Consumi: Messina è la città più cara d’Italia

Che tra nord e sud ci siano delle differenze, a volte anche sostanziali, è un assunto che spesso ci viene confermato dai dati di rilevamento relativi ai vari settori; questa volta ad evidenziarlo è un’indagine condotta da Altroconsumo, associazione indipendente di consumatori la quale ha condotto un’inchiesta in 44 città del Paese. Al vaglio ben 681 iper, super e discount per disegnare una sorta di “mappa- della concorrenza e convenienza.

L’Italia appare spaccata in due, ed i due poli estremi sono rappresentati da Pisa e Messina; l’una vanta il primato del risparmio, l’altra si fregia del titolo di città più cara d’Italia.

Nella città toscana per la spesa annua alimentare, di prodotti per l’igiene e per la casa, una famiglia tipo spende 5.550 euro; nella città siciliana, per comprare esattamente gli stessi prodotti, la stessa famiglia spende 6.800 euro, circa 1.300 euro in più.

La modalità dell’inchiesta di Altroconsumo ha seguito l’iter ormai collaudato negli ultimi 19 anni: sono stati creati due carrelli di spesa-tipo, uno con 148 prodotti confezionati, di cui 120 di marche leader di mercato, e con altri 28 prodotti freschi – frutta, carne latticini, verdura; l’altro carrello è stato realizzato badando solo all’aspetto del prezzo, dunque scegliendo tra 114 tipologie di prodotti quello meno caro presente nel punto vendita.

Ma, scarsa consolazione, a peccare in termini di possibilità di economia è quasi tutto il sud: nella “lista nera- compaiono, infatti, anche Napoli, Potenza, Foggia e Catanzaro. Il fatto è che i supermarket delle zone settentrionali utilizzano strategie commerciali più aggressive. In pratica se si gira di esercizio in esercizio a caccia di sconti si riesce a risparmiare parecchio. Cosa che al sud avviene in modo assai minore.