Emilio Fragale: Non si vince a tavolino, serve fiducia diffusa nella rinascita

Emilio Fragale: Non si vince a tavolino, serve fiducia diffusa nella rinascita

Emilio Fragale: Non si vince a tavolino, serve fiducia diffusa nella rinascita

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domenica 18 Marzo 2018 - 06:51

Di seguito la riflessione dell'ex city manager in merito alla situazione attuale in vista delle elezioni

Inoltro questa lettera al candidato sindaco di FI e del centro destra. Inoltro, questa lettera al candidato di una FI in fibrillazione (occorre il congresso) e di un centrodestra che deve provare a re-stare unito. La candidatura dovrà essere dichiaratamente di coalizione, una coalizione della responsabilità e della civicita’, una coalizione rapportata agli assetti del governo regionale. Tale dovrà atteggiarsi anche se dovessero registrarsi aperture aliunde e anche se si decidesse di non impiegare i simboli di partito.

Cinque anni fa, il candidato sindaco dello schieramento – allora – più forte, si fermò ad appena 59 voti dalla vittoria al primo turno. Nessuno pensava alla possibilità di vincere al primo turno. Soprattutto, nessuno pensava alla necessità di vincere al primo turno.Al ballottaggio, la contesa si giocò solo per ratificare “dal basso” ciò che era stato deliberato “dal profondo”.

Questo concetto è sfuggito al sindaco in carica. Se lo avesse compreso non avrebbe commesso alcuni errori dall’alto dell’ego: chiudersi nel cerchio magico; mortificare le competenze della città, coinvolgendo in ruoli chiave “fuoriclasse” rivelatisi solo “fuori sede”; sproloquiare su massimi sistemi senza pensare al “prossimo più prossimo”; mostrare insofferenza per i riti e i cerimoniali; ostinarsi ad apparire … apparire guru. Un errore su tutti va annoverato. Avere concentrato nell’uno e trino apice della macchina comunale ogni riflessione, esecuzione, controllo. Errore aggravato dalla mancanza di memoria. Grave non avere rispettato i punti tra quelli di maggiore impatto mediatico (dalle “operazioni verità” alle “flotte comunali”).

Gravissimo non avere realizzato e/o valorizzato nessuna delle proposte/proteste che avevano connotato l’essere ostinatamente contro del guerriero pacifista: Villa Dante, campo Santamaria (ex Gil), Pilone, etc.etc.

Parto dal centro-destra perché il centro-sinistra non mi sembra attrezzato (nonostante la componente accademica o a cagione della componente accademica … dipende dai punti di vista) per entrare in partita.

Non so misurare la forza di Cateno De Luca.

Confido nella possibilità che Pippo Trischitta non si lasci travolgere dal suo stesso impeto.

Non mi impensierisce lo tsunami delle politiche. L’ondata d’urto del M5S, ritirandosi – tra i detriti- lascerà intatte le torrette elettorali presenti nel territorio. Per fortuna e … purtroppo.

L’asticella si è abbassata dal 50 al 40%.

Quei 59 voti mancano ancora per vincere al primo turno.

Allora mancarono ad una conta viziata da eccesso muscolare. A farne le spese un candidato che su piano personale non meritava di essere sacrificato. A farne le spese una città allo sbando. Solo chi non vuole vedere non vede quanta miopia, quanta opacità, quanta sciatteria, quanta supponenza, quanta inconcludenza in #quellichecisonora#peggioridiquellidiprima.

Le distanze possono ricucirsi solo con la chiarezza necessaria sul cosa, come, quando fare. Le liste? Già le liste. Dicono sono pronte. Ai nastri di partenza, in buona parte intravedo solo uscenti, vecchie conoscenze e cognomi in linea con storie di impegno in strada e in aula. Piaccia o non piaccia per le amministrative i cittadini faranno a meno delle piattaforme Rousseau e delle derive anarcoidi digitali. L’effetto trascinamento però potrebbe non essere sufficiente. Per vincere non si dovranno “solo” convincere colonnelli e truppe.

Ecco ciò che nessuno ha mai fatto.

Rispondere in campagna elettorale a ciò a cui bisogna dare una risposta dopo la campagna elettorale. Questa è onestà.

Mi limito ad un copia e incolla di concetti già (inutilmente) espressi. Repetita iuvant. La città ha un irrisolto problema con appartenenza, vocazione e identità. La città è in debito con il dono della geografia, ha smarrito l’essenza di un lembo di terra abbracciato al mare come magnificato da miti, narrazioni e leggende tra il sacro e il profano.

Messina – nel centro e nei villaggi – bella, pulita, verde, solidale, prospera, sicura … e’ possibile!?

Chiedo sin d’ora al “nostro” candidato Sindaco di esplicitare quali misure adottare, quali opzioni esercitare, quali procedimenti istruire, quali leve azionare:

1) per il risanamento economico-finanziario del Comune;

2) per il riordino dell’impianto burocratico del Municipio;

3) per la ottimizzazione del livello di quantità e qualità dei servizi offerti;

4) per l’assetto giuridico e la pianificazione industriale delle c.d. “partecipate”;

5) per la rigenerazione urbana e la salvaguardia dell’ambiente;

6) per la intrapresa produttiva, per lo sviluppo, per il lavoro;

7) per la garanzia di solidarietà sociale da prestare dinnanzi al bisogno, al disagio, alla povertà;

8) per la assicurazione di strumenti di “partecipazione” alle scelte;

9) per la previsione di “tempi della città” sostenibili in materia di viabilità, mobilità, vivibilità;

10) per il recupero e la valorizzazione di ogni bene e di traccia del percorso strategico di coniugazione tra natura, cultura, crescita.

A questo serve il “tavolo”. Non serve per trovare la quadra sulla squadra.

Ripeto. Per vincere non si dovranno convincere colonnelli e truppe. Non si vince “a tavolino”. Occorre fiducia diffusa – a tutti i livelli, a tutte le latitudini – in una rinascita sociale, culturale, economica, politica.

Emilio Fragale

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