Il mito di Chet Baker rivive al Monte di Pietà

Il mito di Chet Baker rivive al Monte di Pietà

Redazione

Il mito di Chet Baker rivive al Monte di Pietà

giovedì 28 Agosto 2014 - 11:09

Lo spettacolo scritto da Raffaella Cannioto fa coesistere diversi linguaggi artistici, dalla musica alla danza, con parti recitate ed affascinanti proiezioni video. L’appuntamento è per le 21 di domenica 31 agosto.

A pochissimo dalla prima, per l’autrice Raffaella Cannioto “Ciao Chet!” è lo spettacolo “multisensoriale” al quale ha dedicato più di un anno di elaborazione e organizzazione e che connette inderogabilmente suo padre e suo figlio, l’uno fonte dell’interesse per le note che l’ha accompagnata per l’intera vita, l’altro cantante con un curriculum già di tutto rispetto. Ed è quest’ultimo, Danilo Cucurullo, voce da baritono ma particolarmente pulita, a ricordare che “Ciao Chet!” è un “omaggio affettuoso” a Chet Baker ma è anche, per lui, un “bel ritorno” nella sua città d’origine, Messina, lasciata il giorno dopo la maturità per proseguire gli studi a Roma, dove tuttora vive e lavora.

Simonetta Pisano che firma la regia racconta: “Scelgo per intuizioni, per accumulo di immagini, per rivelazione di senso”, dice Pisano. “E poi quando ho scelto, quando un copione, una drammaturgia, un progetto m’hanno invaso i pensieri, subentra la logica, la costruzione”. Come se anziché scegliere, venisse scelta. Così è, così è stato fin da subito per “Ciao Chet”. Pisano, che ne ha guidato l’anteprima romana, ne ha condiviso la traiettoria, con affetto e stima per Raffaella Cannioto e Danilo Cucurullo, ora che si prepara il debutto vero e proprio, vi ha portato quel Gianni Fortunato che ha già diretto e da cui è stata diretta, in uno scambio di ruoli che ne ha cementato amicizia e sintonia. “Un incontro multiplo tra attori, musicisti, cantante, ballerine, che prelude all’incontro vero, quello di tutti noi insieme con la platea”, conclude Pisano. E il gioco di specchi, il gioco dei doppi, che è la cifra della sua regia, si replica, si amplia, con Giada Vadalà in scena, in contraltare, a contrappeso alla danza di Federica Vento e Alice Rella, anche coreografa, e nelle luci guidate da Renzo Di Chio mentre l’ensemble musicale fa il cuore dello spettacolo.

Ensemble straordinario, attorno alla voce di Danilo Cucurullo. La formazione “totalmente inedita” del quartetto e la voglia di fare musica insieme, oltre che l’ammirazione per il virtuosismo di Chet Baker, sono gli elementi messi in luce da Andrea Beneventano, in scena al pianoforte. “Rispetto ad altri trombettisti molto tecnici, Baker affrontava melodie e interpretazioni in modo semplice. Ed essere semplice e allo stesso tempo efficace, toccante, bello – dice Alessandro Presti che è la tromba di “Ciao Chet!” – è molto difficile. Impossibile per molti, specie per quelli per cui la musica è prima di tutto tecnica. Possibile per Chet”. “La figura di Chet Baker rappresenta nell’immaginario collettivo il senso del jazz ed uno spettacolo costruito intorno alla sua figura è importante in un momento in cui il jazz sta perdendo pathos, emozione, lirismo”, commenta Nello Toscano, contrabbassista e fondatore dell’Orchestra Jazz del Mediterraneo. “Sì, il jazz sta diventando una attività sportiva – continua Toscano – Ci si ‘allena’ molto e si mette da parte il sentimento”. Quel che non faceva Chet Baker, che ha dato al genere la sua connotazione forse più amata: “molto intimista, molto romantica, un po’ decadente. La mia idea del jazz”. “Questo spettacolo mi ha coinvolto da subito, perché Chet Baker è il massimo, ma c’è dell’altro. Sarà un’occasione per avvicinare nuovo pubblico al jazz”, conclude Mimmo Papa, batterista e direttore artistico della rassegna “Off in Jazz”, organizzata dal Centro Multiculturale Officina di Messina con la collaborazione di Antonella Casuscelli. “È uno scopo che condividiamo tutti, dagli autori dello spettacolo ai musicisti. Al Monte di Pietà gli spettatori vedranno uno spettacolo in cui la danza, la recitazione, le arti visive dialogheranno con il canto e la musica. Si incontreranno diversi tipi di pubblico, l’appassionato di danza entrerà in contatto, magari per la prima volta con un genere musicale nuovo, il nostro. Poi potrà piacergli o non piacergli, ma intanto sarà stato con noi, si sarà avvicinato. Ecco, questa idea mi ha da subito affascinato”.

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