Quando lo scirocco viene "autoprodotto" dallo Stretto

Quando lo scirocco viene “autoprodotto” dallo Stretto

Daniele Ingemi

Quando lo scirocco viene “autoprodotto” dallo Stretto

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lunedì 10 Maggio 2021 - 16:02

Come in tutti gli Stretti, le vallate e i canyon del mondo, anche lo Stretto di Messina produce determinati fenomeni fisici, originando venti e correnti d’aria tipiche dell’area. Solo che nello Stretto di Messina l’andamento dei venti viene influenzato, in modo incisivo, anche dalla complessa orografia che lo circonda. La presenza di importanti rilievi, come i Nebrodi ad ovest, l’Appennino Calabro a nord-est e l’Etna a sud-ovest, spesso influenza l’orientamento delle correnti d’aria in circolazione fra Calabria e Sicilia, fino agli oltre 1500-2000 metri di altezza, generando situazioni meteorologiche davvero uniche e particolari dentro questo braccio di mare.

In questa fotografia scattata dai monti Peloritani si può ben notare dall’alto l’area di origine del vento di scirocco e ostro (linea nera) che risale lo Stretto, mentre contemporaneamente sullo Ionio a largo prevale la calma di vento, con mare piatto e uno strato di foschia che demarca lo strato d’inversione termica indotto dalla presenza di un campo di alta pressione con massimi proprio sopra il mar Ionio, a sud dello Stretto di Messina

In alcune situazioni lo Stretto di Messina è capace di “autoprodurre” la ventilazione di scirocco, un po’ come avviene per il famoso “vento canale”, che spira quasi quotidianamente dentro lo Stretto di Messina, durante il periodo estivo (croce e delizia dei messinesi, dipende dai punti di vista). Nel caso dello scirocco, vi sono delle particolarissime condizioni meteorologiche, come nel caso della giornata di ieri, in cui basta una lievissima diminuzione della pressione atmosferica sul Tirreno, anche dell’ordine di 1 ettopascal o mezzo ettopascal, mentre sullo Ionio la pressione rimane invariata, o subisce un lieve rialzo di pochi ettopascal, per vedere l’attivazione di una moderata ventilazione da Sud e S-SE. Sullo Ionio devono permanere i massimi di un campo di alta pressione, che rendono l’aria piuttosto stabile, con moti discendenti (chiamati “subsidenze atmosferiche”) che impediscono lo sviluppo di nubi e creano uno strato d’inversione termica (un tappo che impedisce alle particelle d’aria di salire di quota, rendendo l’atmosfera molto stabile e sgombra da nubi), a poche centinaia di metri dal livello del mare.

La freccia sulla destra indica il “canale di vento” che dallo Stretto risale il Tirreno fino a lambire Stromboli ad est, mentre nel mar delle Eolie si forma una bolla di calma, con venti assenti o molto deboli variabili, che si accompagnano a mare calmo o quasi calmo

Basta una minima differenza di pressione per produrre un richiamo di ostro e scirocco che risale lo Stretto, fino ad aprirsi a ventaglio verso il basso Tirreno. Nel caso dello Stretto l’orografia gioca un ruolo chiave, permettendo ai filetti d’aria di muoversi, nel più rapido tempo possibile, dall’area di alta pressione verso la bassa pressione (o l’area dove si verifica un calo della pressione al suolo).

A differenza dello scirocco di maltempo, quello che spesso soffia impetuoso sullo Stretto accompagnato da nubi basse e piogge, questo tipo di scirocco si accompagna a condizioni anticicloniche e spira generalmente in modo debole o moderato, salvo presentare qualche rinforzo di vento teso lungo l’imboccatura nord dello Stretto. Difatti questo tipo di vento ha un’origine anticiclonica, e da un campo di pressione alta e livellata si muove, incanalandosi nello Stretto, verso il Tirreno, risucchiato da un’area di bassa pressione o una saccatura (ondulazione ciclonica) che fa diminuire la pressione sui mari dell’Italia centro-settentrionale.

Il flusso da SE e S-SE si origina all’altezza di Capo Ali, alle volte può nascere anche prima di Capo Sant’Alessio, mentre sullo Ionio a largo è bonaccia totale, e gradualmente tende a inserirsi dentro la strozzatura dello Stretto. Una volta “canalizzato” dentro lo Stretto, il flusso sciroccale comincia ad accelerare all’altezza della parte centrale dello Stretto di Messina, fra la penisola di San Ranieri e il litorale di Gallico, lungo la sponda calabrese.

Qui si genera il cosiddetto “effetto Venturi” che con il graduale restringimento della sezione, man mano che ci avviciniamo all’imboccatura nord, causa una conseguente intensificazione del flusso eolico che raggiunge i picchi di velocità proprio nell’estrema parte nord della strettoia, fra Capo Peloro e Cannitello, dove il vento si può rinforzare, guadagnando anche 15-20 km/h in più. Una volta superato Capo Peloro questo flusso d’aria superficiale si apre a ventaglio sul Tirreno, generando un lungo “canale di vento” che si propaga fino in prossimità di Stromboli, nel tratto di mare ad est delle Eolie. Nel mar delle Eolie si forma una bolla di calma, con venti assenti o molto deboli variabili, che si accompagnano a mare calmo o quasi calmo.

A volte questo flusso riesce a scavalcare i Peloritani settentrionali, versandosi sulla costa tirrenica, sconfinando a tratti fino ai comuni di Villafranca tirrena e Spadafora, mentre più ovest prevale un’area di calma o le locali brezze termiche tirreniche da N-NE o NE. Visto che si tratta di un vento interno, con un “fetch” (estensione dello spazio di mare su cui soffia il vento) molto limitato, il moto ondoso da esso prodotto è poco significativo. Solo durante il cambio del regime della corrente (da “scendente” a “montante” e viceversa) si possono sviluppare localmente delle onde un po’ più marcate, come spiegato in questo articolo.

Un commento

  1. Carmelo Castorina 11 Maggio 2021 13:07

    Notevole trattazione, sugli elementi atmosferici che insistono nel nostro STRETTO. Ciò dimostra quanto sia complessa la navgazione in questo tratto di mare, solo marinai esperti e autctoni ne capiscono le difficoltà. Faccio i miei complimenti al Meteorologo.

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