L'editor Leonardo Luccone (Nutrimenti) parla di Schillaci - appena candidato allo Strega - e Piccirillo
Continua il viaggio della rubrica Tempo di Libri nel mondo degli editor, nel dietro le quinte dell’ambiente letterario, lì dove si decidono realmente le sorti degli autori e dei loro libri, dove si costruiscono successi e talvolta si incassano anche disfatte. Dopo aver ospitato Giulia Belloni, ( creatrice della collana Iconoclasti per Alet) ho raggiunto Leonardo Luccone, editor della casa editrice Nutrimenti e curatore della collana Gog. Occasione più che propizia per parlare anche di due giovani ed interessanti autori e dei loro libri – Zoo col semaforo (pp. 192; €12) di Paolo Piccirillo e L’anno delle Ceneri (pp. 224; €15) di Giuseppe Schillaci – ma soprattutto perché proprio quest’ultimo è stato appena candidato al premio Strega.
Leonardo il libro di Schillaci ha raccolto ottime critiche e le parole di stima di Consolo. Com’è nato il suo libro?
«La notizia dello Strega ci ha riempito di gioia ma ci ha anche sorpreso. Con Giuseppe ci siamo conosciuti tre anni fa, scoprii che scriveva e in seguito mi propose di curare un editing sul suo romanzo. Tuttavia il suo lavoro non mi convinceva pienamente, mi sembrava ancora acerbo ma ci abbiamo lavorato tanto, con grande cura e intensità, fin quando entrambi abbiamo capito che era giunto il momento, che era maturo e la candidatura allo Strega ha premiato i nostri sforzi. Fra l’altro mi piace sottolineare come Schillaci sia un esordiente piuttosto maturo che, a mio avviso, possiede tutte le carte in regola per partecipare a pieno
diritto a questo prestigioso premio letterario che da qualche tempo
sembra voler valorizzare gli esordienti. Quest’anno ci sono due grandi
favoriti: Avallone e Sorrentino…»
Beh, non si può mai dire…
«Siamo rientrati nei primi diciotto e mi auguro che la giuria di preselezione legga tutti i libri e con cura».
Neri Pozza si è appena tirato fuori dall’edizione di quest’anno…
«Le regole dello Strega sono brutte ma limpide. Neri Pozza come altri editori nel passato, si è voluto tirare fuori dopo un tentativo andato male. Mi auguro che le regole del Premio vadano riviste, mi rendo conto che non è facile perché il problema sono i Quattrocento Amici della Domenica che pur essendo tanti, tutto sommato emergono delle cordate e degli accorpamenti in modo chiaro. Io vorrei che fossero anche i librai a votare, mi sembra assurdo che non ci siano».
Un altro libro importante della vostra casa editrice è Zoo col semaforo di Paolo Piccirillo, sempre all’interno della collana Gog. Un libro che propone un bestiario urbano cui affianca temi di denuncia sociale, in bilico fra fantasia e dura realtà insomma
«Grazie per il complimento. Su Piccirillo ho investito molto, l’ho conosciuto a 21anni e nel tempo ho coltivato la sua scrittura che da subito mi è parsa cristallina. Come dicevi non è solo un bestiario, è un romanzo di grande critica sociale, potrebbe essere un controcanto a Gomorra. Lui non va nel dettaglio, non fa nomi e cognomi ma fa parlare il territorio, con le sue storie di provincia cui affianca elementi di colore. Un libro così è un atto d’amore per la propria terra che Paolo non ha mai dimenticato pur essendosi trasferito a Roma per studiare cinema».
La collana Gog è una vetrina per gli autori giovani ma mi piace sottolineare che c’è anche posto per la narrativa internazionale e anche libri dal taglio saggistico
«La collana nasce con un libro cui tengo particolarmente, l’esordio di Gordon Lish con “Caro Signor Capote”. Si parla di una collana di narrativa che in futuro accoglierà anche saggi, uno spazio aperto dunque. Per adesso ci siamo concentrati su un gruppo di francesi come Claro Christophe (“Madman Bovary”) e italiani. Lo spirito della collana è quello di pescare in tutto il mondo guidati da uno spirito pop, intesa a trasfigurare la realtà, come ha fatto benissimo Piccirillo per descrivere il proprio territorio».
Chiudiamo con una domanda che spicca sul vostro sito (www.nutrimenti.net): Una casa editrice deve avere un’anima?
«Credo che una casa editrice sia la somma dei libri pubblicati posti l’uno accanto all’altro e l’anima debba trasparire dalle loro parole. Per cui serve del tempo per capire quale messaggio l’editore voglia trasmettere ai lettori e a mio avviso non ne si può fare a meno».
