Perché una nuova traduzione dell’Iliade?

Perché una nuova traduzione dell’Iliade?

Perché una nuova traduzione dell’Iliade?

martedì 29 Marzo 2011 - 07:56

Una nuova traduzione, fedele al testo e allo spirito omerico, resa in un italiano fluido ma elegante

Una nuova traduzione dell’Iliade, oggi più che mai, può sembrare un azzardo, una follia. I tempi sono contratti dallo stress lavorativo e anche chi lavora quotidianamente con i libri, purtroppo, spesso deve mettere da parte ciò che vorrebbe leggere per poter rispettare scadenze e le continue nuove proposte editoriali.

Ciò premesso forse è vero proprio l’esatto contrario. Oggi più che mai, i classici potrebbero rappresentare la perfetta via di fuga dallo stress della quotidianità e allora perché sorprendersi per la proposta di una nuova traduzione dell’Iliade, griffata Lepre edizioni (pp. 1216; €28), tradotta da Dora Marinari e curata dalla sua allieva, Giulia Capo?

Alessandro Orlandi, editore de La Lepre Edizioni, introduce questa nuova epopea editoriale.

Riprendo la domanda della sua “Lepre”: Perché ha voluto pubblicare una nuova traduzione dell’Iliade?

Sono stato conquistato dalla fluidità e dalla semplicità di questa nuova traduzione di Dora Marinari, che, pur essendo comprensibile a chiunque, resta fedele al testo omerico e restituisce al testo il sapore e il fascino del racconto dell’aedo. L’immediatezza del testo, che riesce ad avvincere chi legge al racconto epico, non và a scapito della qualità poetica della lingua, che è elegante e piena di pathos. Inoltre il commento di Giulia Capo è una compagnia preziosa per chi si accosta per la prima volta all’Iliade o per chi intende rileggerla dopo molto tempo, perché ci fornisce informazioni indispensabili per comprendere sia la cultura greca che la realtà che fa da sfondo alla vicenda omerica. Per tutti questi motivi abbiamo ritenuto che questa nuova traduzione (e il relativo commento) possano rivolgersi a un pubblico vasto, costituito sia da lettori che intendono rivisitare l’Iliade, sia da studenti e da docenti che utilizzeranno il testo in ambito scolastico.

La riscoperta della cultura classica è un’operazione rischiosa visti i libri che dominano le classifiche di vendita? A maggior ragione è orgoglioso del risultato?

La cultura classica è parte integrante delle nostre radici e del nostro essere cittadini italiani ed europei. I testi omerici, in particolare, appartengono a un periodo arcaico della civiltà occidentale, quello di transizione tra la tradizione orale e la nascita di una tradizione letteraria, e ci aiutano sia a comprendere il nostro passato che ad immaginare il nostro futuro, in un’epoca in cui è difficile rappresentarci un destino comune. I testi che dominano le classifiche certo non ci aiutano in questo… Nell’Iliade, attraverso l’epica, l’affermazione di valori forti , il continuo contatto tra uomini e déi, un popolo ha trovato la propria identità e il senso della propria esistenza. In definitiva siamo orgogliosi di aver pubblicato questo testo, anche per la sua qualità estetica.

Con Dora Marinari, traduttrice di questa versione dell’Iliade, affrontiamo la “revisione” di questo classico, mediante un italiano scorrevole ma elegante. Un compito affatto semplice…

Nella Prefazione, firmata da Eva Cantarella, si afferma che sono tempi difficili per gli studi classici. Perché è importante difendere la cultura classica nelle scuole? Cosa può ancora insegnarci in un’epoca nichilista come quella in cui viviamo?

Su questo sono assolutamente d’accordo con quanto ha affermato l’editore Alessandro Orlandi.

Lei sottolinea che l’Iliade ha una natura “fortemente comunicativa”, un testo celebrativo e polisemantico. Perché ha scelto un linguaggio contemporaneo e “più comunicativo” per tradurla?

Perché considero l’Iliade un testo eminentemente comunicativo, cioè un testo nato per essere diffuso oralmente, tra uditori non acculturati, capace di trasmettere a quegli uditori un intero universo di pensieri, di idee, di sentimenti e di rappresentazioni, anche realistiche, del loro mondo. Mi sembrava fondamentale proprio ridare al testo omerico questa capacità di comunicazione totale, al di là delle differenze culturali, anche immaginando un pubblico “ingenuo”, come quello a cui il testo era originariamente destinato.

Quali erano le insidie di una nuova traduzione di questo capolavoro?

E’ chiaro che in un progetto come questo il pericolo più grande era quello della banalizzazione del testo. Ma è anche vero che se per “banalizzare” si intende utilizzare un linguaggio semplice e diretto, questo è divenuto uno degli obiettivi principali della mia traduzione, che si vuole opporre a ogni versione “paludata” e, per ciò stesso, “infedele”, dei testi classici.

Il Commento è affidato a Giulia Capo, una sua allieva. Com’è nata questa collaborazione e come si è sviluppata?

Giulia non è stata una mia allieva, ma era una docente del liceo Visconti di Roma, nel periodo in cui io ne ero la preside. Abbiamo scoperto con sorpresa e quasi per caso che stavamo entrambe lavorando sull’Iliade. Partivamo forse da due diverse visioni del testo (più “alta” e meditata la visione di Giulia, più immediata la mia). Abbiamo cominciato, quasi per gioco, a confrontare il nostro lavoro e proprio a questo gioco ci siamo progressivamente appassionate fino a che queste due visioni ci sono apparse davvero complementari tra loro.

E infine, decidere di “spezzare la prosa” per imporre un ritmo, dà la sensazione di riscoperta tanto del testo che della sua grande musicalità. Una scelta semplice eppure determinante…

Questa sua domanda è per me un importante riconoscimento al mio lavoro perché la scansione ritmica del testo che ho cercato di realizzare è stata un elemento fondamentale nel mio progetto. Se questa scelta risulta efficace agli occhi del lettore, allora forse il mio lavoro non è stato vano…

Dora Marinari è nata ad Avellino e ha pubblicato numerosi studi di didattica e di italianistica: in particolare su Pascoli, D’Annunzio, Gozzano e la poesia del Novecento.

Giulia Capo. Nata una generazione dopo Dora Marinari, è una di quelle persone che considerano un privilegio e una fortuna lavorare nella scuola.

Dora Marinari e Giulia Capo si incontrano in un liceo romano, l’una preside e l’altra insegnante al ginnasio, e scoprono di essere tutte e due alle prese, in modo diverso, con l’Iliade: Dora Marinari per una traduzione che ne renda lo spessore e la suggestione, ma sopratutto l’immediatezza; Giulia Capo per individuare, partendo dalle lezioni svolte in classe, alcuni temi di riflessione che fanno del poema il punto di partenza della cultura occidentale.

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