Sequestrate tre società di recupero crediti, una è di Messina: 16 indagati dalla Gdf

Sequestrate tre società di recupero crediti, una è di Messina: 16 indagati dalla Gdf

Redazione

Sequestrate tre società di recupero crediti, una è di Messina: 16 indagati dalla Gdf

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venerdì 20 Maggio 2022 - 08:34

E' la Adr Group di Antonio Drommi, indagato. Coinvolti anche dipendenti dell'Inps. I reati ipotizzati sono corruzione e accesso abusivo alle banche dati

C’è anche una società messinese tra quelle sequestrate dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo nell’ambito dell’inchiesta su una presunta rete di imprenditori e pubblici dipendenti con base a Palermo ed operante anche in Sardegna, Campania ed Emilia Romagna.

Si tratta della Adr Group di via Santa Maria Alemanna. Indagato il legale rappresentante, Antonio Drommi, 55 anni. Sigilli anche alla Legal Promo di Riccione e la Take Credit di Palermo.

Sequestrate anche disponibilità finanziarie per un valore di oltre 77 mila euro, pari al profitto delle ipotizzate condotte corruttive. Gli indagati, in totale 16 tra persone fisiche e giuridiche, sono indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, accesso abusivo alle banche dati, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio, nonché responsabilità amministrativa degli Enti dipendente dagli anzidetti reati.

I due filoni investigativi

Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica sono state originate da una segnalazione della funzione ispettiva della Direzione Centrale Risorse Umane dell’ines e si sono sviluppate attraverso due distinti filoni investigativi.

Il primo ha permesso di ipotizzare l’esistenza di una associazione criminale composta da un dipendente dell’Inps di Palermo e tre imprenditori operanti nel settore del recupero crediti, attraverso due società, una con sede a Palermo e l’altra con sede a Riccione. In particolare, i titolari delle due società avrebbero corrotto il dipendente dell’Inps in servizio nel capoluogo siciliano al fine di reperire informazioni riservate in merito alla posizione lavorativa e contributiva di ignari utenti dell’ente previdenziale, nei cui confronti avevano ricevuto da terzi l’incarico di recuperare dei crediti.

Grazie anche alle segnalazioni effettuate dalla struttura di Audit dell’Inps, sono stati ricostruiti circa 6000 possibili accessi abusivi effettuati dal funzionario coinvolto nei confronti di oltre 800 nominativi. Per l’attività illecita verosimilmente prestata, il pubblico funzionario avrebbe ricevuto a titolo di remunerazione, e dunque quale prezzo della corruzione, la somma di circa 17.000 euro.

Il secondo filone investigativo ha riguardato, invece, le condotte illecite che i suddetti imprenditori avrebbero posto in essere una volta venuta meno la figura del funzionario Inps, nel frattempo sospeso dall’ente previdenziale. In tale contesto è emersa la figura di un dipendente del Comune di Quartu Sant’Elena (CA), che risulterebbe aver ugualmente compiuto numerosi accessi abusivi alle banche dati a lui in uso in ragione del suo lavoro per fornire informazioni riservate afferenti a soggetti debitori, ottenendo in cambio somme di denaro per un ammontare pari a 8.000 euro.

Contestualmente, è emerso che, per le medesime finalità, il titolare della società romagnola avrebbe avviato ulteriori contatti con una ditta di disbrigo pratiche di Messina e con una ditta di investigazioni private di Salerno. Al riguardo, sarebbe emersa la figura di un dipendente dell’Inps, questa volta impiegato presso la sede di Napoli – Soccavo, il quale, in base agli elementi raccolti, avrebbe reperito informazioni riservate tramite numerosi accessi abusivi ai sistemi informatici non solo a favore della suddetta ditta peloritana, ma anche per professionisti e dipendenti di società di consulenza amministrativa campani, ricevendo in cambio somme di denaro.

In ragione del fatto che il Gip, pur riconoscendo integralmente le prospettazioni accusatorie, non ha ritenuto di disporre misure cautelari personali nei confronti dei responsabili, la Procura della Repubblica ha inteso impugnare l’ordinanza innanzi al Tribunale del Riesame, che ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore di Riccione e l’interdizione dall’esercizio di attività imprenditoriale per sei mesi per l’amministratore di fatto della società palermitana. L’esecuzione delle misure è sospesa fino al momento in cui la decisione diverrà definitiva.

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