"Il lavoro precario nel Messinese e cinque sì per cambiare l'Italia" VIDEO

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Redazione

“Il lavoro precario nel Messinese e cinque sì per cambiare l’Italia” VIDEO

giovedì 06 Marzo 2025 - 09:00

La Cgil lancia la campagna referendaria: dall'occupazione stabile alla cittadinanza

MESSINA – “Cinque sì per cambiare l’Italia”. Su lavoro e cittadinanza: parte la campagna referendaria. Ieri l’assemblea della Cgil di Messina aL teatro di Cristo Re. “Sono cinque i quesiti che puntano a migliorare la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici, dare cittadinanza a chi ancora non c’è l’ha, per dire basta alla precarietà, per garantire tutele, per il diritto alla sicurezza sul lavoro”, comunica il sindacato. “Il tema della liberalizzazione del precariato che ha distrutto il lavoro deve essere un tema di tutti, da oggi parliamo a tutte e tutti, le ragioni della Cgil devono essere un patrimonio collettivo”, ha dichiarato il segretario generale della Cgil Messina, Pietro Patti, aprendo i lavori dell’assemblea con tutte le federazioni di categoria, associazioni e movimenti della società civile.
“I referendum racchiudono temi rilevanti soprattutto per i nostri territori – ha proseguito Patti – dove c’è tanto lavoro precario, dove i diritti sono meno garantiti, dove ci sono tante disuguaglianze, dove tanti giovani sono costretti ad andare via. Contrastare la precarietà continua, costruire condizioni migliori, sono ragioni importanti che devono spingere tutti a votare sì per cancellare leggi sbagliate che hanno smantellato il lavoro e reso il presente e il futuro dei giovani incerto”.
Tra le associazioni presenti all’assemblea, Anpi, Emergency e tante altre che oggi hanno portato il loro contributo e che saranno impegnate con la Cgil Messina nella campagna referendaria.
“Stiamo mettendo in campo una grande iniziativa di democrazia – ha evidenziato il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – concludendo i lavori dell’assemblea – sapendo che questa sfida parla innanzitutto alla Sicilia e al Mezzogiorno, dove abbiamo maggiori condizioni di sfruttamento e precarietà. Gli interventi di oggi ci danno la rappresentazione della frantumazione del mondo del lavoro, in questo caso messinese. Ci danno il senso e la ragione profonda dell’iniziativa dei referendum: mettendo in campo un’idea diversa di Paese, che passa dalla dignità del lavoro. Questo è un referendum che parla molto alla nostra regione dove spesso alla parola lavoro viene associata una condizione di precariato, di condizioni di vita difficili. Per questo noi dobbiamo parlare anche alla rassegnazione, per cambiare queste condizioni. Con i 5 si affermeremo una situazione di Paese più giusta”.

I 5 quesiti referendari

La Corte Costituzionale ha ritenuto validi 5 quesiti referendari per i quali nel 2024 sono stati raccolti 5 milioni di firme.

Così la Cgil: “Ogni anno muoiono 1000 persone sul lavoro. Rendiamolo più sicuro. Cancelliamo le leggi che hanno reso le lavoratrici e i lavoratori più poveri e precari. Rimuoviamo l’ingiustizia che nega il diritto alla cittadinanza a 2 milioni e 500mila persone che vivono e lavorano in Italia”.

  1. Stop ai licenziamenti illegittimi
    Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo.
  2. Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
    Nelle imprese con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione rispetto alla/al titolare. Abroghiamo questo limite, aumentiamo l’indennizzo sulla base della capacità economica dell’azienda, dei carichi familiari e dell’età della lavoratrice e del lavoratore.
  3. Riduzione del lavoro precario
    In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.
  4. Più sicurezza sul lavoro
    Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti. Modifichiamo le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro.
  5. Più integrazione con la cittadinanza italiana
    Riduciamo da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter fare domanda di cittadinanza italiana, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese.

Un commento

  1. Il lavoro precario e’ stato introdotto gradualmente, negli anni, dalla sinistra. Biagi, Treu, Renzi, tutta gente schierata a sinistra. Ma di che cosa stiamo parlando ?!

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