Tumore alla prostata, ospedale e territorio devono integrarsi

Tumore alla prostata, ospedale e territorio devono integrarsi

Redazione

Tumore alla prostata, ospedale e territorio devono integrarsi

martedì 14 Febbraio 2023 - 18:20

Esperti a confronto per fare il punto su quello che è il cancro più diffuso tra gli uomini e che in Sicilia conta 2230 casi.

ENNA – Non funziona l’integrazione tra ospedale e territorio nel nostro sistema sanitario specialmente per quanto riguarda il tumore alla prostata. Spesso si perde tempo e si devono affrontare liste d’attesa e superare iter amministrativi tra Asp, ospedali, cliniche o centri convenzionati e medici di medicina generale sempre più “burocratizzati”: i pazienti diagnosticati devono ricominciare il percorso di cura una volta indirizzati dal chirurgo o dallo specialista per una determinata terapia.

A questo si aggiunge la nota carenza di organici medici e infermieristici e la disomogeneità tra provincie in termini di apparecchiature tecnologiche e strutture con disagi per chi deve spostarsi da una città all’altra. Problematiche e criticità emerse da tempo con grande evidenza anche in occasione della pandemia che ha sviscerato alcune delle falle principali dell’SSN e che adesso possono essere parzialmente risolte dal PDTA, il percorso diagnostico terapeutico assistenziale voluto dall’Assessorato regionale alla salute per facilitare l’utente e offrire prestazioni più veloci e qualificate, grazie alla multidisciplinarietà garantita ab initio.


Oncologi, urologi, radioncologi, patologi, genetisti, medici nucleari, biologi molecolari, psiconcologi si sono riuniti all’Hotel Federico II di Enna in occasione del terzo appuntamento “Il Carcinoma della prostata oggi… tra percorsi diagnostico-terapeutici corretti e innovatività” promosso dal coordinatore della Rete oncologica siciliana, Vincenzo Adamo e dal referente della Rete per il carcinoma della prostata Nicolò Borsellino e organizzati da Motus Animi, con l’obiettivo di approfondire anche le novità diagnostiche e terapeutiche della patologia.

Rischia un siciliano su 10

“Un siciliano ogni 10 ha il rischio teorico di avere una diagnosi di questo tipo nel corso della sua vita – ha spiegato Adamo – dalla nascita agli 84 anni con picchi tra 70 e 74. In Italia nel 2021 contiamo 7200 morti, con una sopravvivenza a 5 anni del 91% e 564mila con questa diagnosi; nel 2020 sono 36mila i nuovi diagnosticati grazie allo screening precoce che consiste nel dosaggio del PSA, esame digitorettale, ecografia prostatica e biopsia sotto guida ecografica”.

La diagnosi possibile, in Sicilia

Si è fatto il punto anche sul Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale voluto dalla Regione Siciliana per offrire un iter multidisciplinare e di alto livello clinico ai pazienti: “Nella nostra Regione la recente approvazione del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale – ha evidenziato Borsellino – frutto del lavoro del coordinamento della rete oncologica siciliana, ha portato alla costruzione di una piattaforma web-based, denominata Prosithe, che sarà presto attiva e consentirà a tutti i centri di accedere alla scheda registrando gli indicatori del PDTA prestabiliti; la Rete dei Centri Specialistici assicura ai pazienti una cura secondo principi di qualità, dignità, sicurezza, multidisciplinarietà solidarietà e formazione”.

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