Il Lago dei cigni a Tindari: applausi per il corpo di ballo di San Pietroburgo

Il Lago dei cigni a Tindari: applausi per il corpo di ballo di San Pietroburgo

giovanni francio

Il Lago dei cigni a Tindari: applausi per il corpo di ballo di San Pietroburgo

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lunedì 13 Agosto 2018 - 03:40

Straordinario il corpo di ballo di San Pietroburgo, ma costretto a danzare in uno spazio angusto

L’incantevole Teatro di Tindari, la notte stellata di San Lorenzo, la famosissima e indimenticabile musica di P.I. Cajkovskij (Il Lago dei cigni) danzata da uno dei più prestigiosi corpi di ballo del panorama internazionale, le tradizionali e ancora insuperate coreografie di Marius Petipa ……c’erano insomma tutti gli ingredienti per assistere ad una serata memorabile. Invece, grazie ad una incomprensibile organizzazione, l’evento non si è rivelato un flop solo grazie alla straordinaria bravura e professionalità del corpo di ballo russo del Teatro Marinsky di San Pietroburgo. Costretti a danzare su una piattaforma rettangolare sopraelevata rispetto al palcoscenico, appositamente realizzata, che ne ha ridotto le dimensioni di circa la metà, oltre a deturparne la magica bellezza, i ballerini sono stati praticamente ingabbiati in tale struttura, e i loro movimenti, in particolare nelle scene corali, ove il folto corpo di ballo, al completo sul palco in tutti i suoi elementi (ben 38), è stato costretto a danzare e muoversi in spazi angusti, con grave pregiudizio sia della resa individuale dei singoli danzatori, sia soprattutto della resa collettiva, e le splendide scene di gruppo ideate dal grande Petipa – un es. per tutti il grande Valzer iniziale – al posto di trasmettere quella meravigliosa armonia, frutto della simbiosi fra le note di Cajkovskij e il coordinamento dei passi di danza, ha suscitato invece un senso di caotico disordine, con tutti gli elementi del corpo di ballo stretti fra di loro e quasi impacciati (inevitabilmente). Un palcoscenico ridottissimo, quindi, non certo giustificato da una precisa scelta artistica, in quanto la scenografia è stata praticamente inesistente (splendidi invece i costumi). Non conosciamo i motivi che hanno indotto l’organizzazione ad optare per tale scellerata scelta, ci saranno state probabilmente apposite prescrizioni, eppure abbiamo assistito in tutti questi anni a spettacoli teatrali ove veniva utilizzato l’intero palcoscenico, ovviamente con ben altro effetto, e ciò sarebbe stato tanto più opportuno – direi necessario – per la rappresentazione di un balletto. E così il primo dei grandi balletti (seguiranno La bella addormentata e lo Schiaccianoci), di P.I. Cajkovskij, enorme successo alla sua seconda rappresentazione al teatro Marijnsky dell’odierna San Pietroburgo, alla quale purtroppo Cajkovskij non potè assistervi, morto precocemente qualche mese prima, dopo una prima rappresentazione al Bolsoj di Mosca fallimentare, a causa della modesta coreografia e scarsa qualità dei ballerini, è stato sacrificato, fino a quasi comprometterne la sua immortale bellezza, da scelte delle quali vorremmo capirne le ragioni, osservando che, qualora tale orribile pedana sia proprio indispensabile, sarebbe opportuno rinunciare a spettacoli, come il balletto, totalmente inadatti ad essere rappresentati in tale struttura. Non è andata meglio (tutt’altro) per quanto riguarda la sistemazione dei posti: sono stati venduti numerosi biglietti (il Teatro era gremito) per occupare settori del sito estremamente laterali, ove la visione dello spettacolo non può che essere parziale e per nulla godibile, a fronte di numerosi posti centrali, in alto, non concessi alla fruizione per motivi di sicurezza. Ma soprattutto non è stato riservato alcun posto o settore alla stampa (almeno per quanto mi riguarda), al punto che per scrivere il presente articolo ho dovuto assistere a quasi tutto lo spettacolo in piedi! Parlando adesso dell’opera, con il “Lago dei cigni” si porta al massimo