Intitolato a Domenico Cicciò l'anfiteatro del Palacultura Antonello

Intitolato a Domenico Cicciò l’anfiteatro del Palacultura Antonello

Eleonora Corace

Intitolato a Domenico Cicciò l’anfiteatro del Palacultura Antonello

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venerdì 27 Luglio 2012 - 00:13

Alla cerimonia di intitolazione sulla terrazza del Palacultura hanno preso parte le massime autorità cittadine, dal Sindaco Buzzanca al Prefetto Alecci, passando per l'Assessore alla Toponomastica Muscolino. La targa è stata scoperta dal Sindaco e da Itala Cicciò.

Personaggi come Domenico Cicciò devono essere il faro della Messina del domani”. Così l’Assessore alla toponomastica Giorgio Muscolino, rivolgendosi ad una platea attenta e commossa, composta dalle più alte cariche istituzionali di Messina, dai rappresentanti della stampa locale e da semplici cittadini. Siamo sulla terrazza del Palacultura Antonello, nell’anfiteatro intitolato al giornalista, scrittore e critico letterario Domenico Cicciò. Sono intervenuti prima dell’assessore, alla cerimonia di intitolazione presentata da Milena Romeo, il sindaco Giuseppe Buzzanca e il Prefetto Francesco Alecci. Successivamente il professore Ramires dell’Associazione Vincenzo Bellini, Nino Calarco, direttore in pensione della Gazzetta del Sud, il professore Giuseppe Amoroso e la professoressa Lucrezia Lorenzini. Omaggi istituzionali alla memoria di un grande concittadino da un lato e testimonianze e ricordi dall’altro, il tutto alternato con l’esibizione del Coro Polifonico “Overture” diretto da Giovanni Mirabile ,e dalla lettura di due testi dello stesso Domenico Cicciò, eseguita dall’attore e figlio, Giampiero Cicciò. Il tutto in uno scenario straordinario.

L’architettura del Palacultura, ha fatto e continua a fare discutere molti. Un po’ come per l’Altare della Patria di Roma, c’è chi lo odia e c’è chi lo ama, ma un discorso a parte merita la terrazza dove si dispiega l’anfiteatro. Forse per la vicinanza alle stelle, sicuramente per il meraviglioso panorama che lo incornicia. Lo stretto da un lato che scivola in prospettiva verso la Calabria, mentre dall’altro troneggia Cristo Re. Di lato, in fondo, un muro in cui è stato scritto a murales “No Ponte”, spicca e offre un assaggio di Street Art– del tutto involontario – all’elegante struttura neoclassica. Domenico Cicciò, nato a Nicosia nel 1935, messinese d’adozione, nell’arco della sua troppo breve esistenza riuscì a lasciare un segno indelebile nella storia culturale della nostra città. Fu responsabile della “Gazzetta Letteraria” della “Gazzetta del Sud”, dal 1963 al 1971. Nino Calarco lo ricorda come “un giovane che non era soltanto un giornalista, ma un uomo di cultura”. Una qualità condivisa dalla moglie, Itala Cicciò, che divenne la seconda donna giornalista in Sicilia. Una penna poliedrica, quella di Domenico Cicciò, un “giornalista letterato” , nello stile di un Montanelli o di un Flaiano.

Mi rivelava mondi culturali sconosciuti”, racconta ancora con un accento di stupore il professore Amoroso, “reclutato” da Ciccò per curare le rubriche letterarie e la professoressa Lorenzini sottolinea come sia stato un “antesignano della sintesi tra giornalismo e letteratura”. Ma il valore di una firma così importante per il giornalismo messinese si commenta da sola, leggendone i testi. Ne ha recitati due Giampiero Cicciò, lasciando agli ascoltatori – soprattutto più giovani – il desiderio di leggerne e ascoltarne ancora. Eleganza nello stile e forza negli ideali, è quello che l’articolo “Le maschere della simulazione e l’intervista a Lucio Piccolo, hanno insegnato al pubblico in ascolto. Come ha sottolineato, nel suo intervento, il Sindaco Buzzanca: “Domenico Cicciò ha lasciato presto la città, certo è che non possiamo dimenticarlo”. Il grande giornalista è, infatti, venuto a mancare prematuramente, all’età di trentatré anni, lasciando la moglie e i tre figli. Figli a cui il padre è stato comunque vicino, come ha sottolineato il Prefetto Alecci, “il segno della sua presenza è nei libri degli scaffali, negli oggetti della casa e nei ricordi della madre”. Francesco Alecci ha, inoltre, salutato l’intitolazione di uno spazio pubblico e culturale tanto importante ad una figura come quella di Cicciò, che eccelle nel mestiere e nella virtù, come “una proposta rivolta a tutta la città di risollevarsi con forza”.

La Giunta municipale aveva deliberato l'intitolazione dell’anfiteatro al compianto intellettuale nella seduta del 2 luglio scorso, e la targa è stata scoperta, in conclusione della cerimonia, da Itala Cicciò e dal Sindaco Buzzanca. Commossi fino alle lacrime i famigliari, ma non solo. In sottofondo le note immortali della Casta Diva di Bellini , musica quanto mai amata da Domenico Cicciò. La firma di punta della Gazzetta, inoltre, sarà inserita tra i nomi illustri dell’Albo d’Onore – per l’istituzione del quale è già stata presentata una delibera da parte del consiglio comunale- come spiega il Presidente del Consiglio Comunale Pippo Previti. Portare avanti i propri ideali nell’autonomia della professione e nel rispetto delle opinioni altrui, questo il grande insegnamento che Domenico Cicciò lascia all’intera città. Questo, insieme ai sui scritti che sono, ad un tempo, giornalismo e letteratura. (Eleonora Corace)

FOTO STURIALE

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