Ospite dell’associazione musicale "V. Bellini", al Palacultura, ha suonato una serie di capolavori
MESSINA – Dopo Daria Vasileva (esibitasi domenica scorsa per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo), ecco un’altra eccellente giovane pianista russa, Zlata Chochieva, ospite dell’associazione musicale V. Bellini. Una straordinaria interprete, in cartellone sabato al Palacultura, dei capolavori di Schumann, Chopin e Rachmaninov.
La giovane pianista, ma già assai affermata nella scena internazionale, ha iniziato il suo concerto con uno dei massimi capolavori di Robert Schumann e dell’intera letteratura del pianoforte romantico: Gli “Studi Sinfonici op. 13”.
Completato nel 1835, l’ampio brano si compone di dodici studi, per l’esattezza nove variazioni su un tema di un flautista dilettante, il barone Von Fricken, due studi liberi e un finale, a sua volta tratto da un tema di un’opera di Marschner, “Il templare e l’ebrea”.
Schumann eleva al più alto grado l’arte della variazione, sulla scia dell’ultimo Beethoven, ed i singoli studi sono rappresentativi di tutta la sua poetica musicale: troviamo momenti misteriosi ed inquietanti, come la prima variazione, altri impetuosi e brillanti, alcuni ricchi di pathos, come la seconda, l’ottava e l’undicesima, pagine fra le più intense e riuscite del musicista tedesco, che esprimono una liricità appassionata, quasi patetica (Variazioni Patetiche era infatti il titolo originario dato a questo capolavoro).
L’ultima variazione, la più celebre, ha un carattere marziale e cavalleresco, e conclude trionfalmente la composizione.
In realtà due anni prima della definitiva pubblicazione Schumann eliminò cinque variazioni, aggiungendone otto nuove, e così furono pubblicati i dodici studi sinfonici. Successivamente Brahms, suo amico e allievo, reinserì, come “postume”, le cinque variazioni eliminate da Schumann, e così capita di ascoltare recital pianistici che comprendono queste ultime variazioni e altri che le omettono. La Chochieva ha scelto di eseguire anche queste Variazioni, per fortuna, aggiungo io, in quanto si tratta di brani intensi e raffinati, in particolare, a mio avviso, la Variazione n. 5, davvero incantevole.
Assolutamente fuori dal comune l’intensità dell’interpretazione pianistica dimostrata dalla pianista russa, concentratissima e attenta a mettere in risalto ogni sfumatura di questo capolavoro.
Zlata Chochieva ha poi eseguito lo “Scherzo in mi maggiore” n. 4 op. 54, l’ultimo dei quattro Scherzi composto da Fryderyk Chopin negli anni della maturità. È una pagina di difficile esecuzione, ricca di ornamentazioni e passaggi di ardua difficoltà tecnica nei movimenti estremi, mentre la parte centrale è un dolcissimo canto sognante, tipicamente chopiniano. Per l’esecuzione della Chochieva vale quanto detto a proposito di Schumann.
La seconda parte del concerto è iniziata con l’esecuzione di quattro Preludi di Serghei Rachmaninov, tratti dall’Op. 23, che rappresenta forse la raccolta più felice di preludi del compositore russo. Rachmaninov, a differenza dei suoi coetanei russi Stravinsky e Prokofiev, non seguì le strade moderniste delle dissonanze e dei ritmi forsennati, ma si mantenne nell’ambito del filone tardo romantico, epigono quindi di Caikovskij, ma ancor prima di Chopin. Nei Preludi op. 23 troviamo presenti, oltre gli aspetti virtuosistici, soprattutto quelli più lirici propri del pianismo tardo romantico di questo autore, in ragione dei quali è ancora così amato dal pubblico, e tali caratteristiche si riscontrano agevolmente anche nei quattro Preludi eseguiti, precisamente i nn. 4, 7, 9 e 10.
Ancora di Rachmaninov le “Variazioni su un Tema di Corelli” Op. 42, che in realtà sono variazioni su la “Folia”, una antica danza, pare di origine portoghese, dal cui tema, grave e malinconico, numerosi compositori ne hanno tratto splendide variazioni, come quelle di Vivaldi, di Geminiani, e soprattutto di Corelli, probabilmente le più celebri, da cui il nome di quelle di Rachmaninov. Nelle sue Variazioni il tema, sempre ben riconoscibile, è trattato in maniera per così dire romantica, e sono presenti sia variazioni di carattere assai ritmico, agitate, di estrema difficoltà tecnica, sia variazioni più melodiche e dal ritmo più calmo.
Magistrale l’esecuzione della difficile (soprattutto dal punto di vista tecnico) musica di Rachmaninov, ove la Chochieva ha esibito tutte le sue abilità virtuosistiche, impressionando per la padronanza assoluta della tastiera, e per la disarmante disinvoltura con la quale ha eseguito anche i passaggi più ostici.
Assai difficile anche lo Scherzo da “Sogno di una notte di mezza estate”, una fedele trascrizione per pianoforte, sempre da parte di Rachmaninov, dello Scherzo tratto dalle musiche di scena di Felix Mendelssohn per “Sogno di una notte di mezza estate” (op. 61), un brano dal carattere brillante e fantastico, dal ritmo incessante, quasi un moto perpetuo, e di difficile esecuzione.
Fragorosi applausi del pubblico, impressionato dalla bravura e maturità artistica della giovane Chochieva, al quale la stessa ha regalato un delizioso bis: “Valsa da dor” di Heitor Villa-Lobos.
