Zingaretti a Messina: “Mi emoziona la straordinaria capacità umana di rinascere”

Zingaretti a Messina: “Mi emoziona la straordinaria capacità umana di rinascere”

Emanuela Giorgianni

Zingaretti a Messina: “Mi emoziona la straordinaria capacità umana di rinascere”

sabato 12 Aprile 2025 - 08:30

Per la prima volta come regista, Luca Zingaretti presenta alla Multisala Apollo il suo “La casa degli sguardi”

Messina. “Sono settimane che giro tutta l’Italia per parlare del film, ma proprio nel weekend in cui esce nelle sale mi trovo in Sicilia, parto da qui, è una particolare coincidenza di cui sono felicissimo!”.
Così esordisce Luca Zingaretti, accompagnato dalla giornalista Chiara Chirieleison, per presentare al pubblico – vastissimo – della Multisala Apollo il suo La casa degli sguardi. Per la prima volta alla regia, dopo alcune co-regie tv e corti (aveva già diretto il documentario Gulu, realizzato con Luisa Ranieri e dedicato alla guerra civile in Uganda, e qualche episodio del Commissario Montalbano), Zingaretti dirige una delicata storia fatta di sentimenti, dolore e rinascita.

zingaretti

La casa degli sguardi

Nei cinema dal 10 aprile, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, La casa degli sguardi è la storia di Marco. Marco guarda il mondo con occhi attenti, sensibili; sente tutto, intensamente, sin da quando è bambino. Per questo la mamma, che purtroppo ha perso, sognava per lui un futuro da poeta. Marco, adesso, ha 23 anni e quelle poesie continua a scriverle, anche se da tutto questo forte sentire cerca una via di fuga, e la trova prima nella droga, poi nell’alcol, in una vita sregolata, in un problema dopo l’altro.

Suo padre, però, sebbene spesso sopraffatto da tanto dolore, messo spalle al muro dall’angoscia del figlio, non si arrende. Sempre presente, lotta affinché il figlio ponga fine a questo bisogno di autodistruggersi. Dopo l’ultimo incidente automobilistico di Marco, allora, decide – con l’aiuto del suo editore/manager – di iniziare a farlo lavorare nella cooperativa di pulizie del Bambin Gesù. Così Marco, che era convinto di non sopravvivere ad una esperienza a tal punto circondata da dolore, vedrà, invece, cambiare la sua vita.

Il film – prodotto da Bibi Film e Clemart, con Rai Cinema, Stand By Me, Zocotoco e distribuito da Lucky Red – è tratto dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, anche autore del libro vincitore del Premio Strega Giovani, Tutto chiede salvezza, da cui è tratta l’omonima serie.

Il papà è Zingaretti, il protagonista, Marco, è un incredibile Gianmarco Facchini, solo al suo secondo ruolo cinematografico dopo Adagio. Nel cast troviamo anche, tra gli altri: Federico Tocci (Giovanni), Chiara Celotto (Paola), Alessio Moneta (Claudio), Riccardo Lai (Luciano), Marco Felli (Stefano), Cristian Di Sante (Carmelo).

La scelta di Gianmarco Facchini

Zingaretti racconta un aneddoto proprio sulla scelta di Gianmarco per il ruolo di Marco: “La forza di questo film è Gianmarco come suo protagonista. Per cercare il mio Marco avevo richiesto alle agenzie dei video dove i candidati mi dicessero qualcosa, mi parlassero di loro, o semplicemente mi raccontassero una barzelletta, non dovevano recitare. Dai vari video, scelgo i primi 50 attori che voglio conoscere. Ne incontro 5 al giorno. Il primo giorno arriva subito una capoccia particolare: Gianmarco Franchini. Dopo 40 minuti in cui gli chiedo di interpretare le scene prima in maniera tenera, poi arrabbiata, poi addolorata, lo saluto, mi giro verso la mia casting director e le dico: a questo qua metti un asterisco, ho bisogno di rivederlo, qualcosa mi ha incuriosito.
E avanti il prossimo.
Tok Tok.
Era di nuovo lui, Gianmarco, che mi viene a dire se può riprovare la scena, questa volta, però, a modo suo.
– Perchè, prima non l’hai fatto a modo tuo? – gli dico.
– No, mi sono intimorito – mi risponde lui.
Motore, azione, e… questo ragazzo ha un’anima e non ha paura di farla vedere, ha una purezza, un’innocenza nello sguardo. Sono deciso, non ho bisogno di nessun altro, voglio lui.
Il mio produttore mi dà del pazzo, mi dice che non funziona così, che non posso scegliere il primo che mi piace, devo almeno vedere gli altri. Ma, gli spiego, è esattamente come l’amore, quando ti innamori che fai, ti dici: no, aspetta, prima devo vederle tutte? Non sono facile nelle scelte, ho ritardato a girare scene perchè non trovavo ancora l’attore che cercavo, ma con lui non c’era nient’altro da chiedersi”.

