Discarica di Tripi, la Procura: processate imprenditori e tecnici pubblici

Discarica di Tripi, la Procura: processate imprenditori e tecnici pubblici

Discarica di Tripi, la Procura: processate imprenditori e tecnici pubblici

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lunedì 20 Ottobre 2014 - 06:11

Il pm di Barcellona Mirko Piloni ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati per il disastro ambientale al sito di stoccaggio dei rifiuti, scoperto dal Noe dei Carabinieri. Il Gup D'Addea deciderà a dicembre.

Si vada al processo per stabilire se ci sono colpe e di chi sono, per il disastro ambientale della discarica di Tripi, in particolare per il cosidetto secondo modulo. E' questa la richiesta che il pm di Barcellona, Mirko Piloni, ha avanzato al giudice per l'udienza preliminare che si sta occupando dell'inchiesta scaturita dal blitz del Noe del 2012.

Un blitz che ha fatto luce su almeno 10 anni di gestione del sito di stoccaggi rifiuti più vasto della provincia, a tutti i livello. Tra i venti indagati ci sono infatti amministratori pubblici, tecnici, geologi, funzionari comunali, imprenditori del settore. Per tutti è stata ribadita la richiesta di rinvio a giudizio. Il Gup Sara D'Addea deciderá all'inizio del prossimo dicembre.

Gli indagati: Gisella Galante, di Patti; Giovanni Fornaia, di Enna, dipendente di Messinambiente; il dirigente del comune di Messina, Francesco Ajello; Valerio Cigala, di Barcellona; Vincenzo Carditello, di Messina; Antonino Miloro e Antonino Conti, anche loro di Messinambiente; Giuseppe Aveni e Giuseppe Carmelo Sottile, che si sono avvicendati alla poltrona di sindaco di Tripi; Orazio Nicosia della Giano Ambiente; Domenica Lauria, di Matera; Marilena Maccora, di Patti; Alessandro Visalli, di Messina; l'architetto Vincenzo Schiera, di Palermo; l'imprenditore Michele Rotella, di Barcellona; Alfonso Schepisi, di San Piero Patti; Fortunato Lipari, di Tripi; Giovanni Randazzo, di Palermo; Roberto Viani, di Sant'Agata Militello; l'ingegnere Salvatore Antonino Favosi, di Roccalumera.

Due le contestazioni: a imprenditori e gestori del settore smaltimento quella di aver realizzato il secondo modulo della discarica in maniera irregolare, in un sito non a norma, provocando così il disastro ambientale della discarica, praticamente collassata. Ai dirigenti e tecnici pubblici viene invece contestata l'omissione di atti d'ufficio, per non aver controllato che i lavori fossero stati realizzati a dovere. Tra lavori fatti male e troppi "occhi chiusi", ha scoperto il Noe dei Carabinieri, il risultato è che la discarica finiva per inquinare per via del percolato.

All'ingegnere Favosi, che alla scorsa udienza ha rilasciato dichiarazioni spontanee, viene ad esempio contestato di aver rilasciato il certificato di collaudo senza effettuare le prove di tenuta e di funzionalità dei drenaggi o di altre parti impiantistiche.

Quella al vaglio del Gup D'Addea non è l'unica trance processuale relativa alla discarica di Tripi. Sono già a giudizio, ad esempio, tre dei dirigenti comunali sopra citati, imputati insieme all'imprenditore nebroideo La Monica per i lavori di messa in sicurezza in contrada Formaggiara. Su come venivano gestite le discariche di Tripi e Mazzarrà Sant'Andrea, poi, molto hanno svelato i pentiti, dall'ex capodei mazzarroti Melo Bisognano al tecnico di TirrenoAmbiente Enzo Marti.

Difendono gli avvocati Salvatore Salvatore Versaci, Giannone, Giuseppe Carrabba, Tino Celi, Laura Autru, Nino Mormino, Diego Lanza.

Alessandra Serio

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