Concorsi truccati, esami comprati: quanti precedenti all'Ateneo di Messina

Concorsi truccati, esami comprati: quanti precedenti all’Ateneo di Messina

Redazione

Concorsi truccati, esami comprati: quanti precedenti all’Ateneo di Messina

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lunedì 30 Settembre 2013 - 20:32

Negli ultimi 15 anni sono state numerose le inchieste giudiziarie che hanno visto coinvolta l'Università di Messina per concorsi truccati e compravendita di esami. Nell'annno in corso si è concluso il processo di primo grado per un concorso condizionato alla facoltà di Veterinaria, che a visto la condanna dell'ex rettore Tomasello. E a luglio l'operazione Campus ha acceso i riflettori sui test d'ammissione alle facoltà a numero chiuso.

Concorsi pilotati, rampolli di illustri docenti imposti nei vari dipartimenti, raccomandazioni, pressioni perfino minacce ed intimidazioni. Non ci ha risparmiato nulla l’Università di Messina negli ultimi anni. Quell’ambiente che qualcuno definì in anni non troppo lontani un “verminaio” continua ad offrire spunti clamorosi per la cronaca giudiziaria. E se non bastano inchieste storiche come l”Aula Magna” periodicamente nuove indagini ci travolgono, ci investono e ci sconcertano per ricordarci che il malaffare è una pianta difficile da estirpare. Basterebbe limitarci al 2013 per fotografare un drammatico spaccato di quanto accade nel nostro Ateneo. Proprio l’anno che fa registrare la fine dell’era Tomasello, rettore sospeso due volte dalle funzioni perché implicato in inchieste giudiziarie, e l’elezione di Pietro Navarra paladino di un nuovo corso di legalità, l’Università di Messina fornisce nuovo materiale alle cronache giudiziarie. Il 20 febbraio è il giorno nero per l’illustre Ateneo peloritano. La prima sezione del Tribunale infligge tre anni e mezzo di reclusione all’allora rettore, Franco Tomasello dei quali due e mezzo condonati. Tomasello era imputato nel processo su un concorso truccato alla facoltà di Veterinaria. Le indagini della Guardia di Finanza consentirono di scoprire che il posto di professore ordinario bandito nel concorso era destinato al figlio dell’ex preside della facoltà, Battesimo Consolato Macrì. Ad incastrare il rettore fu il professor Giuseppe Cucinotta, ordinario di Clinica Chirurgica e Patologia Chirurgica a Veterinaria. Il docente denunciò di aver subito pressioni per condizionare l’esito del concorso a favore del figlio del preside Macrì. Ma quest’ultimo non risultò idoneo e scoppiò il putiferio. Si arrivò perfino vicino alla sospensione del concorso da parte del rettore come emerso in alcune intercettazioni telefoniche. Nel luglio del 2007 scattarono i provvedimenti della magistratura.
Macrì fu arrestato mentre Tomasello fu indagato e sospeso dalle funzioni per due mesi. Molti chiesero le sue dimissioni che non arrivarono nemmeno dopo la condanna a tre anni e mezzo di reclusione ed all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Concorsi truccati, esami taroccati, segnalazioni e spintarelle. Un refrain molto ricorrente all’Università di Messina. Per anni la lente d’ingrandimento della Procura ha monitorato i test d’accesso alle facoltà a numero chiuso con particolare riguardo a Medicina e Chirurgia. Tante inchieste sempre finite nel nulla ma anche tanti roumors sulla regolarità delle prove. E si arriva nel luglio scorso quando la DIA di Messina fa scattare l’operazione Campus. Dopo parecchi anni si torna a parlare delle infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’Università di Messina. Ma l’inchiesta propone anche una compravendita di esami, irregolarità nei test d’ammissione alle facoltà a numero chiuso, minacce ai docenti e studenti disposti a tutto per garantirsi la laurea. Ai domiciliari finiscono il docente di demografia dell’Università di Messina. Marcello Caratozzolo, 47 anni e l’ex consigliere provinciale Dino Galati Rando, 57 anni, già titolare di alcuni istituti scolastici privati. In carcere è stato rinchiuso, invece, Domenico Antonio Montagnese, 50 anni, di Fabrizia in provincia di Vibo Valentia. L’uomo, ritenuto esponente della ‘ndrina locale, sarebbe la mente dell’organizzazione. Si scopre così che grazie all’impiego di apparecchiature elettroniche alcuni candidati vengono aiutati a sostenere i test d’ammissione alla facoltà di Medicina. Era la stessa organizzazione che forniva al candidato un microchip. Un complice all’esterno si attrezzava con un pc, ricercava le risposte ai test e le comunicava al candidato. Questo sistema, che ha funzionato, era però anche il più caro. Per superare i test d’ammissione con questo metodo bisognava sborsare una cifra fra i 30 ed i 50.000 euro. Secondo l’accusa, invece, Caratozzolo interveniva nel filone degli esami universitari. Il docente aveva il compito di avvicinare i colleghi ed ammorbidirli, convincendoli a promuovere questo o quel candidato. Nei giorni scorsi il Tdl ha revocato l’ordinanza di custodia cautelare sia per Caratozzolo che per Galati Rando che sono tornati in libertà.

2 commenti

  1. …ma che dite??? Questi sono solo “CASI ISOLATI”!!!

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  2. NON ABBIAMO SPERANZE!!

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