Ci scrive un lettore messinese emigrato al nord da 40 anni. E ci invia delle fotografie che dicono tutto: «Qualcuno si ricorda della voragine che si creò in questa scalinata due anni fa?»
Egregio Direttore,
Per motivi di lavoro circa quarant’anni fa sono emigrato al nord ma, ormai in pensione, non perdo occasione per venire a respirare ogni tanto l’aria della mia città natale di cui sono sempre stato puntuale contribuente della tassa rimozione rifiuti solidi urbani.
La prego di voler intendere il termine respirare nel senso più ampio in quanto gli effluvi e i miasmi dell’immondizia accatastata e in putrefazione mal si prestano a tale vitale funzione. Non mi dilungo oltre in questa considerazione perché è ovvio che la situazione Le è perfettamente nota e che le parole non possono illustrare lo scempio perpetrato ai danni dei cittadini messinesi (ma forse più che “cittadini”, e come tali titolari di diritti, mi sentirei di appellarli con l’altro aggettivo che meglio definisce chi è soggetto silenzioso del degrado della città in cui vive e mai fa sentire la sua voce al “monarca” di turno).
Le accludo le fotografie da me scattate nella mattinata del 18 agosto c.a. per illustrare le condizioni di uno scorcio della città. Si tratta della scalinata prospiciente la via Tommaso Taxo che partendo dalla circonvallazione, davanti alla chiesa di “S. Camillo” arriva al viale Principe Umberto. Tale scalinata viene percorsa – nella parte ancora non invasa dalla piante collocate a dimora con grande lungimiranza dall’Amministrazione Comunale – ogni giorno da svariate centinaia di pedoni in quanto consente di tagliare un lungo tratto della circonvallazione che nelle vicinanze forma un’ansa.
Lo stato di incuria e di degrado è solo scalfito dalle foto che certo non possono fare apparire, come in una radiografia, quello che c’è sotto. Circa due anni fa infatti si è aperta una voragine creata dall’erosione dell’acqua piovana che scorre non meglio incanalata sotto e che ha inghiottito un’intera rampa di scala (per pura fortuna non ci sono state conseguenze alla persona che in quel momento stava transitando). Ad onore del vero, gli operai del Comune, in tempi abbastanza celeri, hanno provveduto alla riparazione, ma non mi risulta che, dal punto di vista tecnico, sia stato preso in debita considerazione il problema e il pericolo conseguente, ci sono questioni più grosse da risolvere a Giampilieri. Tutto si è concluso con il riempire di materiale vario la profonda apertura del terreno e con il rimettere in sede gli scalini. Mi chiedo se da qualche relazione emerge il problema dall’acqua che ha già eroso e sicuramente sta continuando ad erodere il terreno con conseguente pericolo di altra ”frana”.
Ma come suole dirsi “occhio non vede …”.
Concludo senza altro aggiungere. Solo a chi non vuole intendere non possono giungere chiare “le parole non dette” e la richiesta di improcrastinabili interventi (che ci si augura non sporadici ma continui nel tempo).
Antonio Gambadoro
Garlate (LC)
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