livello l’evoluzione del balletto che aveva avuto come precursore “Giselle” del musicista francese Adam – balletto a cui il musicista russo assistette a soli dodici anni e ne fu enormemente colpito. I passi di danza non sono più episodi staccati e fine a se stessi ma fanno parte di uno sviluppo unitario, un elemento del dramma musicale. In Cajkovskij la musica non si limita ad essere mero accompagnamento dei passi di danza ideati dal coreografo, ma assurge a principale protagonista, raggiungendo una intensità di espressione ed una raffinatezza nell’orchestrazione mai udite prima nei balletti romantici francesi, ed infatti dal Lago dei cigni, come del resto dagli altri due grandi balletti di Cajkovskij, è stata tratta una suite per orchestra, che comprende i brani più belli (il tema del cigno, l’elegantissimo valzer iniziale, la famosa danza dei piccoli cigni, ecc.) ancora oggi molto eseguita, anche se non fu realizzata da Cajkovskij. Fra i balletti più celebri ed eseguiti di tutti i tempi, vi troviamo fra le musiche più ispirate del musicista russo. L’elemento fantastico e fiabesco dà modo a Cajkovskij di esprimere tutta la sua migliore vena malinconica e crepuscolare. Il Lago dei cigni è il simbolo della vittoria del bene sul male, della purezza dell’amore assoluto sull’inganno. La favola, resa immortale dalla musica del grande compositore russo, narra la vicenda del principe Sigfried per il compleanno del quale la regina dà una festa al castello, per permettere al figlio di scegliere la sua futura sposa. Il principe però non ha voglia di conoscere le fanciulle invitate al ballo, e preferisce andare a caccia. A questo punto fa la sua prima apparizione il meraviglioso tema, lunare e romantico, brano celeberrimo e indimenticabile, vero leitmotiv di tutta l’opera, che rappresenta i cigni, ovvero le fanciulle trasformate in cigno da un incantesimo del mago Rothbart, che riprendono le loro vere sembianze solo di notte. Fra queste c’è Odette, che racconta a Sigfried del suo triste destino, ed è amore a prima vista. Solo chi amerà la fanciulla di un amore assoluto e fedele potrà rompere l’incantesimo. Il principe allora invita al ballo la fanciulla, ma al suo posto si presenta Odile (il cigno nero) accompagnata dal padre, (il mago), identica a Odette. Sigfried cade nell’inganno e la sceglie come sposa, ma proprio in quel momento da una finestra del castello si vede Odette trasformata in cigno, Sigfried la riconosce e si precipita a cercarla. L’ultimo atto raffigura la lotta fra il principe Sigfried ed il mago (le forze del bene contro quelle del male) e naturalmente la forza dell’amore assoluto trionferà sul maligno. Anche quest’ultima scena è stata alquanto pregiudicata dalla ristrettezza dell’ambito scenico nel quale sono stati costretti a muoversi i due ballerini: in particolare il solista principale Ernest Latypov, nel ruolo di Sigfried, è apparso statico e quasi impossibilitato ad esprimere i prescritti passi di danza, che si sviluppano, secondo l’idea di Petipa, in ampi salti percorrendo da un lato all’altro tutto il palcoscenico. Nonostante tutti i rilievi e le perplessità, non posso che chiudere l’articolo con delle note positive, elogiando lo straordinario corpo di ballo di San Pietroburgo, meraviglioso, per quanto possibile dalle circostanze esposte, nei vari passi corali; bravissime le ballerine interpreti della “danza spagnola”, bravo e applauditissimo il giullare di corte, ma l’intero corpo di ballo è apparso in grande spolvero, con un’interpretazione perfetta e soprattutto di grande eleganza. Un cenno d’obbligo alla solista principale, la straordinaria Tatiana Tkachenko, aggraziato ed elegante cigno bianco, frizzante ed energico cigno nero, che ha incantato il pubblico, con le sue movenze….da cigno, riuscendo a far dimenticare tutti gli ostacoli e gli impedimenti che i ballerini (ma anche il pubblico) sono stati costretti a far fronte. Giovanni Franciò

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