La Sesta Stagione di Carlo Pedini

La Sesta Stagione di Carlo Pedini

francesco musolino

La Sesta Stagione di Carlo Pedini

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giovedì 26 Gennaio 2012 - 10:40

Un romanzo straordinario che racconta la storia del nostro paese dal 1934 al 1985. La grande sfida di Cavallo di Ferro. La casa editrice ne proporrà la candidatura al Premio Strega 2012.

È il 1934. La comunità di Civita Turrita, paesino dell’entroterra toscano, si prepara a festeggiare solennemente, dopo dieci anni di lavori, l’inaugurazione del Santuario dell’Immacolata Concezione, voluto dal Vescovo per ringraziare la Vergine della fine della Grande Guerra con i suoi numerosi lutti.

È in un clima di festa che si apre La Sesta Stagione, storia della decadenza della comunità civile e religiosa di Civita Turrita, raccontata attraverso le esistenze di tre giovani seminaristi: il timido e ingenuo Piero Menardi (voce narrante del romanzo), vittima consacrata per espiare la colpa di uno zio ordinato sacerdote e poi divenuto ribelle, il serio e avido Ottavio Pettirossi, destinato a diventare uno dei più fervidi sostenitori dell’integralismo cattolico, e l’allegro e scapestrato Oreste Riccoboni, promesso a una brillante carriera di cantore fino a quando un incidente non lo costringe a rinunciare al suo sogno.

Una parabola che si compie in uno spazio di quasi cinquant’anni, dal 1934 al 1985, toccando gli eventi salienti della storia italiana del XX secolo (il fascismo e i crimini di guerra, i Patti Lateranensi, la nascita della società e dei partiti di massa, l’opposizione fra chiesa e democristiani da una parte contro socialisti e comunisti dall’altra, il Concilio Vaticano II, l’alluvione di Firenze, il sessantotto, gli anni di piombo). E la narrazione dei fatti locali, ancorati alla vita della piccola comunità, trova una corrispondenza puntuale nelle vicende storiche e nei grandi mutamenti accaduti a livello nazionale in quegli stessi anni. Mutamenti a cui non ci si può sottrarre: sotto i colpi della Storia e l’incidere del tempo e della modernità, anche il microcosmo apparentemente perfetto della diocesi si sfalda, trascinando con sé i destini dei tre seminaristi, del Santuario e dell’intera collettività civitese. Attorno alle tre figure centrali (Menardi, Pettirossi e Riccoboni) si muove infatti una folla intera di altri personaggi, in cui compaiono rappresentanti del mondo ecclesiastico (come Papa Pio XII e Giovanni XXIII), politico, musicale, contadino, delle corporazioni artigianali e delle classi popolari.

Ma non è solo la prospettiva storica a distribuire e ordinare su successivi piani di profondità gli eventi. La narrazione si svolge lungo un tracciato che ricalca nella struttura il celebre romanzo di Thomas Mann I Buddenbrook, e fa corrispondere a ogni personaggio della saga dello scrittore tedesco un riconoscibile alter ego. Un vero e proprio “esperimento di composizione”, per cui Pedini, da musicista, applica alla letteratura un metodo di scrittura musicale e segue I Buddenbrook come un canone, isolandone le varie unità distintive e riempiendole di nuovi contenuti. Una scelta motivata non solo dal valore e dal pregio del capolavoro di Mann, ma anche da un’affinità tematica. Se I Buddenbrook, narrando la storia della decadenza di una famiglia della borghesia tedesca, denunciano più in generale il fallimento dell’intera classe borghese europea, La Sesta Stagione, narrando del processo di decadimento della comunità di Civita Turrita, annuncia la fine della Chiesa cattolica tradizionale e di tutto il suo sistema di valori.

Con una scrittura fluida, chiara, senza increspature, sensibile al ritmo degli eventi – dall’andamento pacato delle prime pagine all’improvvisa accelerazione dettata dall’incalzare dei fatti e dall’avvento della modernità -, Carlo Pedini ci racconta una parte importante della storia recente della nostra nazione, svelando come, nel secolo scorso, la commistione dei poteri e il sottile gioco delle influenze siano stati il motore della lotta tra potere spirituale e potere temporale. Ma, soprattutto, ci consegna un mirabile e preciso affresco – frutto di uno studio scrupoloso di fonti e documenti – delle rivalità, invidie, sotterfugi e segreti che hanno contraddistinto una delle realtà più significative del nostro paese: la Chiesa, colta qui nel passaggio da un mondo contadino, dove ancora rappresentava un centro di aggregazione e di riferimento per la collettività, alla società moderna dei consumi di massa, che l’ha condannata a un inevitabile decentramento e svuotamento di ruolo.

Carlo Pedini (Perugia 1956), musicista, compositore e direttore d’orchestra, insegna dal 1986 al Conservatorio «F. Morlacchi» di Perugia. Autore di opere liriche, sinfoniche e da camera, è stato più volte premiato in concorsi nazionali e internazionali. È uno degli autori della Missa Solemnis Resurrectioniseseguita in Campidoglio a Roma in occasione del Giubileo del 2000. Ha lavorato, tra gli altri, per la Fondazione Arena di Verona, per l’Orchestra Sinfonica della RAI, per il Music Summer Festival di Kusatsu in Giappone, per il Teatro alla Scala di Milano e per l’International Opera Theater of Philadelphia negli Stati Uniti. Le sue musiche sono eseguite in Francia, Svizzera, Olanda, Germania, Russia, Brasile, Australia e Giappone.

È stato per diversi anni Direttore Artistico della Sagra Musicale Umbra e Presidente dell’Associazione Regionale dei Cori dell’Umbria. Dal 2007 è membro della commissione musica della SIAE. È Socio Onorario della Libera Università di Città della Pieve, Membro Onorario del Consiglio Direttivo degli Amici della Lirica di Perugia e dal giugno 2011 è Presidente della Fondazione Guido d’Arezzo.

La Sesta Stagione rappresenta il suo imponente esordio nella letteratura.

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