La "Matassa" elettorale a Messina, la Procura fa appello per i due appartenenti alle forze dell'ordine

La “Matassa” elettorale a Messina, la Procura fa appello per i due appartenenti alle forze dell’ordine

Alessandra Serio

La “Matassa” elettorale a Messina, la Procura fa appello per i due appartenenti alle forze dell’ordine

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giovedì 09 Febbraio 2017 - 23:36

Slitta la prima udienza del processo con alla sbarra anche Genovese e Rinaldi, mentre la Procura chiede in tempi record il processo di secondo grado dopo la prima sentenza di dicembre scorso. Intanto l'inchiesta su clan cittadini e beniamini politici va avanti.

E' slittata senza nulla di fatto la prima udienza dell'operazione Matassa, l'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sui clan cittadini e i loro affari, nel concitato periodo elettorale tra le regionali del 2012 e le comunali della primavera 2013. Alla sbarra, accanto a nuovi e vecchi nomi della mala locale, anche imputati eccellenti, a cominciare dagli onorevole Francantonio Genovese e Franco Rinaldi.

Il processo avrebbe dovuto cominciare qualche giorno fa ma per un difetto di notifica, eccepito dalle difese, è slittato al prossimo 7 marzo.

Ma la magistratura non sembra voler mollare la "matassa" e i brogli elettorali a Messina. I tempi a Palazzo Piacentini non languono, anzi, si preme sull'acceleratore dove si può.

La Procura ha fatto appello per due imputati le cui posizioni sono state definite lo scorso dicembre col processo abbreviato. Il sostituto procuratore Liliana Todaro, a capo dell'inchiesta sin dall'inizio insieme alla collega Maria Pellegrino, ha notificato l'appello per i due appartenenti alle forze dell'ordine rimaste invischiate nell'indagine. Cioè il poliziotto in pensione Stefano Genovese e il carabiniere Michelangelo La Malfa.

Il primo è stato assolto, il secondo condannato ad 8 mesi per un'accusa, assolto dalle altre due. Un verdetto, quello emesso dal Gup Maria Vermiglio tra Natale e Capodanno scorsi, che non è piaciuto al PM, che ha chiesto il processo di secondo grado in tempi record. Difesi dagli avvocati Salvatore Silvestro, Nino Cacia e Sandro Billè, ora attendono che venga fissata la prima udienza davanti ai giudici della corte d'appello.

L'inchiesta invece va avanti. Se da un lato i primi accertamenti della Squadra mobile sui clan di Santa Lucia sopra Contesse, Camaro e Giostra e i referenti politici, impegnati nelle campagne elettorali 2012-2013, ha portato al processo una sessantina di persone, tra vecchie leve, boss storici, imprenditori giudicati troppo vicini ai pregiudicati, consiglieri comunali ed onorevoli, dall'altro sono ancora in piedi gli ulteriori accertamenti degli agenti e quelli dei Carabinieri sugli altri rioni cittadini e i loro "beniamini" in consiglio comunale e alla Regione.

Alessandra Serio

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