Elezioni d'Ateneo. Urne piene di impressioni e non di voti

Elezioni d’Ateneo. Urne piene di impressioni e non di voti

Claudio Panebianco

Elezioni d’Ateneo. Urne piene di impressioni e non di voti

mercoledì 05 Novembre 2014 - 07:09

Si svolgeranno nella prossima settimana le elezioni universitarie per il rinnovo delle cariche all'interno dei vari organi dell'Ateneo. Non c'è traccia di una propaganda ufficiale e gli studenti, anche quest'anno, voteranno per voci e chiacchiere?

Ogni meccanismo sociale, abbia questo un peso importante o addirittura insignificante, punta a disciplinare e migliorare un determinato aspetto della vita di comunità. L'esempio forse più lampante lo possiamo trovare nella quotidianità: in un qualsiasi supermercato, posti davanti allo scaffale e con di fronte due barattoli contenenti dei pomodori, acquisteremo quello in cui la scatola è ricoperta di informazioni (origine, marchi, controlli effettuati, scadenza, ecc. ) oppure quello in cui semplicemente regna sovrana la scritta "Pomodori"? La risposta è ovvia perché all'uomo servono conferme, dati certi ed idee concrete.

Soprattutto quando il cittadino esercita il suo diritto di voto ha il bisogno sistematico di conoscere non solo l'organo per cui va ad esprimere la propria preferenza, ma anche e soprattutto "le facce" che andranno a rappresentarlo, con annesse proposte ed idee del singolo o del gruppo a cui appartiene. La propaganda elettorale è quindi l'unico mezzo valido attraverso il quale l'elettorato attivo può capire come esprimere il suo pensiero mentre l'elettorato passivo ha il dovere etico (per carità, nessuna imposizione) di mostrare le proprie carte al fine di far valere quel principio di libertà ancora rimasto nella preferenza.

All'interno dell'Università di Messina la propaganda elettorale è la leggenda di cui tutti parlano: alcuni raccontano di averla vissuta, altri invece la dipingono come una Chimera. La verità è che il periodo precedente al voto si svolge unicamente a macchia di leopardo nell'Ateneo Peloritano e, su 20 Dipartimenti, forse solo uno o due vedono le parvenze di una campagna elettorale. Il resto si svolge nei cortili, nelle pause delle lezioni, tra un caffè ed una sigaretta, o direttamente alle serate in discoteca, dove, paragonando il contesto, in modo profano, al "Perchè non parli!?" di Michelangelo, manca davvero poco per sentire anche la frase "Questa festa è fantastica, devo votare assolutamente chi l'ha organizzata". Purtroppo per alcuni e per fortuna per altri (si spera la maggioranza) la politica non funziona così: la sana diatriba, l'incontro e lo scontro di idee sono al centro della rappresentanza, venga questa posta in qualsiasi ambito, da quello studentesco a quello lavorativo. La propaganda elettorale non è negata da chissà quale cavillo logico o dallo statuto d'ateneo, non è neanche messa al bando. Basta richiederla.

Le compagini che intendono quindi candidarsi dovrebbero unicamente presentare una domanda per ottenere lo spazio necessario a diffondere le proposte delle varie liste. Nessuno però sembra essersi fatto avanti: tralasciando alcuni incontri di presentazione e qualche "libera chiacchierata", non vi è stata un'assemblea generale o divisa per dipartimenti riguardante i candidati e le idee. Alcuni si sono ovviamente attrezzati diffondendo volantini e bigliettini, ma il problema fondamentalmente rimane. Gli studenti del primo anno non potranno votare, toccherà quindi a quelli dal secondo anno in poi recarsi alle urne, ma ponendo il caso che l'elettore medio non abbia idea di chi vada a candidarsi, come esprimerà la sua preferenza? Verrà messo di fronte all'ardua scelta che resta in bilico tra il non votare ed il "regalare" il proprio voto a chi ha fatto una buona impressione. Non si tratta purtroppo di un impressione di Hume, non è affatto una visione del mondo che può essere concreta, si tratta invece di una mera illusione: quando si parla di voto si dovrebbe parlare di certezze, di convinzioni che derivano unicamente non dal convincimento, ma dall'aver fatto proprie le idee o i progetti esposti. Senza una conoscenza diretta, unicamente con un "chiacchierio" da cortile o con incontri sparsi, non si può avere una concezione chiara del periodo elettorale e si finirà per votare gli amici, chi ci sta più simpatico o semplicemente chi si è fatto più vedere (che, attenzione, è differente dal farsi valere).

Chiamati alle urne i prossimi 12, 13 e 14 Novembre, gli Universitari messinesi (a partire dal secondo anno) si troveranno davanti alle schede per esprimere le loro preferenze "al buio" (di una saletta da discoteca o figurato, fate un po' voi), riempendo ancora una volta le urne non di voti ma di impressioni.

Claudio Panebianco

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