Tre secoli di pianoforte nell’eccellente esecuzione del giovane pianista Nicolò Cafaro

Tre secoli di pianoforte nell’eccellente esecuzione del giovane pianista Nicolò Cafaro

giovanni francio

Tre secoli di pianoforte nell’eccellente esecuzione del giovane pianista Nicolò Cafaro

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lunedì 12 Febbraio 2024 - 11:30

L'esibizione al Palacultura di Messina per la stagione dell’Accademia Filarmonica

MESSINA – Un giovane talentuoso pianista, Nicolò Cafaro, dotato di una eccellente tecnica pianistica, si è esibito sabato al Palacultura di Messina, per la stagione musicale dell’Accademia Filarmonica.

La recensione

Dal Settecento, al Romanticismo, fino al Novecento, la musica pianistica proposta da un pianista che ha dimostrato una versatilità fuori dal comune, considerata soprattutto la sua giovane età (24 anni).

Il concerto è iniziato con l’esecuzione di quattro Sonate di Domenico Scarlatti.

Domenico Scarlatti ha composto 555 Sonate per clavicembalo, che vanno considerate nel loro insieme come un autentico miracolo, a causa della loro unità stilistica – un compendio di ricchezza espressiva, di brillantezza e raffinatezza tali che sembrano essere state scritte tutte nello stesso periodo – comunque dopo il 1730. Si colgono nelle Sonate le influenze mediterranee del musicista, nato a Napoli, vissuto e morto in Spagna, una musica piena di gioia “astratta, incisa nel cristallo di una musica purissima” (Pestelli). Il pianista, in una interpretazione fluida e cristallina, ha alternato una Sonata in tonalità maggiore ad una in minore, e le Sonate scelte sono state la K. 1, in re minore, la K 380 in Mi maggiore, la K 9 in re minore e la K 146 in Sol maggiore, la seconda e la terza sono fra le più celebri ed eseguite.

La Sonatina Seconda per pianoforte solo, KV 259 di Ferruccio Busoni, eseguita dopo Scarlatti, ci trasporta in un’altra dimensione musicale. Si tratta di un brano, in unico movimento, dal carattere misterioso, che alterna momenti lenti, dal carattere tenebroso, ad altri forsennati, ove la tastiera è trattata in maniera percussiva, con passaggi rapidissimi di elevata difficoltà tecnica. È un brano in cui Busoni si avvicina alla musica di Schonberg, ricco di dissonanze e molto libero nella forma, che non fu per nulla compreso dai suoi contemporanei, ora totalmente rivalutato quale capolavoro di grande raffinatezza.

Di Busoni, del quale ricorre quest’anno il centesimo anniversario della morte, anche il brano successivo, “Sonatina super Carmen KV 284 – Fantasia da camera sull’opera di Bizet”. Si tratta di una Fantasia che ricalca le parafrasi d’opera di Liszt, ove i temi sono esposti e si succedono liberamente, arricchiti di passaggi di trascendentale virtuosismo. Vengono utilizzati i temi più famosi dell’opera, da Habanera al Toreador, ma il brano, contrariamente a quanto avviene di solito in questo genere di composizioni, finisce lentamente, con la morte di Carmen, così come finisce l’opera.

Entrambi i brani di Busoni hanno dato al giovane pianista l’occasione di sfoggiare tutto il suo straordinario virtuosismo, mostrando grande sicurezza anche nei passaggi più difficili.

La seconda parte del concerto è iniziata con il grande pianismo romantico, la celeberrima Ballata in sol minore n° 1 op. 23 di Fryderyk Chopin.

Con le quattro Ballate, quattro capolavori assoluti nella storia della letteratura pianistica, Chopin praticamente inventa un nuovo genus musicale (la Ballata), essendo stato il primo a usare tale termine per composizioni pianistiche. Sono brani caratterizzati da molti elementi in comune: vi troviamo infatti l’alternarsi di temi dolci e malinconici ad altri violenti e appassionati; ogni Ballata si caratterizza per la scrittura pianistica complessa ed elaborata, ognuna è densa di pathos, e annovera temi fra i più belli e famosi usciti dalla penna del polacco; tutte le Ballate, infine, si concludono con una coda tumultuosa e drammatica. Si suppone, ma non esistono conferme ufficiali certe, che le quattro Ballate si ispirino ai quattro poemi dello scrittore romantico polacco Adam Mickiewicz, amico di Chopin. La prima, famosissima, ha una parte centrale (il secondo tema, prima espresso con toni lirici, poi drammatici e appassionati) che, secondo il critico Belotti, “è una delle concezioni più sublimi di Chopin”. Per gli appassionati di cinema, è il brano suonato da Wladyslaw Szpilman davanti al generale nazista, in una delle scene memorabili del film “Il pianista” di Roman Polanski. Anche nell’esecuzione di Chopin Scafaro ha mostrato le sue notevoli qualità, non solo dal punto di vista tecnico (la coda finale del brano è davvero ostica) ma anche sotto il profilo interpretativo, nel rendere in maniera intensa i contrasti fra i temi dolcissimi e i momenti “selvaggi” che caratterizzano la Ballata.

Infine, di nuovo un autore del Novecento, Alexander Skrjabin, del quale il pianista ha eseguito due Studi dall’Op. 8, il n. 4 e il n. 5, e la Sonata n. 5 Op. 53 in fa diesis.

L’Op. 8 contiene alcuni dei brani più riusciti del compositore russo; il quinto e il sesto Studio, in particolare, si ispirano ancora al pianismo di Chopin, hanno carattere melodico, direi post-romantico. La Sonata n. 5, invece, fa parte di un’altra fase compositiva dei Skrjabin; si tratta di una Sonata, in un unico movimento, definita da alcuni “visionaria”, che denota un linguaggio musicale rivoluzionario e moderno, ove si possono cogliere anche quelle tendenze al misticismo che influenzarono Skrjabin nell’ultimo periodo della sua vita.

Eccellente l’interpretazione di Cafaro della musica di Skrjabin, molto applaudito dal pubblico, al quale ha concesso due splendidi bis: uno Studio di Kapustin, dal forte andamento ritmico quasi jazzistico, e, per contrasto, il Valzer in la minore Op. 34, n. 2 di Chopin, il più malinconico, e forse il più bello, dei valzer composti dal musicista polacco.

Un commento

  1. ANTONIO BARBERA 12 Febbraio 2024 12:17

    Splendido Concerto di un giovane e talentuoso pianista .

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