreverde’ Nicola Adamo, peraltro marito della ricandidata Enza Bruno Bossio, dall’ex sindaco di Cinquefrondi Michele Galimi a chi a Palazzo Campanella potrebbe presto entrarci ‘di sponda’ se Nicola Irto diventerà senatore, cioè Giovanni Muraca, oggetto d’interdizione temporanea dai pubblici uffici a sua volta e molti altri.

Ma sono anche numerosi i candidati a Camera e Senato effettivamente presenti al cospetto della Cattedrale. Presenze anche emblematiche e carismatiche – l’ex sindaco ‘coraggio’ di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole; Nico Stumpo, a sua volta del Crotonese ma big che Articolo Uno candida, nella lista congiunta col Pd, quale capolista nel proporzionale per Montecitorio; la Bruno Bossio appunto che è l’unica eletta nel 2018 ricandidata dai dèmocrat.
Se è per questo anche la sottosegretaria uscente al Sud Dalila Nesci, che è di Impegno civico (Luigi Di Maio) ma candidata di coalizione all’uninominale. E, non ultimo, il segretario calabrese del partito Nicola Irto, consigliere regionale in carica e capolista piddino per il Senato in quota proporzionale. Che esalta una lista di soli candidati calabresi, «che mette assieme esperienza, innovazione, buona amministrazione, passione, militanza…».

Speranza: irricevibile l’autonomia differenziata cara alla Lega

Il ministro Speranza invita a riflettere, anche già solo a scegliere con cura gli interlocutori da ‘sensibilizzare’ al voto. «Ne incontriamo a bizzeffe ogni giorno: sono quelli che sostengono che non cambierà niente nella loro vita, chiunque vinca il 25 settembre. Proprio a loro dobbiamo rivolgerci, se vogliamo sovvertire i pronostici: e sono tantissimi, la partita è ancora aperta».

Il leader di Articolo Uno e ministro della Salute Roberto Speranza

Mentre sul ledwall si succedono gli slogan programmatici di partito, il leader di Articolo Uno evidenzia: «Gli argomenti da usare per invitare a votarci? Basti pensare, nel Sud in particolare, all’annuncio che alla prima seduta del Consiglio dei ministri il centrodestra è intenzionato a sancire l’autonomia differenziata delle Regioni. Ma quello leghista è un disegno irricevibile, che spaccherebbe il nostro Paese: e noi dobbiamo spiegare in ogni angolo del nostro Mezzogiorno che, se passasse, il gettito delle tasse pagate resterebbe lì dove le tasse si pagano, cioè le risorse a disposizione delle aree più ricche sarebbero enormemente di più di quelle oggi disponibili per le aree più povere. Portando a non avere la stessa scuola pubblica o la stessa Sanità pubblica. E noi – rincara la dose Roberto Speranza – in questi giorni dobbiamo dire con chiarezza chi siamo noi: noi siamo quelli che difendono beni pubblici fondamentali che non possono soggiacere alle logiche del profitto».

Bersani emoziona con un grande discorso e la sua ironia

«Si fa quel che si può e succede quel che deve…». Potrebbe essere questa la summa di un discorso onesto e vibrante, con cui un lucidissimo Pierluigi Bersani scuote d’emozione la piazza; un discorso da leader, nel contesto di «una campagna elettorale da non-candidato che tu stai facendo come se fossi candidato, dando un esempio straordinario a tutti noi», lo ‘carica’ Speranza.

Il dirigente di Articolo Uno Pierluigi Bersani

La verità è che ancor prima che l’ex segretario nazionale del Pd apra bocca, la gente di Reggio Calabria lo sommerge d’affetto, interrompendolo più volte con applausi incontenibili, riconoscendosi forse nella sua storia personale, umana prim’ancora che nel suo essere probabilmente l’ultimo grande leader di una Sinistra che forse non c’è più o forse non può più esserci.
Di certo, l’intervento di Bersani è pieno di contenuti e al contempo accende la ‘scintilla’.

