Prefetto per 15 giorni durante il colera del 1887. Ricordo di Achille Serpieri

Prefetto per 15 giorni durante il colera del 1887. Ricordo di Achille Serpieri

Prefetto per 15 giorni durante il colera del 1887. Ricordo di Achille Serpieri

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martedì 29 Gennaio 2013 - 09:33

Giuseppe Tomasello si rammarica per l’assenza, nell’elenco in Prefettura, di Serpieri, a palazzo del Governo dal 6 al 19 settembre 1887, quando in città scoppiò il colera. E’ sepolto nel cimitero di Messina

Da Giuseppe Tomasello riceviamo e pubblichiamo un ricordo del prefetto Achille Serpieri, che fu a Messina per soli 15 giorni, poi colpito dal colera che scoppiò in città.

“Qualche settimana fa mi trovavo in Prefettura e, nell’anticamera del Capo Gabinetto, appeso alla parete, ho potuto ammirare un pregevole lavoro di qualche antico impiegato che elencava i Prefetti succedutisi a Messina dall’Unità d’Italia. Purtroppo, costatavo che all’appello mancava il Prefetto Achille Serpieri. La sua presenza, anche se breve (dal 6 al 19 settembre 1887), coincise con un momento tra i più bui della Messina postunitaria: la grande epidemia di colera del 1887, che fece più di 2300 morti.

Achille Serpieri nasce a Rimini nel 1828. È promosso prefetto nel 1867 e assegnato alla sede di Caltanissetta; spaventose epidemie di colera stanno in quel momento flagellando la Sicilia ed egli riesce a trasformare in ospedale il locale convento dei Cappuccini. Successivamente tiene le prefetture di Reggio Calabria, Sassari, Foggia, Massa Carrara e Cremona. Nuovamente assegnato a Caltanissetta, nel 1878 chiede di essere collocato a riposo. Trasferitosi a Roma, esercita l’avvocatura e si dedica anche all’attività pubblicistica rivelando una notevole competenza nelle materie economiche e amministrative. Nell’estate 1887 è richiamato in servizio da Francesco Crispi, che lo destina a Messina. Poche settimane dopo aver raggiunto Messina viene contagiato anch’egli dal morbo e muore il 19 settembre 1887 (Fonte: www.governo.it). Achille Serpieri è sepolto nel cimitero di Messina.

La cosa veramente triste è che nel quadro cui accennavo, è invece il nome del Prefetto Barone Francesco Brescia Morra, prefetto dal 1885 al 1887, che, allo scoppiare dell’epidemia, subitanei “Motivi di salute” consigliarono di insistere per il suo trasferimento verso Caserta. “Il suo congedo si muta, quindi, in una partenza assoluta da Messina”. (Gazzetta di Messina 05/09/1887).

Il Prefetto Serpieri, invece,“Giunto fatalmente fra noi allo scoppiare del colera, (…), credè propizia la funesta occasione per affermare la sua intelligenza, il suo buon volere, la sua operosità. E, dimentico degli anni, egli si mise all’opera con una febbrile attività – egli era dappertutto, volea provvedere a tutto, accertarsi personalmente di tutto. Ma la sua fibra, pur robusta che fosse, fu meno forte della sua volontà! Attaccato dal male, egli, più pensoso del suo ufficio che della sua salute, non ci badò e continuò a lavorare, finché il male lo invase, e si trincerò siffattamente nel suo organismo da diventare inespugnabile. E lo soggiogò e lo vinse, e alle 10 ½ piantò la sua lugubre bandiera su quel corpo robusto, e su quel nobile cuore. Non è questo il tempo né il luogo di tesser le lodi e levar inni. Acché del resto? Egli è caduto così che ogni parola di lode scemerebbe splendore alla gloria della quale à circonfuso il suo nome, ed efficacia allo esempio che lascia. (…) L’attacco del male in persona del Prefetto, impressionò grandemente la popolazione. La notizia della sua morte (…), à gittato lo sconforto negli animi più vigorosi. Perché, ognuno dispera di vincere gli attacchi del morbo: a vincerlo non bastarono le pronte e sapienti cure apprestate all’alto funzionario. Però coloro che così s’impaurano, non sanno quali fatiche morali e materiali à durato quell’uomo, che non era poi un giovane” (Gazzetta di Messina 20/09/1887).

Da notare anche il telegramma di Crispi, grande amico del defunto, nonché quello di Tito Sermanni Regio Delegato (oggi Commissario) Straordinario della Città al figlio Attilio: “Messina, 21 settembre 1887. (…), Il morbo fatale che così crudelmente affligge questa città, ha spento in breve ora la vita preziosa dell’illustre di Lei genitore Commendatore Achille Serpieri che da pochi giorni assunse l’alto ufficio di Prefetto di questa provincia, al quale lo aveva chiamato la ben meritata fiducia del Governo del Re. Tutti assistemmo in questi giorni di desolazione e di pianto all’opera sua pronta, efficace, amorosa, e tutti abbiamo potuto ammirare come Egli, sprezzando ogni pericolo, e non curante dei sintomi del male che già gli si erano manifestati, a tutto provvedesse di persona per alleviare i danni del terribile flagello e per impedire la sua diffusione. Di Lui può davvero dirsi che morì vittima del dovere, non solo, ma che dette il più splendido esempio di abnegazione e carità cittadina. (…), interprete fedele del sentimento di questa popolazione, io le esprimo (…) le più sincere condoglianze per la gravissima ed irreparabile perdita dell’amato padre suo, tolto così improvvisamente all’affetto dei suoi, ed alla patria, di cui fu uno dei più devoti figli. (…)”.

Spiace che questo nobile funzionario non sia ricordato, soprattutto nella “sua” casa, e nulla è imputabile al Prefetto e agli impiegati della Prefettura di oggi. Tutto è, invece, imputabile a questa Città, che non ha rispetto per il proprio passato, oltre che per il proprio presente e che, negli ultimi 125 anni, non ha trovato il tempo di ricordare quest’uomo, tanto da farne dimenticare perfino l’esistenza.

È mai possibile che fra tutte le vie, molte di queste denominate semplicemente da numeri, tra tutte le rotatorie, tra tutti gli anfratti e sottoscala di cui è ricca la nostra città non si sia riusciti a intitolare nulla a questo eroico funzionario? Naturalmente, rimango a disposizione della Commissione Toponomastica per eventuali suggerimenti sui molteplici personaggi che hanno amato, e sono morti, per questa Città”.

Un commento

  1. Trovo corretto ricordare chi, in questa terra di conquista, ha invece operato con onore e dedizione rispettoso della carica assunta.
    Questa città deve ricordare coloro che hanno fatto bene per l’intera collettività, perché i giovani prendano da esempio per il fare di domani.
    Grazie.

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