Matt Dillon: "Fondamentale un festival al Sud"

Matt Dillon: “Fondamentale un festival al Sud”

Domenico Colosi

Matt Dillon: “Fondamentale un festival al Sud”

mercoledì 18 Giugno 2014 - 14:08

Colto e raffinato, amante del jazz e di Fellini, il divo americano dichiara tutto il suo amore per il Festival di Taormina.

Alla terza partecipazione al Festival del cinema di Taormina, l'attore americano Matt Dillon inaugura la Tao Class con un messaggio d'amore che, per chi conosce le difficoltà che incontrano oggi manifestazioni di questo genere, sembra quasi essere una dichiarazione politica: "L'Italia ha bisogno di un festival del cinema al Sud. Vengo qui sempre molto volentieri, la Sicilia è una terra suggestiva, molto cinematografica, conservo dei ricordi bellissimi di questi luoghi: sin dalla mia prima volta, quando Ghezzi era il direttore artistico, ho approfittato di questo evento per fare delle escursioni, sono andato a Noto, a Siracusa, sull'Etna: semplicemente straordinario".

La lezione di cinema, moderata come sempre dal direttore artistico Mario Sesti, si sposta dunque sulle prime fasi della sua carriera, quando da tutti era indicato come l'erede di James Dean: "Ho iniziato con grandissimi registi, come Coppola e Arthur Penn, ho poi avuto diverse fasi, ad un certo punto mi sono avvicinato anche alla commedia, come in "Tutti pazzi per Mary"; ho cercato dunque di esplorare incessantemente tutti gli ambiti dell'industria cinematografica. È il consiglio che do sempre ai giovani: siate curiosi, leggete e scrivete molto, non basta specializzarsi in una materia specifica".

L'attore di "Factotum" e "Crash" si rivela un intellettuale colto e dai gusti raffinati, conosce a menadito la filmografia di Fellini ed è un appassionato di musica jazz: "Proprio la musica sarà il motivo conduttore del mio prossimo documentario, "Gran Fellove", la ricerca delle radici dei ritmi afro-cubani attraverso la storia di un grande talento costretto ad emigrare in Messico per avere la giusta consacrazione. Nel ruolo di attore ho da poco ultimato le riprese di una miniserie televisiva diretta e prodotta da M. Night Shyamalan dal titolo "Wayward Pines"; ormai le migliori intelligenze del mondo dello spettacolo si sono trasferite dal grande al piccolo schermo ed anch'io ho voluto fare un'esperienza di questo tipo".

Le domande sul cinema italiano non lo lasciano impreparato, gli permettono anzi di esporre più approfonditamente gli orizzonti della sua ricerca stilistica: "La mia parola d'ordine è verosimiglianza: i film sono costruiti intorno alle storie dei personaggi, maschere che hanno una propria parabola ed illustrano un percorso esistenziale, umano. È il caso dell'ultima opera di Sorrentino, "La grande bellezza", un film straordinario, molto profondo: il protagonista è un personaggio acuto, brillante, il perfetto narratore di un mondo in trasformazione". Chiusura, come consuetudine, al Teatro antico, dove Dillon si aggiudica il premio Mr. Clifton.

Domenico Colosi

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