Prima questione-chiave, l’esponente di Articolo Uno “ci crede”, perché il centrodestra è partito in vantaggio anche perché i partiti che ne fanno parte in poco tempo «si sono ammucchiati: non uniti, ma ammucchiati», scandisce, mentre il centrosinistra ‘plurale’ ha dato a suo avviso una risposta ‘politica’, e quest’unione «è una speranza per il futuro», azzarda in chiave simil-Ulivo, in una serata che vedrà Enrico Letta omaggiare esplicitamente Romano Prodi.
E poi, Bersani ritiene che un’ondata vera di Destra in Italia non ci sia.

«Il Sud deve difendersi»

Ma soprattutto, piazza Duomo diventa una bolgia quando l’ex ministro tocca un tasto evidentemente molto a cuore al ‘popolo della Sinistra’: «Io sono venuto qui perché il Sud deve difendersi!, anche perché se il Sud si difende, difende l’Italia». Peraltro, avrà poi a spiegare Bersani, un’eccessiva disuguaglianza impedisce anche il benessere di chi ‘sta meglio’, «è un concetto d’economia, al di là della politica».

Pochi istanti, e il ‘miracolo’ – in una campagna elettorale alquanto scialba per ogni soggetto politico, dai rarissimi entusiasmi, tantomeno di piazza – si ripete. Tema, l’autonomia differenziata: «“Loro” dicono che ci guadagnan tutti: ci guadagna il Nord, ci guadagna il Sud, ci guadagna l’Ovest, ci guadagna l’Est… Dalle mie parti, sapete questo come si dice? Un maiale ‘tutto di prosciutti’», ironizza, prendendosi definitivamente il cuore dei militanti.

Letta: «Ultima settimana, è l’ora della rimonta»

Enrico Letta mette in risalto l’esigenza di risolvere in modo netto, molto al di là dell’Aiuti-ter, la questione del caro-bollette, «riportandole ai livelli precedenti a questi rincari. Siamo pronti a sostenere il Governo, al quale abbiamo chiesto di farlo, e siamo certi che il 30 settembre il Consiglio europeo andrà in questa direzione».

L’intervento del segretario nazionale del Pd Enrico Letta

Questo riguarda le tasche degli italiani. E quanto alla salute del centrosinistra? Letta ne è certo, «la settimana ventura sarà quella in cui completeremo la rimonta. Una rimonta che parte dal Sud: ecco perché questa settimana sono stato in Basilicata e in Calabria e la prossima sarò in Campania, in Sicilia e nel resto del Mezzogiorno. Rimonteremo il centrodestra, perché il centrodestra non è credibile nell’occuparsi di Sud e perché noi vogliamo difendere il Mezzogiorno e il 40% di premialità del Pnrr che Giorgia Meloni e Giulio Tremonti che sta ‘dietro’ di lei vorrebbero erodere».

D’accordo, ma qual è lo stato di salute del Partito democratico calabrese secondo quello che dovrebbe essere il ‘primario’, fra i medici accorsi al suo capezzale in una delle fasi più difficili della sua storia?

«Il Pd in Calabria è in buona salute – dice Enrico Letta a Tempostretto –, non è più commissariato e ha anche un set di candidati esclusivamente calabresi: mi sembrano degli ottimi segnali. Che succede dal 25 settembre in poi, dice? Avanti così. A vincere», sorride sornione il segretario nazionale dèm.

Non manca un accenno pregnante al Welfare («il Reddito di cittadinanza va confermato, riformato quanto all’avviamento al lavoro e, nella prossima legislatura, affiancato dal salario minimo») e allo speech di Mario Draghi: «Io credo che Draghi abbia detto ciò che molti italiani pensano: chi s’è assunto la responsabilità di far cadere il Governo ha operato contro l’Italia».

Sul palco, Enrico Letta si occupa invece di mille temi diversi. La conclusione, però, è sull’ala di quello Scegli che –bisillabo secco, come il meloniano Pronti o il salviniano Credo – ha attirato molte ironie, ma anche grande attenzione verso le proposte del Pd. «Non c’è niente di più emozionante che essere il segretario del più grande partito ‘di popolo’ del nostro Paese»: Letta chiude così, fidando nel ‘porta a porta’ fino all’ultima ora dell’ultimo giorno utile.

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