cronaca

Viviana e Gioele, la Procura vuole archiviare l’inchiesta: “Nessun depistaggio”. Restituiti i corpi

Viviana Parisi si è lanciata dal traliccio. Nei boschi di Caronia non vi fu alcun “depistaggio”: nessuno sembra aver visto mamma e figlio, né vivi né già morti, nessuno ha spostato il corpo. Sono queste le conclusioni a cui è arrivata la Procura di Patti dopo un anno di indagini. L’ufficio guidato dal procuratore capo Angelo Cavallo ha quindi chiesto l’archiviazione dell’inchiesta e disposto la restituzione dei resti di Viviana e del piccolo Gioele alla famiglia. I Mondello, a ridosso della ricorrenza della scomparsa, potranno adesso seppellire quel che resta di mamma e figlio, per dargli l’ultimo saluto.

Dovrebbe essere un ultimo atto ma la sensazione è che la richiesta di archiviazione avanzata dai magistrati pattesi è destinata a suscitare ulteriori polemiche.

Memore del “caos” generato un anno fa intorno alla vicenda – tante le notizie non fondate che sono circolate sui media – la Procura di Patti ha scelto una nota ufficiale per dare comunicazione dell’archiviazione, spiegando nel dettaglio quali sono gli accertamenti effettuati in un anno di indagine, e perché non c’è alcuna prova scientifica di ipotesi diverse da quella che tutta Italia, nel caldissimo agosto 2020, ha cercato di allontanare: Viviana si è tolta la vita volontariamente, e voleva portare con sé anche il piccolo Gioele. Viviana non stava bene – spiegano i magistrati – e probabilmente la famiglia non si è accorta per tempo della gravità della sua situazione, o comunque non è riuscita a farvi fronte.

Oltre alle analisi scientifiche sui resti dei corpi, sui luoghi del ritrovamento, sul traliccio sotto il quale è stata trovata riversa Viviana, persino sulle larve e sulle pietre del bosco di Caronia, la Procura di Patti svevla oggi di aver attivato anche diverse intercettazioni telefoniche ed ambientali. Ha “spiato” quelli che si aggiravano nella zona: i raccoglitori di sughero, allevatori e pastori, probabilmente anche i soccorritori, passando per tutti quelli che avevano, a vario titolo, un ruolo nella vicenda. Ebbene le cimici non hanno rivelato nulla e quel poco che hanno evidenziato conferma le dichiarazioni rese da tutti i testimoni ascoltati: nessuno ha conversato “allarmato” del caso chock dello scorso agosto, nessuno ha riferito di fatti che potessero far pensare che qualcuno aveva visto qualcosa e lo stava tacendo agli investigatori, nessuno ha parlato di aver nascosto o dover nascondere alcunché.

“E’ possibile affermare, con assoluta certezza, come nella vicenda in esame non sia configurabile alcuna responsabilità dolosa o colposa, diretta o indiretta, a carico di soggetti terzi in relazione alle ipotesi di reato sopra specificate (artt. 605 cp, 575 cp, 328 cp), né ad altre eventuali, diverse fattispecie penali. Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto, nella causazione degli eventi.”, scrive la Procura di Patti.

I reati ipotizzati sono sequestro di persona, omicidio e omissione di atti d’ufficio, il che sembra indicare che gli investigatori hanno vagliato anche l’ipotesi del ritardo dei soccorsi.