Daniele Ialacqua è uno dei 104 ricorrenti e commenta così la sentenza del Tribunale di Roma
MESSINA – “Ponte sullo Stretto. Sono uno dei 104 firmatari dell’azione inibitoria presentata al Tribunale del lavoro di Roma con cui si chiedeva di sospendere l’iter del progetto. E si poneva la questione di costituzionalità. Leggo che c’è chi manifesta la propria soddisfazione per la sentenza, come i difensori dei 139 sì ponte. Ma il loro intervento non è stato dichiarato inammissibile? O come il ministro Salvini e il senatore Germanà che leggono la sentenza come un sì al ponte. Ma l’hanno letta?”. L’ex assessore Daniele Ialacqua, esponente del comitato No ponte Capo Peloro, commenta così la decisione del Tribunale di Roma che ha condannato i 104 ricorrenti al pagamento delle spese legali per 238mila euro, oltre oneri di legge (iva e cassa forense, che potrebbero ammontare ad altri 100mila euro). Sentenza contro la quale verrà proposto un nuovo ricorso.
Continua Ialacqua: “Dall’altro c’è chi come il Wwf parla di pagina nera del diritto “per una condanna priva di alcuna giustificazione e pericolosa perché vengono colpiti semplici cittadini che hanno scelto di esercitare il proprio diritto di accesso alla giustizia”. Condivido la posizione del Wwf perché non è tanto o solo il merito della sentenza che colpisce e preoccupa (avevamo messo in conto di poter perdere il giudizio). E ovviamente la sentenza è per molti versi contraddittoria e criticabile. Ma ciò che deve preoccupare tutti, e non solo noi, è la liquidazione delle spese a carico integrale dei 104 ricorrenti per un importo pari a circa 340mila euro. Una somma esorbitante, di cui non c’è alcuna spiegazione. Un macigno per chi vive di stipendio o pensione e che avrà sicuramente difficoltà a pagare. E dopo questa sentenza secondo voi chi intraprenderà azioni legali contro imprese e/o potentati economici, con il rischio di dover pagare spese ingenti fuori da ogni logica?”.
“Si indebolisce uno strumento a difesa della democrazia”
Insiste l’esponente storico di Legambiente: “Un brutto segnale che indebolisce uno strumento come quello dell’azione inibitoria collettiva che, come la class action, doveva servire ai cittadini per potersi difendere davanti ai poteri forti. Difendere rivendicando la tutela di diritti costituzionalmente protetti, come in questo caso il diritto all’ambiente e alla salute. E ora? Chi gioisce per gli esiti della sentenza di Roma, pensando che servirà a tacitare una volta per tutte i no ponte, non ha capito con chi ha a che fare. Chi vede messa a rischio la propria casa, la propria attività produttiva, il suo territorio, la sua stessa vita, non si fermerà certo per una sentenza che consideriamo ingiusta. Né si avvilirà per il pagamento di spese legali palesemente esorbitanti. Avrete presto nostre notizie. Gli strumenti di lotta sono tanti, non ci arrendiamo. Fatevene una ragione, lo Stretto di Messina non si tocca”.

Assessore Ialacqua, condivido in pieno il Suo commento e anch’io non mi aspettavo una così ingiusta sentenza ,né tantomeno le esorbitanti spese legali ,certamente per farci desistere dal tutelare la nostra città che ,a mio giudizio , dovrebbe essere un ” diritto –dovere “e amore Inoltre , i cosiddetti ” Autorevoli esperti “del ministro
Salvini ( a detta dì Matteo Renzi incapace ministro delle infrastrutture ), come non possano tenere in considerazione le tante motivazioni di Grave Impatto ambientale in senso lato, perché riguarda sia il territorio ,sia la salute umana. Inoltre tali Autorevoli esperti, dovrebbero possedere conoscenze adeguate della morfologia
tettonica e grave criticità sismica dello STRETTO ,che non consentono la fattibilità del maledetto Ponte .Pertanto non ci fermeranno!! ! Continueremmo la nostra battaglia NO PONTE
…ringraziando sempre l’Amministrazione e il sindaco di Messina per la vicinanza a queste persone…politica messinese in balìa del potere
Mannaggia
Anzi,io vi avrei fatto pagare ancora di più. Le spiagge sono una discarica, la fogna arriva in mare da 6 mesi in via circuito e non vedo nessun ambientalista di questi che se occupa. Vorrei chiedere a questi signori che oggi si riempiono la bocca con questa parola negli ultimi 50 anni cosa hanno fatto per preservare l’ambiente? Ma per favore andate a zappare (sempre se ne siete capaci)
Io penso che più che andare a zappare bisognerebbe andare a chiedere garanzie effettive sul fatto che se per qualsiasi motivo una volta partita l’opera abortissero i lavori diciamo qui in maniera assorbente per “cause tecniche” quali tutele immediate potrebbero scattare per il territorio ed i cittadini direttamente coinvolti. E questo è compito soprattutto della politica Sindaco Basile. Quindi esca allo scoperto ed indichi quale strade in tal senso il Comune percorrerà in tale ipotesi.
Ialacqua, con Accorinti, un disastro prima di De Luca. E gli interessa continuare una battaglia già persa per aver fatto una class action prima che i cantieri partissero. Un disastro pure Verdi e Sinistra e Cinquestelle. Chi vuole fare battaglie no ponte non si faccia sostenere da questi soggetti.
Una sentenza estremamente ingiusta e pericolosa, che intimidisce non solo noi che lottiamo contro il progetto assurdo e dissennato del ponte sullo Stretto, ma anche tutti i cittadini che in futuro vorranno esercitare il loro sacrosanto diritto di protestare e difendere i beni ambientali e financo la loro salute. Una sentenza che però, lungi dallo stroncarci ha sortito l’effetto opposto: non resteremo in silenzio perché adesso siamo più uniti e determinati che mai nella sacrosanta lotta in difesa delle nostre case, del nostro territorio, del nostro Stretto che non si tocca. E non saremo soli.
fate saltare le ruspe ad inizio lavori
Io penso che più che andare a zappare bisognerebbe andare dal Sindaco Basile magari quando si trova nell’orto di De Luca a chiedergli quali sono le garanzie reali per il territorio e per i cittadini nel caso la costruzione dell’opera una volta iniziata s’interrompa per qualsiasi motivo. E questo che un Buon Sindaco deve fare. Con dati alla mano deve mostrare ai cittadini che chi amministra sa proteggere la sua comunità in caso di aborto della grande opera e/o in caso di “problemi tecnici sopraggiunti” che impediscano la conclusione dei lavori. Si parta da questo caro Sindaco.
Una sentenza estremamente ingiusta e pericolosa, che tende a intimidire non solo noi che lottiamo contro il progetto assurdo e dissennato del ponte sullo Stretto, ma anche tutti i cittadini italiani che in futuro vorranno esercitare il loro sacrosanto diritto di protestare e di difendere con mezzi legali e pacifici i beni ambientali minacciati e financo la loro salute. Una sentenza che però, lungi dallo stroncarci, ha invece sortito l’effetto opposto: sappiate che non resteremo in silenzio e che siamo adesso più uniti e determinati che mai nel proseguire la nostra sacrosanta lotta in difesa delle nostre case, del nostro territorio, del nostro Stretto. Faremo ancora più rumore, e non saremo soli.
Ogni tanto i giudici fanno una buona sentenza, ottima la condanna al pagamento delle spese processuali.
Vogliono preservare e la loro casa di villeggiatura a Torre Faro, non l’ambiente.
Il minimo che si può fare è organizzare una raccolta fondi per portare avanti la battaglia