Con -Pianoforte Vendesi- ritorna in libreria Andrea Vitali, uno dei più apprezzati romanzieri italiani.
Pianoforte Vendesi (Garzanti Libri; pp.96 ; € 13.60) è il nuovo romanzo di uno dei più apprezzati romanzieri italiani, Andrea Vitali che ha saputo far propria la lezione di vita (e di scrittura) di due maestri come Piero Chiara e Andrea Camilleri: «tenere sempre i piedi ben piantati nella propria realtà» e il segreto del suo successo è proprio la sua capacità di abbinare ad una prosa fluida e ricca di ironia, le atmosfere e le sfumature di un grande ascoltatore. Una scrittura semplice che va dritta al cuore ma proprio per questo difficilissima da raggiungere, da emulare. Oggi Andrea Vitali continua ad esercitare la professione di medico nella sua Bellano (Lecco) e offre ai lettori di Tempostretto.it la sua ricetta di vita: «L’autoironia mi ha aiutato molto in dei momenti difficili della vita. Il prendersi in giro ti fa stare molto coi piedi per terra, evitando di cadere preda delle illusioni e della vanagloria».
Come nasce “Pianoforte Vendesi”?
«Questa storia è figlia della mia infanzia perché ambientata in questa notte di festa che oscilla fra il pagano e il religioso: la notte dell’Epifania. Un’idea di vecchissima data, maturata nel corso di tutti questi anni, il bisogno di raccontare il mio approccio verso questa festa che si concretizza in una storia dove emergono il sentimento dell’attesa e il timore della delusione».
La storia è ambientata nel 1966. C’è un motivo particolare?
«E’ un anno lontano dalla mia epoca storica ma è stato fondamentale perché in quell’anno crollarono molte delle mie illusioni infantili. Di colpo scoprii che Babbo Natale, i Re Magi e Gesù Bambino non esistevano, erano solo favole belle. Così il 1966 sta a rappresentare il passaggio verso un’età più matura con maggiore coscienza della realtà delle cose».
Ma “Pianoforte Vendesi” non è un racconto pessimista. Anzi, al “Pianista” viene offerta dall’alto una possibilità per redimersi…
«Attraverso le vicissitudini passate in quelle notta il Pianista capisce di non essere in grado di fare il ladro. Gliene accadono di tutti i colori ma tutto serve a far maturare in lui una nuova consapevolezza. Credo che sia una storia natalizia perché la mattina del giorno successivo lui si trova davanti una seconda strada, una nuova possibilità per reindirizzare la propria vita».
Ritorna il personaggio di Gioietta Ribaldi, un cammeo che farà felice i suoi lettori.
«Gioietta era un personaggi piccolo piccolo di Olive comprese. Mi sarebbe piaciuto offrirle più spazio ma non era possibile farlo senza scompensare l’architettura di una storia già complessa. Ma questo personaggio mi era rimasto attaccato e mi dispiaceva averlo liquidato in quelle poche ma significative righe. E poi, per fortuna, è diventata protagonista di Pianoforte Vendesi, una storia meno corposa ma a cui sono particolarmente affezionato».
Da un punto di vista tecnico è molto interessante sottolineare come lei ricrei la magia di quella notte con un’alternanza di silenzi e rumori. Un’accortezza decisiva per rendere l’atmosfera della storia.
«Esatto. Da una parte c’è il paese in festa, ma c’è anche il paese che ha già festeggiato fatto di chi è già scomparso, come la Gioietta stessa, che resta in silenzio. Sin da quando ero bambino ho sempre vissuto quella notte come una festa globale che fosse anche un ricordo per chi non c’era più».
Il paese in festa è sempre la sua Bellano, il suo micro-cosmo, la sua cartina tornasole. E’ importante tenere i piedi ben piantati in quella realtà?
«Per me è davvero fondamentale, sia dal punto di vista personale che narrativo. Tutti quegli scrittori che hanno alle spalle una geografia precisa di riferimento riescono a scrivere molto meglio. Prenda un grande scrittore della vostra terra, Andrea Camilleri, il quale racconta la sua Sicilia al mondo intero. Per me Bellano è come un teatro, un territorio preciso nel quale ambientare le mie storie e credo che aiuti molto anche il lettore a comprenderle appieno».
Al di là delle esigenze economiche, il fatto che continui ad esercitare la professione di medico è importante anche per la sua attività creativa?
«Certamente. E’ il momento in cui avviene uno scambio di idee, fatti ed informazioni fondamentale per la mia scrittura. Non essendo un uomo da bar, durante il mio lavoro mi arricchisco di chiacchiere e spesso da questi incontri vengono fuori degli spunti che divengono storie».
Ciascun scrittore ha un suo tratto distintivo, forse per lei è l’ironia.
«L’ironia ma soprattutto l’autoironia sono state un aiuto decisivo per me e per la mia famiglia durante alcuni passaggi bui. Il prendersi in giro ti fa stare molto coi piedi per terra e a me aiuta a non staccarmi da terra, stando bello tranquillo evitando di cadere preda delle illusioni e della vanagloria».
Andrea Vitali è nato nel 1956 a Bellano, sulla riva orientale del lago di Como, dove esercita la professione di medico di base. Ha pubblicato Il meccanico Landru (1992), A partire dai nomi (1994), L’ombra di Marinetti (1995, premio Piero Chiara), Aria del lago (2001) e, con Garzanti, Una finestra vistalago (2003, premio Grinzane Cavour 2004, sezione narrativa, e premio letterario Bruno Gioffrè 2004), Un amore di zitella (2004), La signorina Tecla Manzi (2004, premio Dessì), La figlia del podestà (2005, premio Bancarella 2006), Il procuratore (2006, premio Montblanc per il romanzo giovane 1990), Olive comprese (2006) e Il segreto di Ortelia (2007), La modista (2008, premio Ernest Hemingway) e Dopo lunga e penosa malattia (2008).
