C’e’ un nuovo pentito a Barcellona, parla anche Salvatore Artino

Colpo di scena nell’aula della Corte d’assise d’appello, dove si celebra il processo di secondo grado “Vivaio”. Alla sbarra 16 tra boss e affiliati del clan di Mazzarrà Sant’Andrea, arricchitisi con il business discariche e le estorsioni ai vivai della zona.

Ad un passo dalle discussioni finali, quindi dalla sentenza, l’accusa ha chiesto di riaprire il processo. C’é un nuovo pentito infatti tra le fila dei barcellonesi, è il giovane Salvatore Artino, figlio di Ignazio, l’elettricista ucciso nell’aprile 2011.

L’uomo era il braccio destro del boss oggi pentito, Carmelo Bisognano. E proprio nei giorni dell’omicidio cominciava a trapelare la notizia del pentimento del capo storico dei mazzarroti.

Il giovane Artino avrebbe rivelato particolari importanti sull’omicidio di Antonino Rottino, eliminato nell’estate del 2006 nell’ambito della faida interna al clan. In quel periodo tentava l’ascesa il reggente Tìndaro Calabrese, irriducibile malgrado oggi sia rinchiuso al carcere duro, “guadagnato” anche per quell’omicidio.

Il magistrato ha anche precisato che le dichiarazioni di Artino confermerebbero in gran parte quando emerso sin qui nel processo. Da qui le eccezioni degli avvocati, che si sono opposti allo stop e alla riapertura del processo.

Ai giudici il compito di decidere se la parola torna ai difensori per le discussioni finali o se il processo partirà da capo, per sentire Il neo collaboratore di giustizia. Oggi la Corte ha disposto il deposito dei verbali depositati dal trentaquattrenne e rivisto la discussione a fine mese.

Due omicidi, quello di Rottino e di Artino, che hanno segnato la parabola discendente del clan di Mazzarrá. Nel 2007, per fermare la faida, i carabinieri fecero scattare il blitz Vivaio con oltre 40 arresti, assicurando alla giustiziai tutti i capo storici del gruppo di fuoco. Nel 2011 la collaborazione di Bisognano ha aperto la strada ai più duro colpi inferti dallo Stato a Barcellona e dintorni.