Al Vittorio Emanuele torna la lirica: i “Parenti Serpenti” di Gianni Schicchi, in scena il 15, 17 e 19 febbraio

Al Vittorio Emanuele torna la lirica: i “Parenti Serpenti” di Gianni Schicchi, in scena il 15, 17 e 19 febbraio

Al Vittorio Emanuele torna la lirica: i “Parenti Serpenti” di Gianni Schicchi, in scena il 15, 17 e 19 febbraio

sabato 12 Febbraio 2011 - 13:09

Le due opere di Giacomo Puccini saranno dirette da Palleschi con la regia di Vizioli

La curiosità è inevitabile: come mai -Gianni Schicchi-, l’opera di Puccini che racconta una storia della Firenze del 1299, la vedremo in scena al Vittorio Emanuele ambientata negli anni Sessanta del secolo scorso? Lo ha spiegato il regista Stefano Vizioli durante la conferenza stampa di presentazione della nuova produzione del Teatro di Messina, in cui -Schicchi- è accoppiata a -Suor Angelica-: -Con lo scenografo Ciammarughi – ha detto Vizioli, che nella scorsa stagione a messo in scena a Messina -Madama Butterfly- – abbiamo ambientato Schicchi in una Firenze anni ‘60, in un clima da commedia all’italiana tipo ‘Signori e Signore’ di Germi o ‘Il Boom’ con Alberto Sordi. Abbiamo pensato che avidità e spasmodico senso del possesso non hanno connotazioni temporali particolari: il medio evo di Schicchi è un pretesto e ‘parenti-serpenti’ così si trovano ovunque in tutti i paesi e in tutte le epoche. Il tocco medievale è dato dal mobilio stile neogotico medievaleggiante che si trovava in alcuni salotti buoni della borghesia italiana-. Le due opere del -Trittico- di Puccini (l’altra è -Il tabarro-, rappresentata nell’ottobre scorso insieme con -Cavalleria rusticana-) sono molto diverse tra di loro, se non addirittura contrapposte: -Suor Angelica-, che ha tutti ruoli femminili, si svolge per intero in un convento. -Abbiamo inteso la vita e l’azione di Angelica – ha detto ancora Vizioli – come ‘staccate’ dal mondo delle consorelle, e la scena muta costantemente a seconda delle situazioni psicologiche della protagonista.

In un mondo ‘nero’, che è riflesso della coscienza macchiata, soggetta a perenne senso di colpa ed espiazione, la figura di Angelica si erge a vittima sacrificale di un mondo che le ha chiuso tutte le porte seppellendola nell’immobilità della vita conventuale. Il suo nutrirsi di vita nel ricordo del figlio mai visto si spegne con l’agnizione della morte del bambino-.

Assente a causa di un concomitante impegno il presidente Luciano Ordile, la conferenza stampa era stata introdotta dalla vicepresidente Daniela Faranda, la quale ha sottolineato il fatto che si sia realizzata a Messina una produzione così importante: -È apprezzabile da un doppio punto di vista. Innanzitutto perché si tratta di un allestimento completamente nuovo e di notevole livello artistico e poi perché sono state scelte due opere meno tradizionalmente rappresentate nei cartelloni, che fanno conoscere al pubblico aspetti tutt’altro che minori della grande musica di Giacomo Puccini. Proprio la scelta di produrre ed inserire in cartellone anche opere meno popolari, se ben realizzate come queste, è in perfetta sintonia con le finalità di diffusione, promozione e divulgazione culturale dell’Ente Teatro-.

A sua volta il sovrintendente Paolo Magaudda ha ricordato come un allestimento di questo livello rappresenti sempre un momento di grande e salutare tensione per il Teatro in tutte le sue componenti: -Per questo bisogna tributare un grosso plauso, come sempre, alle nostre maestranze e alla macchina organizzativa e artistica che, in ogni circostanza, riescono a offrire le più ampie garanzie-.

Il direttore artistico per la musica, Lorenzo Genitori, ha ricordato come in questa stagione per la prima volta il -trittico- suia stato rappresentato nella sua interezza a Messina e ha aggiunto: -Suor Angelica e Gianni Schicchi stanno bene insieme perché lontani all’inverosimile; perché coltivano mondi sonori e sentimentali lontanissimi. È meraviglioso poter assistere, nella stessa serata, alla rappresentazione del sacrificio umano e contemporaneamente della grettezza; del dolore e dell’avido furore; della purezza vocale di un ‘tutto voci femminili’ e della scabrezza di un cantato-parlato; di arie pure e distese insieme con martellanti ritmi modali-.

Infatti il Puccini di queste opere è un grande innovatore, come ha ricordato il maestro Carlo Palleschi, il direttore più volta apprezzato alla guida dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele: -È il Puccini della maturità quello che compone questo dittico, è moderno e dissonante, soprattutto nel Gianni Schicchi, in cui non è molto melodioso, mentre in Suor Angelica è più immediato, per quanto sia maggiormente articolato. Puccini è sempre un passo avanti rispetto alla sua epoca, traspare lo splendido drammaturgo che c’è in lui-.

Nel cast spiccano le presenze di Serena Daolio e Cinzia De Mola in -Suor Angelica- e di Domenico Balzani e Giacinta Nicotra in -Gianni Schicchi-. In una compagna molto numerosa, giovane e di grande qualità, ricordiamo ancora Cristina Sogmaister, Rossella Bevacqua, Maria Josè Trullu, Carlos Natale, Francesco Palmieri. Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, Coro lirico -Francesco Cilea-, diretto da Bruno Tirotta, coro di voci bianche -Progetto Suono-, diretto da Giulia Pino.

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