L’editore Stefano Mauri (presidente del gruppo GeMS) si racconta a Tempostretto.it
10 milioni di copie vendute ogni anno, 9.947 titoli in commercio e ben 1200 novità pubblicate quest’anno per una quota di mercato che oscilla attorno al 12%. Sono questi i numeri del terzo gruppo editoriale italiano, GeMS, così denominato in omaggio ai due fondatori. Nato a Milano il 13 ottobre 2005, la holding, guidata da Stefano Mauri in qualità di presidente e amministratore delegato insieme a Luigi Spagnol amministratore delegato. GeMS, la cui quota di mercato lo porta subito a ridosso di Rizzoli, ha appena aderito al progetto Edigita – Editoria Digitale Italiana (ovvero la prima piattaforma italiana dedicata alla distribuzione degli eBook promossa anche da Feltrinelli, Messaggerie Italiane ed RCS Libri) segno che nonostante i grossi risultati raggiunti nell’anno passato con importanti acquisizioni editoriali (attualmente le case editrici che ne fanno parte sono Longanesi, Guanda, Garzanti, Corbaccio, Nord, Ponte alle Grazie, Salani, Tea, Vallardi, Chiarelettere, cui si sono da poco aggiunte Fazi ,Coccinella e Bollati Boringhieri), GeMS ha ancora “fame” e voglia di crescere. Forse il primato della Mondadori, fra un paio d’anni potrebbe non essere così certo… In un’intervista a tutto campo, Stefano Mauri parla dei sorprendenti numeri del torneo IoScrittore, delle ambizioni legate al mercato degli e-book e dello scontro culturale che oggi dilania il nostro paese: «Aspettiamoci un grande cambiamento».
Ultima in ordine cronologico, la scrittrice iraniana Parinoush Saniee ha ribadito l’inevitabile necessità di lottare per la cultura, intesa anche come vero e proprio mezzo di riscatto sociale. Per Lei che è a capo di uno dei più importanti gruppi editoriali italiani, cos’è la cultura?
«Più che di cultura, in una società multietnica e multi etica quale quella odierna parlerei di culture. La cultura è innanzitutto diversità, ricerca, rispetto dell’altro e del punto di vista altrui. C’è un libro appena uscito da Bollati Boringhieri dello scienziato Michael Tomasello che spiega chiaramente che la cultura è proprio quando gruppi di persone della stessa specie si comportano in modo diverso uno dall’altro. Quel che dice Parinoush Saniee è ancora più vero per le donne nei Paesi nei quali sono emarginate. Si riscattano creando un formidabile network garbato e sottovoce. Sono silenti testimoni del loro tempo. Abbiamo pubblicato moltissimi libri di donne orientali. Fanno sentire la loro voce attraverso la cultura».
Nei loro libri tanto Revelli che Ainis hanno chiaramente evidenziato come il declino della res publica a favore del mero interesse privato, oggi sia non solo palese ma quasi ostentato. Eppure mediante Chiarelettere – che si è ritagliata un’importante fetta di mercato – molti autori e giornalisti hanno trovato il modo per esprimere le proprie denunce. Insomma, c’è speranza che qualcosa cambi?
«C’è uno scontro culturale tra due vere e proprie zolle in Italia. Una concentrata sul privato, sul’apparenza, edonistica, mediatica e molto fisica. Non è tanto che non tollera l’altrui punto di vista è che proprio non gliene importa, non ne vede la necessità. Perché delega tutto ad un capo. L’altra invece si arrovella, dibatte, spacca il capello in quattro e fa cultura. Il punto debole della prima è che corrisponde ad una società utopistica, addomesticata dal marketing. Raggiunge la sua perfezione solo se è totalitaria. Il punto debole della seconda è che è elitaria, la barriera culturale d’ingresso è più alta. Presuppone la comprensione dei diritti altrui, del bene comune inteso anche come comprensione. L’unico punto di forza è che non solo aborre il totalitarismo ma sopravvive anche in forma minoritaria. Aspettando forse tempi migliori? Comunque siamo in un cambio epocale, questa seconda zolla deve passare attraverso un grande cambiamento che ancora non è in vista. Un pensiero capace di contemperare spiriti sociali e spiriti animali. A chi è colto è ben chiaro che una società che pensa all’altro e rispetta le regole finisce per far guadagnare tutti. Bisogna trovare il modo di spiegarlo in modo sempre più semplice».
L’e-book, grazie ai nuovi supporti digitali più pratici e tecnologici, sembra sia prossimo a giocare un ruolo attivo nel mercato editoriale. Il gruppo Gems ci punterà sopra sin da subito o preferite temporeggiare in attesa delle risposte degli utenti? E’ credibile la tesi secondo la quale l’e-book manderà in pensione i libri?
«L’ebook sembra ormai un cammino necessario, del resto è una forma di distribuzione molto efficace ed efficiente. Crescerà, piano piano credo ma non penso che eliminerà il libro, per molti anni sarà solo un modo alternativo di fruirne».
Il torneo letterario “IoScrittore” vanta oltre 1500 iscritti, un vero e proprio successo. Com’è nata quest’iniziativa e, soprattutto, perché l’ha voluta strutturare mixando alla propria scrittura, la lettura e il giudizio del lavoro altrui?
«Perché una caratteristica dei libri è questa: leggerli è la premessa per saperli scrivere. Mentre usare l’automobile o mangiare il formaggio non aumentano la capacità di produrre automobili o formaggio, per intenderci. Dunque abbiamo cercato il manoscritto tra i lettori. Da quel che possiamo vedere i manoscritti più votati sono interessanti e i partecipanti hanno giudicato bene con pochi votanti eccentrici rispetto agli altri. E’ un esperimento che avevo già fatto nel 2000, una mia ideuzza diciamo, che questa volta abbiamo potenziato e raffinato. La rete non è solo un modo nuovo di distribuire i libri ma è anche una fonte di contatti e di conoscenza. E’ bene dunque che anche la rete diventi per noi una fonte di elaborazione culturale».
Con il torneo “IoScrittore”, sin dalla sua lettera aperta agli iscritti, lei si schiera attivamente contro chi pubblica a pagamento, sottolineando che è fondamentale la fiducia dell’editore per il successo del libro. Nei casi di Falcones e Carrisi dopo quante pagine comprese che erano destinati a diventare best-seller?
«Riguardo agli editori a pagamento non ce l’ho in assoluto. Ce l’ho con quelli che frodano gli scrittori facendo leva sule loro ambizioni. Via via che leggevo Falcones e Carrisi la speranza diventava certezza. Non saprei dire esattamente a quale pagina. Forse nel caso di Carrisi, benché avesse un ottimo incipit, essendo un thriller era necessario arrivare in fondo per vedere se la rivelazione dei misteri quadrava. La struttura logica in un thriller è molto importante, viceversa un romanzo storico non è necessariamente logico. E poi devo dire che entrambi i libri più si va avanti più sono belli».
Infine vorrei chiederle, la preoccupa il taglio delle agevolazioni postali? Che ripercussioni ci saranno sulle vostre strategie promozionali?
«Nessuna. Grazie al cielo dipendiamo solo dai nostri autori e dai nostri lettori».
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