I medici assenteisti a Letojanni: "lo Stato come bancomat". I particolari

I medici assenteisti a Letojanni: “lo Stato come bancomat”. I particolari

Alessandra Serio

I medici assenteisti a Letojanni: “lo Stato come bancomat”. I particolari

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lunedì 13 Febbraio 2017 - 23:32

Corica e Ferlito resteranno in carcere 3 mesi, ma forse non erano i soli medici a fare i furbetti del badge, al 118 di Letojanni. Ecco perché il giudice ha disposto per loro la reclusione in cella, dopo i filmati e le intercettazioni della Polizia.

Per i due medici assenteisti del 118 di Letojanni si trattava di uno “scarabocchio”. E’ così che loro stessi definivano, nelle conversazioni intercettate dalla Polizia, la firma apposta ai registri di presenza, spesso dall’unico collega presente, a volte al turno successivo, nella riga lasciata fuori dal collega compiacente. Uno “scarabocchio” che ha consentito loro, in almeno quasi 35 notti a testa, in due anni e mezzo, di percepire circa 15 mila euro l’uno per un servizio mai reso. Un servizio delicatissimo, quello di medico di guardia al punto di primo soccorso più gettonato della riviera jonica.

E’ la più dura delle misure previste, il carcere per tre mesi, quella disposta dal GIP Salvatore Mastroeni per i medici Antonio Corica e Antonino Ferlito, rispettivamente di Montalbano Elicona ma residente a Messina e di Santa Venerina, dove Ferlito è stato sindaco.

Il Giudice per le indagini preliminari Mastroeni è lapidario, e spiega perché ha scartato anche l’ipotesi del braccialetto elettronico: hanno continuato a mettere in pratica il loro coprirsi a vicenda anche quando hanno capito di essere sotto indagine, quando i colleghi hanno fatto capire che volevano denunciarli hanno risposto loro con “protervia”, li hanno sfidati. Ma soprattutto, forse non erano gli unici ad assentarsi dal lavoro pur risultando in servizio.

Poi gli metti uno scarabocchio..”,diceva Corica al collega, al telefono. Non sapeva di essere intercettato dagli investigatori del Commissariato di Taormina, ai comandi del dirigente Enzo Coccoli, gli stessi che hanno “beccato” i 65 dipendenti del Comune di Furci Siculo a strisciare il badge in maniera irregolare.

Incrociando le immagini delle telecamere con le celle di aggancio dei tabulati telefonici, i poliziotti hanno accertato che in tutti i casi in cui soltanto uno era effettivamente in servizio a Letojanni, l’altro era a casa propria, rispettivamente a Messina o a Santa Venerina.

In una occasione, una telefonata intercettata nel 2016, è lo stesso Corica a spiegare ad una terza persona qual era il sistema: “Per esempio quando sostituisco a mio compare, siccome io non ci posso andare, ma io lo sostituisco, ci metto la sua firma ed è come se lui c’è. Io lì da mio compare non esisto ci faccio uno scarabocchio, lui mi lascia..anzi manco firma si mette più perciò..vedi io sono lì ma non esisto”.

Uno scarabocchio a spese dei contribuenti, che in caso di bisogno avrebbero trovato un solo medico, in orari notturni, ad un servizio delicatissimo come quello del 118. Mentre l’altro non era neppure ad una distanza di reperibilità, visto le abitazioni di entrambi distano molti chilometri da Leotojanni.

Le intercettazioni telefoniche sembrano indicare che i due medici arrestati ieri non fossero i soli, a “magheggiare” con i fogli firma dei turni. L’indagine sembra quindi destinata ad allargarsi.

Il giudizio del Gip Mastroeni, che ha accolto per intero le richieste del sostituto procuratore Anna Maria Arena, è lapidario: “Va sottolineato come non si tratti di qualche assenza, restando nelle vicinanze pronti ad intervenire. Qui si verte in assoluta mancanza del servizio e in un disprezzo di esso e degli obblighi di carattere eccezionale. Vi è quasi una definitività più che sistematicità nell’agire in violazione della legge e dei doveri connessi alle funzioni, un disprezzo di un lavoro nobile in sé ed indispensabile per sua natura. Si entra in un campo, i reati nella pubblica amministrazione, che andrebbe ridefinito come nuovo campo criminale. La percezione di denaro pubblico con una firma, appena ve ne sia occasione e possibilità concreta, lo Stato come un bancomat ma di più, lo spregio di un giuramento quali medici, la indifferenza ai bisogni dei malati e questo in una fase in cui le cure vengono quasi ridotte, in una fase in cui notoriamente tanti medici sono privi di lavoro”.

Il giudice li interrogherà a partire da domattina. Il difensore del dottore Corica, l’avvocato Filippo Mangiapane, esprime “piena fiducia nel lavoro della magistratura. Il mio assistito avrà modo di chiarire la sua posizione e di spiegare la realtà dei fatti”.

Alessandra Serio

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