Claudio Bisio: “Orgoglioso della mia generazione”

Claudio Bisio: “Orgoglioso della mia generazione”

Domenico Colosi

Claudio Bisio: “Orgoglioso della mia generazione”

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sabato 13 Giugno 2015 - 22:31

L’attore di “Benvenuti al Sud” ha inaugurato la serie di incontri con i protagonisti del cinema nazionale ed internazionale. Presentato il progetto umanitario di Rosario Dawson e Abrima Erwiah.

Claudio Bisio ha aperto ufficialmente il ciclo di incontri della 61esima edizione del Taormina Film Fest. Lo storico conduttore di “Zelig” si è intrattenuto con decine di ammiratori prima di raccontare con il suo inconfondibile brio le tappe fondamentali della propria carriera: “Ho studiato recitazione al Piccolo di Milano in una stagione particolarmente fortunata per il capoluogo meneghino, un periodo contrassegnato da grande coraggio e voglia di sperimentazione. Con Gabriele Salvatores è nata in quegli anni una collaborazione che ci ha condotto a realizzare sette film: siamo ancora in contatto e presto potremmo tornare a lavorare fianco a fianco per l’adattamento cinematografico di un libro che abbiamo amato entrambi. Un attore chiaramente fa alcuni ragionamenti anche sull’aspetto economico della propria professione: il mio film di maggior successo in questo senso è “Benvenuti al Sud”, un lavoro che mi ha donato un’incredibile popolarità in tutta Italia. Non avrei fatto il sequel, “Benvenuti al Nord”, un’idea della produzione che condividevo solo in parte”.

L’attore originario di Novi Ligure ha analizzato dunque ad ampio raggio l’attuale momento del cinema italiano in relazione ai propri esordi: “Sorrentino e Garrone provano a fare lavori sempre diversi per allargare gli orizzonti del nostro cinema. Sotto questo punto di vista penso che la mia generazione sia stata probabilmente seminale: qualche tempo fa, durante una premiazione al Quirinale, Sorrentino mi ha elogiato per i personaggi che interpretavo a Mai dire Gol alla fine degli anni Novanta. Nella mia carriera ho sempre cercato di essere versatile: dal film premio Oscar “Mediterraneo” alle pellicole con mostri sacri come Risi, Monicelli e Francesco Rosi ho costantemente provato a non restare mai imprigionato in un personaggio stereotipato. Il mio film di cui vado più orgoglioso è “Asini” del 1999: all’epoca fu un fiasco colossale al botteghino, ora è diventato un piccolo cult per l’intero movimento rugbistico italiano

Nel tardo pomeriggio è stata la volta dell’attrice americana Rosario Dawson: arrivata al Palazzo dei Congressi con più di un’ora di ritardo, la diva d’oltreoceano, accompagnata dall’attivista Abrima Erwiah, ha parlato soprattutto del suo progetto per il sostegno alle donne africane in una sala praticamente semivuota. Sensuale musa di Quentin Tarantino in “Grindhouse”, la Dawson è oggi testimonial di diversi progetti umanitari dedicati alle donne vittime di abusi con una particolare attenzione rivolta alla promozione dell'artigianato nei paesi in via di sviluppo. Poche le battute dedicate al cinema: “In passato ho lavorato con Gabriele Muccino, un regista che ammiro per la profondità dei temi che riesce ad affrontare nei suoi lavori. Quando penso all’Italia il mio pensiero va immediatamente a due icone femminili, Sophia Loren e Monica Bellucci, straordinari esempi di stile ed eleganza”.

Nella giornata di domenica spazio al primo film in concorso (“Beyond the Reach” di Jean-Baptiste Léonetti) subito prima dell’incontro con “I soliti idioti” Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli (Palazzo dei Congressi, ore 20). In serata al Teatro Antico proiezione del film “Torno indietro e cambio vita” dei fratelli Vanzina con Raoul Bova e Giulia Michelini.

Domenico Colosi

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