Zingaretti regista

Zingaretti è, infatti, un regista che sa bene quello che vuole, avendo aspettato e desiderato questo momento per molto tempo: “Sono dieci anni che nutro il desiderio di passare dietro la macchina da presa. Questo desiderio è diventato un’urgenza, pensavo più spesso a come girare una scena che non a come interpretarla. Come primo libro di Mencarelli leggo Tutto chiede salvezza, questo però non mi dà suggestioni cinematografiche, solo la voglia da lettore di continuare a scoprire un autore, finché incontro La casa degli sguardi e ne resto fulminato. Parla della capacità straordinaria di rialzarsi in piedi dopo che la vita ci ha dato una bastonata. Quando stai soffrendo, rannicchiato in un angolo, ma in fondo al buio vedi una lucina e capisci che è l’uscita. Così intraprendi quella strada che ti porta a riveder le stelle. Questo tipo di storia mi ha sempre emozionato, colpito, perciò, quando ne ho visto una, l’ho riconosciuta subito, ho detto questa è la mia”. 

E continua: “Ho passato settimane di vera felicità, sia nel montare, sia nello scrivere la sceneggiatura (realizzata insieme a Gloria Malatesta e Stefano Rulli). Era un desiderio, e quando si desidera tanto una cosa e la si realizza si è solo felici. L’unica difficoltà è stata lasciarmi andare dall’essere regista al tornare attore, controllavo sempre come si muovesse la macchina da presa, cosa dicesse Gianmarco. A un certo punto mi sono detto: ora basta, per 5 minuti pensa a recitare, poi la scena la rivedi al video. I miei collaboratori erano disperati, perchè io alla decima ora di lavoro andavo dritto come alla prima, dovevano strapparmi la macchina dalle mani. È quello che succede quando sei felice”.

Una racconto delicato

La regia di Zingaretti è elegante, tenera, delicata, non cerca retoriche, pietismi, non indugia mai nel dolore, non ne fa alcuna manifestazione, lo lascia alla cornice, a descriverlo bastano gli occhi dei protagonisti, i loro sguardi, con grande pudore ma con altrettanto grande onestà.

Il tempo della narrazione di Zingaretti – rispetto, per esempio, a quello di Francesco Bruni, il regista di Tutto chiede salvezza – resta sempre più respirato, quasi sospeso, dilatato, poetico, in una Roma che si mostra anch’essa non nella sua bellezza eterna, ma nella sua autenticità fatta di contraddizioni.

La casa degli sguardi non vuole raccontare un’emozionante storia drammatica, ma mostrare come forza e fragilità siano inscindibili. Zingaretti ci ricorda che c’è il dolore, ma che questo non cancella la felicità o la bellezza; che ognuno è responsabile delle proprie azioni, ma libero di sbagliare; ci ricorda il valore dell’amicizia, dell’amore, del legame tra un papà e un figlio; il senso del lavoro e la sua nobilitazione dell’uomo; ci ricorda il desiderio di esistere, di esserci, la possibilità di rinascere. “Si tratta solo di ricominciare”.

E, così, Zingaretti si congeda: “Il mio film è una casa di tanti sguardi che ho visto, sostenuto, evitato, adorato, temuto, sperato. Se dovesse piacervi, a voi siciliani non dico solo di parlarne e sparlarne, vi dico proprio: trascinate la gente al cinema”.

Un commento

  1. Grande 💯💪

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