»In Svizzera dalle ceneri della Saurer un museo: perché Messina non riesce?»

«Recentemente ho visitato il museo della ditta Surer in Svizzera. L`azienda Surer produsse, dagli albori della motorizzazione fino agli anni 60/70, automezzi da trasporto, divenendo leader mondiale nel settore. Vicende finanziarie e societarie ne decretarono la fine. La memoria tuttavia, grazie al lavoro certosino e gratuito di tanti appassionati, non è andata perduta, anzi con determinazione si è riusciti perfino a reperire modelli dal Brasile per allestire un museo meraviglioso. I costi vengono assorbiti dal volontariato, da donazioni e dalle visite.

Cambiamo latitudine: quante realtà culturali (artigianato, industria, ecc.) del passato o del presente, i cantieri Rodriguez su tutto, rappresentano per Messina, un patrimonio da valorizzare? E la storia della Sanderson? E della Caronte – Tourist? Delle filande? Anche quella della sciagurata degassifica, che comunque rappresentava allora un impianto all`avanguardia. Non meriterebbero un`attenzione maggiore da parte di tutti noi?

Per esempio ipotizzando una fondazione messinese (con gente seria, non con ladroni…) che miri a creare e gestire una rete museale degna di Messina. Ristrutturando appositi spazi, creando percorsi adeguati, sinergie telematiche. Prima di tutto per noi e naturalmente anche per i turisti educati, i quali cercano la cultura e pagano anche biglietti adeguati.

Se considerassimo, per esempio, un contributo annuale di 100 € ciascuno per 25.000 cittadini (10% della popolazione messinese) avremmo una base finanziaria annuale di 2.500.000 €, alla quale andrebbero aggiunti finanziamenti comunitari, introiti gestionali. Invece di spendere soldi per tante sciocchezze potremmo co-finanziare la nostra memoria, ovvero il nostro futuro.

Nel mio piccolo, ho inviato all`ordine degli Architetti un documento con alcune riflessioni relative a musei della riviera, altro patrimonio storico culturale immenso e dimenticato, dei quali non ho alcun altro auspicio se non quello di vederli realizzati. Da chiunque, tranne me, visto che vivo e lavoro all`estero».

Architetto Francesco Cappello