Stamattina, in un gremito palatracuzzi erano in centinaia i giovani che in religioso silenzio, ascoltavano Shuja Graham (nella foto), l’ex condannato a morte della California che, su iniziativa della comunità di Sant’Egidio ha incontrato gli studenti di diversi istituti scolastici cittadini. Graham ha ripercorso le tappe salienti della sua vita, dalle umili origini, all’adolescenza vissuta nei sobborghi di Los Angeles, tra istituti di correzione e il carcere di Soledad. Dietro le sbarre imparò a leggere e scrivere. Poi nel 1976 fece ingresso nel braccio della morte. Era rimasto coinvolto nell’assassinio di una guardia carceraria a Stockton, nel ’73.
L’ex condannato a morte ha la voce rotta mentre racconta dell’arrivo nella prigione di San Quentin.
“C’erano giorni più duri – racconta – Sentivo i miei compagni desiderare la morte, ammettere di meritare la morte. Cercavo di tenere duro. Nessuno, per quanto colpevole merita di essere ucciso-.
Spontaneo è esploso come un boato l’applauso del giovane pubblico del Palatracuzzi che per sei minuti ha simbolicamente abbracciato Shuja Graham. Stasera la comunità di Sant’Egidio e i ragazzi presenti stamane al Palatracuzzi si uniranno in preghiera, alle 19.30, al monte di pietà. Alle 21, sempre nell’antica struttura di via XXIV Maggio, un momento musicale.