“U camiddu e l’omu sabbaggiu” tornano, dopo oltre vent’anni a S. Margherita

“U camiddu e l’omu sabbaggiu” tornano, dopo oltre vent’anni a S. Margherita

Matteo Arrigo

“U camiddu e l’omu sabbaggiu” tornano, dopo oltre vent’anni a S. Margherita

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sabato 25 Gennaio 2020 - 08:15

In occasione dei solenni festeggiamenti in onore di san Sebastiano martire, verrà riproposta la storica pantomima musicata “’U camiddu e l’omu sabbaggiu”, memoria del trionfale ingresso a Messina di Ruggero d’Altavilla, nell’anno 1061.

Il 26 gennaio 2020, alle ore 19:30, in occasione dei solenni festeggiamenti in onore di san Sebastiano martire (compatrono della parrocchia e del villaggio di S. Margherita – Messina) dopo oltre vent’anni verrà riproposta la storica pantomima musicata “’U camiddu e l’omu sabbaggiu”, memoria del trionfale ingresso a Messina di Ruggero d’Altavilla, nell’anno 1061.

Le origini storiche

Secondo i testi storici, intorno al 1060, quando la Sicilia subiva da tempo la dominazione araba, il normanno Ruggero d’Altavilla, desideroso di veder nuovamente trionfare la cristianità nella cattolicissima isola, partì alla volta di Messina dopo aver ottenuto la benedizione di papa Nicolò II. Nel maggio del 1061, i soldati dell’Altavilla approdarono nei pressi dell’odierna Tremestieri dove affrontarono le truppe saracene, vincendole. Ruggero, abbandonato il suo cavallo, «accompagnato da molti baroni e dignitari della sua Corte e preceduto da una esultante folla di seguaci, entrò in città dalla strada dei monti a cavallo di un cammello, alla maniera araba» (SALVINO GRECO, 1996) a dimostrazione simbolica del suo trionfo sui musulmani.
Memore di questo episodio il cammello divenne una maschera ricorrente in numerose feste cittadine. Nelle epoche seguenti, difatti, secondo locali declinazioni, questo episodio è stato, ed è oggi, significativamente commemorato a Messina, nei suoi sobborghi e, addirittura, in alcuni luoghi della Calabria.


In una delle più spettacolari forme messinesi, oggi come ieri, “U camiddu e l’omu sabbaggiu” è rappresentato dalla danza di due uomini che indossano ingombranti strutture: «un intreccio di canne e di sottili lamine di alluminio delinea la figura dell’animale, mentre un parallelepipedo di lamine di alluminio protegge il saraceno all’altezza dello stomaco […]. L’intreccio di canne è ricco di petardi, mortaretti, castagnole […]. Non una parola durante il confronto da parte dei due contendenti ma solo gesti a forma di danza» (FELICE AMATO, s.a.). Non si hanno documenti storici che testimonino l’origine della pantomima di presumibile ascendenza medievale; le prime testimonianze dirette, a noi pervenute, risalgono all’inizio del Novecento quando veniva regolarmente danzata a S. Margherita in occasione dei festeggiamenti compatronali di gennaio.


Benché la tradizione sia caduta in disuso nei decenni passati, la memoria degli anziani ha conservato le usanze del rito, tramandandole di generazione in generazione; quest’anno, con la volontà di ristabilire un legame culturale e identitario con il passato, la tradizione è stata riproposta su spinta del parroco, il rev.do sac. Dario Giardina, e del comitato organizzatore della festa.


Domenica 26 gennaio 2020, alle 19:30, al termine della solenne processione della reliquia e dell’antico simulacro di san Sebastiano martire, dopo il trionfale ingresso della statua e la solenne benedizione, i passi del “camiddu e l’omu sabbaggiu” torneranno a calpestare il lastricato di p.za Chiesa a S. Margherita – Messina.

padre Dario Giardina

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