Cronaca

Tra euforia e tensione: l’Europeo vissuto dai messinesi in Inghilterra

Di messinesi che hanno vissuto a Londra e dintorni le emozioni della finale vinta dall’Italia domenica sera contro l’Inghilterra ce ne sono tanti. Storie di ragazzi che da anni vivono e lavorano in terra inglese e che hanno esultato al rigore parato da Donnarumma, risvegliandosi oggi un po’ più felici e tra colleghi non particolarmente contenti per il risultato finale. Tante le esperienze e tanti i contributi raccolti da nostri concittadini, che ci raccontano le loro esperienze.

“Gli italiani erano in una porzione piccolissima di stadio”, racconta Giuseppe, “era impossibile per i calciatori concentrarsi in un clima così ostile. Ma alla fine abbiamo vinto e l’euforia degli inglesi è scomparsa subito dopo l’ultimo rigore, tanto che oltre metà stadio se n’è subito andato via. La serata di ieri poi è stata terribile per il traffico e i mezzi mancanti, ma è stato bello vedere gli inglesi andare via in silenzio. Non ce l’aspettavamo”. Gaetano rincara la dose sull’atteggiamento dei tifosi inglesi: “ieri mattina io sono uscito con la sciarpa per andare a lavorare e tante gente si è congratulata per la vittoria. È stata un’emozione unica, sia la semifinale che la finale. Al momento del rigore parato da Donnarumma siamo esplosi tutti, soprattutto perché dopo il pareggio di Bonucci gli inglesi hanno smesso di cantare. Per noi messinesi che viviamo in Inghilterra è stato qualcosa di incredibile, stupendo, emozionante. Sono davvero senza parole”

Clima diverso nell’ufficio di Federica, che ieri mattina ha mostrato ai propri colleghi un volto dipinto con il tricolore: “nelle scorse settimane la tensione e il compiacimento degli inglesi si sono sentiti tantissimo. Da ieri, invece, non vola una mosca. Domenica sera io e il mio compagno, pur non seguendo il calcio, ci siamo sintonizzati e abbiamo visto insieme i rigori, anche se io non riuscivo nemmeno a guardare. Fino a domenica non si parlava d’altro, ora è un argomento che improvvisamente non viene più toccato dai colleghi”.

“In tanti ci dicevano di stare attenti a dove andassimo con bandiere e maglie perché si rischiava molto facilmente la rissa con i tifosi inglesi meno educati”, racconta invece Emanuele. “Io e alcuni amici eravamo a mangiare in un locale e alcuni inglesi hanno tirato un bicchiere rompendo una finestra. Poi dopo la partita sono scomparsi, gli unici rimasti erano molti aggressivi verso gli italiani che festeggiavano. Non l’hanno presa bene, ecco. Erano troppo sicuri, anche a lavoro erano molto arroganti. Però è anche vero che tutti gli altri erano contro di loro, ragazzi spagnoli, portoghesi, scozzesi, sudafricani, ne ho conosciuti tanti che facevano il tifo per noi”.

Più o meno identico il clima vissuto da Angela e Maurilio: “Non ci sembrava il caso di andare a festeggiare a pub rischiando di sentirci a disagio in caso di vittoria. La città dove viviamo noi si chiama Yeovil e qui la maggior parte è pro Brexit. Ieri si respirava una tensione indescrivibile. Nel dopo partita, poi, le strade erano deserte e silenziose come se fossimo tornati a un anno fa durante il primo lockdown”. Anche a lavoro, non è stato proprio un clima gioioso: “Maurilio dal canto suo non ha ricevuto battute ma anzi silenzi, quando entrava in una chiamata di lavoro in cui si discuteva della partita si ammutolivano e chiudevano la conversazione”. Angela ci scherza su e alla fine ammette sorridendo: “Mi sa che per qualche giorno eviteremo il pub”.