La regina del thriller inglese, Sophie Hannah, risponde alle domande di Tempostretto.it
E’ appena uscito in libreria il suo nuovo romanzo, Non è lui (Garzanti libri; pp. 450; € 19.60) che ha subito confermato il successo di vendite già riscosso in patria, non a caso Sophie Hannah è considerata la regina del thriller in Inghilterra, nonostante una concorrenza a dir poco agguerrita. La ricetta del suo successo? Semplice ma efficace: «Evito gli affreschi storico-politici e mi concentro sulla trama. Tutte le storie prendono spunto dal mio vissuto ma da lì in poi lavoro di fantasia, portando sulla pagina anche tutte le mie paure. Cerco sempre di scrivere libri che il lettore non vorrà mai metter giù sino all’ultima pagina».
Il tuo libro indaga sulla nascita delle radici del male nell’animo umano. Come nascono le tue storie, cosa ti ispira?
«Traggo sempre ispirazione da qualcosa che mi accade nella vita reale che poi elaboro ulteriormente. Ad esempio penso: e se per caso fosse successo questo o quest’altro? Di solito l’ipotesi successiva è qualcosa che io non farei mai, magari comporta un delitto, però è interessante partire da un elemento reale e aggiungerci qualcosa di fantasia. Ad esempio in Non è lui, la situazione di partenza è quella di una madre che trovava difficoltà nell’accudire i propri figli e che aveva in programma un viaggio di lavoro importante che sembrava impossibile attuare. Per questo pensò ad una vacanza segreta per rilassarsi e ricaricarsi. Ecco, quella madre ero io stessa. Ma da lì in poi ho lavorato di fantasia».
Sally è un misto di insoddisfazioni, segreti e tensioni. Quant’è difficile creare personaggi credibili?
«Sally è basato interamente su di me. Quando i miei bambini erano piccoli ero io stessa ad essere un mix di frustrazione e segreti. Amavo i miei figli in modo sincero e profondo ma l’aspetto dell’accudimento non mi piaceva affatto: ero insoddisfatta perché prima di aver figli non sapevo cosa comportasse e dopo non potevo più tornare indietro…»
E’ stato difficile come madre, dar voce a Geraldine?
«Per dar voce a lei mi sono rivolta alla versione esagerata dei miei periodi più bui, diciamo che è l’estrema conseguenza della mia rabbia covata».
C’è un po’ d’Italia nel tuo libro dato il lavoro di Sally per salvare Venezia. La preoccupa la situazione climatica globale?
«Quando ho costruito il personaggio di Sally, fisicamente e a livello professionale mi sono ispirata ad una mia amica, Caroline, che lavora in un’organizzazione chiamata Venice in Peril, ossia Venezia in Pericolo. Fra l’altro nel mio libro ci sono diverse persone in pericolo che devono essere salvate. Ho scelto per Sally questo lavoro perché volevo che avesse una carriera interessante e per far capire ai lettori quanto le pesasse dover rinunciare al suo viaggio di lavoro per badare ai suoi figli».
Spesso i tuoi libri affrontano le grandi paure comuni. Scrivere per te è una forma di catarsi?
«Direi che è proprio così. A me piace scrivere delle mie paure più profonde. Uno dei temi più ricorrenti dei miei romanzi è proprio il timore che le persone che ci stanno più a cuore possano rivelarsi ben diverse da ciò come credevamo che fossero. Questo potrebbe accadere perché questa persona, il nostro marito o il nostro amante, nasconde un passato ingombrante o una seconda vita ad esempio. E vero, scrivo in senso catartico ossia per togliermi di dosso queste paure infatti tutte le mie protagoniste affrontano durissime prove nei miei romanzi, se la passano davvero male ma alla fine, invariabilmente, ne escono vincitrici. Questa è una regola per me, non la cambierò mai. Mi conforta molto sapere che, alla fine, le mie eroine ce la fanno sempre».
Hai scritto diversi generi: poesie, racconti e romanzi. Come cambia il suo modo di scrivere?
«Per la poesia ambisco alla musicalità, al ritmo del linguaggio. Vorrei che i miei versi dessero piacere al lettore, cerco sempre la rima affinché sia facile tenerli a mente. Nella fiction invece punto tutto sulla trama che deve essere avvincente».
Sei considerata la regina del thriller britannico. Qual è il segreto del tuo successo?
«In realtà penso che ci siano diverse grandi scrittrici in Inghilterra. Se penso ad Agatha Christie mi viene in mente che tutti i giallisti più importanti e conosciuti, adoravano raccontare le loro storie, lo facevano con vero piacere. Alcuni preferiscono concentrarsi su affreschi socio-politici mentre io voglio scrivere dei libri che il lettore non vorrà mai mettere giù. Il mio segreto? Creare una suspense continua».
Sophie Hannah ha trentatré anni e vive nello Yorkshire con il marito e i due figli. È poetessa e autrice di racconti che le hanno valso premi prestigiosi, tra cui il Daphne Du Maurier Festival Short Story Competition.
Un ringraziamento speciale a Chiara Serafin per la traduzione simultanea.
Titolo: Non è lui
Autrice: Sophie Hannah
Editore: Garzanti libri
Pagine: 450
Prezzo: €19.60
Traduzione italiana a cura di Serena Lauzi
