L'appello della professoressa Antonia Messina
“Anche l’Università degli Studi di Messina, con le sue attuali competenze, può partecipare alla realizzazione del Foglio 588 – Villa San Giovanni della Carta Geologica d’Italia, da utilizzare per le
specifiche necessità relative alla realizzazione del Ponte sullo Stretto”.
Lo dice Antonia Messina, professoressa ordinaria di Petrologia e Petrografia (UniMe), oggi in pensione, rivolgendosi a Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), Autorità di Bacino della Sicilia, Dipartimento Montagna della Calabria, il rettore dell’Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea, ci componenti dell’area di Scienze della Terra dell’Università di Messina e i prof. Attilio Sulli (UniPa), Rosolino Cirrincione (UniCt) e Rosanna De Rosa (UniCal).
La professoressa Messina è direttrice ed editrice della Collana GeoArt – Aracne Editrice, finalizzata alla realizzazione di opere, “interdisciplinari”, indirizzate alla conoscenza delle alte valenze geologico-architettoniche e Storico-Culturali di siti dell’Italia Meridionale a rischio scomparsa (validamente supportata dagli appassionati studenti dei Corsi suddetti e da colleghi, specialisti dei temi trattati, delle Università di Messina, Catania, Reggio Calabria, Cosenza e Urbino, e da esperti delle Soprintendenze di Messina e di Reggio Calabria); ed è anche promotrice e responsabile Scientifico di due Musei, rispettivamente presso il Parco dei Nebrodi (“Museo di Scienze della Terra del Territorio Calabria Sicilia nel contesto del Bacino del Mediterraneo: Sezioni di Petrografia e Cartografia Tematica”. Sede Alcara Li Fusi-ME) e presso il Comune di Messina (“Museo di Storia Naturale dello Stretto di Messina nel Mediterraneo – Polo di Messina”. Sede Palazzo Weigert).
I primi lavori
“A supporto delle competenze geologico-petrologiche e cartografiche del territorio in analisi, presenti presso l’Università degli Studi di Messina, ricordo che negli anni 1972-73 furono effettuati i primi lavori, pioneristici, su terreni metamorfici e plutonici delle due sponde dello Stretto, da me in collaborazione con colleghi dell’allora Istituto di Mineralogia e Petrografia, sotto la guida di Claudio D’Amico, prof. ordinario di Petrografia e grande geochimico. Dal 1974, dopo il trasferimento del prof. D’Amico, per altri venticinque anni ho continuato la ricerca con un importante gruppo di geologi dell’Università Federico II di Napoli, leader Glauco Bonardi, sull’intero Orogene Calabro-Peloritano anche nel contesto della Geodinamica delle Catene Alpine del Mediterraneo Centro-Occidentale (con collaborazioni per le parti espletate dalla scrivente, Italo-Americane con le sedi di Reston – Virginia, e San Francisco – California, Usa, per la Magmatologia Intrusiva e relative Mineralizzazioni Metalliche ad essa associate; con Alicante e Granada – Spagna e Tetuan – Marocco, per l’Evoluzione Metamorfica Varisica e Alpina dei Basamenti Paleozoici).
Messina leader nel Mediterraneo
Durante questo intervallo temporale la sede di Messina, nei campi della Petrologia e Geologia del Cristallino di detti Orogeni, con me a capo, divenne leader nel Mediterraneo promuovendo, anche, Convegni Nazionali e Internazionali con Escursioni in campo, grazie alla scoperta, della stessa, di nuove Unità Tettoniche e Tettono-Stratigrafiche Alpine, alla ricostruzione dell’Evoluzione Metamorfica-Varisica dei Basamenti Paleozoici, alla scoperta di sovrimpronte Metamorfiche Alpine e di mineralizzazioni metalliche, nonché alla ricostruzione di un nuovo modello dell’Evoluzione Magmatica Intrusiva TardoVarisica, caratterizzante i granitoidi dell’Orogene Calabro-Peloritano, etc.
Gli altri studi
Nel 2000, già cattedratica e ufficialmente responsabile della Geologia del Cristallino dell’Orogene suddetto, sono stata invitata, alla luce dei risultati chiave della ricerca effettuata, dai proff. Fabio Lentini e Serafina Carbone (UniCt), geologi e grandi cartografi dell’intera Sicilia e di tratti dell’Italia Meridionale, appartenenti fino ad allora ad una diversa Scuola di Pensiero, a collaborare per la realizzazione del Foglio 601 Messina – Reggio di Calabria (APAT, 2008; ISPRA, 2022), e, a seguire, del Foglio 587 Milazzo – 600 Barcellona Pozzo di Gotto (ISPRA, 2011) e relative Note Illustrative (rispettivamente APAT, 2008;
ISPRA, 2023 e ISPRA, 2011).
Durante tale ricerca, durata altri sedici anni, fu ricostruita, per la prima volta e, in estremo dettaglio, l’intera struttura della Catena Alpina Peloritana e caratterizzata la composizione e l’Evoluzione Proterozoica/Paleozoica/Cenozoica dei Basamenti e quella Meso-Cenozoica delle coperture, nonché definiti i caratteri dei Depositi Sedimentari da Sintardo Orogeni ad attuali. Il completamento di tale ricostruzione, è stato poi realizzato nelle Unità Kabilo Calabridi delle Note Illustrative della Carta Geologica della Sicilia (2014).
Le conoscenze da me acquisite furono oggetto di insegnamento presso l’Università di Messina nei numerosi Corsi da me effettuati nei cinquanta anni di attività, facendo anche inserire nei nuovi CdS, di cui sono stata coordinatrice, Discipline specifiche e promuovendo, a livello di Ateneo, Scuole Interdisciplinari di Alta Formazione, tra le quali vengono qui segnalati Tre cicli di Dottorato in Turismo, Territorio e Ambiente, il cui filone sui Beni Culturali fu da lei curato, e un Master Biennale sui GeoMateriali utilizzati nel Patrimonio Archeologico e Architettonico dell’Italia Meridionale”.
Cioè l’oste ci sta raccontando quanto è buono il suo vino ….
Il fatto che si studi lo Stretto di Messina non implica, necessariamente, che si debbano coinvolgere sempre le istituzioni di Messina. Si tratta di geologia: servono esperti da qualunque parte provengano.
Mi sembra una difesa dell’orticello, peraltro con riferimenti anche agli anni ’70 (cioè alla preistoria).
Sono completamente d’accordo con te. La modestia non si impara a scuola tantomeno in alcune facoltà.
Ma si configura il reato di lesa maestà? chiedo per una amica autoreferenziale 😀 😀
E’ così che il governo intende creare i fantomatici posti di lavoro.
Questo è il segnale per tutti i muccalapuni
L’evidenza dei Monti Peloritani come catena vulcanica oggi spenta, ma attiva tettonicamente necessita di ascolto. L’autrice del post parla di studi già fatti, che accorcerebbero le ricerche necessarie comunque per realizzare l’infrastruttura, risparmiando soldi e tempo