Soccorso in mare, associazioni armatori e sindacati: “Stop alla crisi umanitaria"

Soccorso in mare, associazioni armatori e sindacati: “Stop alla crisi umanitaria”

Eleonora Corace

Soccorso in mare, associazioni armatori e sindacati: “Stop alla crisi umanitaria”

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sabato 11 Aprile 2015 - 22:01

Quasi 4,000 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo nel solo 2014. Le associazioni degli armatori e i sindacati – ECSA, ETF, ICS e ITF - ricordando le 40,000 persone salvate dalle navi mercantili lo scorso anno, chiedono in una lettera maggiore impegno all’Unione Europea e alla Comunità Internazionale per fronteggiare la drammatica crisi che quotidianamente si consuma nel Mediterraneo

La prima donna che dal Mediterraneo mise piede a Messina nel primo sbarco diretto – il primo dopo la barchetta somala alla deriva nello Stretto del 2007 – scese dal mercantile “Prospero” il 9 Aprile 2014. I suoi passi incerti mentre scendeva la scaletta messa rudimentalmente in sicurezza da una rete, con il suo bambino stretto al petto sono rimasti nella memoria della città, diventando l’emblema di tutti i 17 sbarchi successivi, insieme ai centinaia di volti che facevano capolino tra i container vivacemente colorati del mercantile. Fu il mercantile “Rubor” il secondo natante ad attraccare al Molo Colopasce con il suo carico umano. Trecento persone, in maggioranza siriane, di cui quasi un centinaio di bambini. I loro volti che facevano capolino dagli oblò della grande nave gialla e i richiami rivolti a madri presenti e a volte assenti, hanno regalato al mercantile l’appellativo di “nave di bimbi” e dato vita ad uno degli sbarchi più strazianti a cui la città abbia mai assistito, con bimbi, anche piccolissimi, portati a terra tra le braccia dei volontari o dei genitori sotto il controllo attento e premuroso dei membri dell’equipaggio.

La storia degli sbarchi diretti di migranti a Messina, nell’anno che ha visto il Mediterraneo esser attraversato da oltre 177 mila persone e la città stessa da 12,000, inizia così: con due mercantili, tra i tanti, battenti bandiera di tutto il mondo, coinvolti nei salvataggi in mare o dirottati dai mezzi di Mare Nostrum per portare a riva i profughi.

Dei mille migranti tratti in salvo dalla Guardia Costiera ieri, nel canale di Sicilia, quelli che viaggiavano nel primo barcone sono stati soccorsi proprio da due mercantili. Un ruolo, quello delle navi mercantili e dei loro equipaggi, spesso sottovalutato, ma da sempre decisivo nelle operazioni di soccorso in mare. A sottolinearlo, con una lettera aperta agli Stati membri dell’Unione Europea, sono gli armatori e i sindacati dei lavoratori a livello mondiale. La lettera è firmata, infatti, da: European Comunity Shipowners Associations (ECSA), European Transport Workers (ETF), International Chamber of Shipping (ICS) e International Transport Workers Federation (ITF). Con la sottoscrizione, inoltre, di diverse associazioni di armatori a livello mondiale, ossia: BIMCO, Intercargo, Interferry, InterManager, Intertanko, e World Shipping Council.

Nella lettera le società di armatori e i sindacati chiedono ai 28 Stati membri dell’Unione Europea un intervento collettivo, risolutivo ed immediato per arginare la crisi umanitaria che sul fronte delle migrazioni si consuma quotidianamente nel Mediterraneo e che con il subentrare della bella stagione e il precipitare della situazione di instabilità politica in Africa e Medio Oriente, è destinata ad aumentare drammaticamente. Nel 2014, oltre 40,000 persone sono state tratte in salvo dall’intervento delle navi mercantili, ciò nonostante, più di 3,500 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo.

La prima soluzione proposta dalle associazioni e sindacati è di aumentare le risorse destinate alle operazioni di Search and Recuse (SAR). In questa richiesta si può leggere, oltre la giusta preoccupazione umanitaria, anche il timore da parte dei natanti civili e dei loro equipaggi di ritrovarsi da soli ad affrontare situazioni difficili da gestire. Viene, infatti, sottolineato nella lettera che: “Il settore del trasporto marittimo si assume pienamente le proprie responsabilità nel salvare chiunque sia in pericolo in mare – come sancito dal diritto internazionale e ancor prima dall’antica “legge del mare” – ma è inaccettabile che la comunità internazionale faccia sempre più affidamento sulle navi mercantili e sui loro equipaggi per intraprendere un numero sempre crescente di salvataggi. Singole navi hanno dovuto salvare fino a 500 persone alla volta con rischi per la salute e il benessere degli equipaggi, che non dovrebbero farsi carico di tali situazioni. La marina militare e la guardia costiera ha fatto sforzi notevoli, ma la situazione peggiora,dunque riteniamo che ci debba essere un corrispondente aumento delle risorse finanziarie statali destinate alle operazioni SAR”.

Per l’incremento delle operazioni di ricerca e soccorso in mare, viene auspicato che “tutti gli stati membri dell’UE ne condividano l’onere finanziario, al fine di scongiurare la perdita di altre migliaia di vite umane”. Nella lettera si suggerisce anche che la comunità internazionale fornisca mezzi alternativi ai migranti per ottenere sicurezza senza dover rischiare la vita attraversando il Mediterraneo su imbarcazioni insicure e viene espressamente chiesto che una tematica così delicata e urgente sia posta all’ordine del giorno del Consiglio europeo e delle riunioni dei ministri dell’UE.

Insomma, la principale richiesta è, in fin dei conti, che rispetto al dramma del Mediterraneo la Comunità Europea non volga, ancora una volta, lo sguardo altrove.

Eleonora Corace

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