“Centomila, uno, nessuno”: l’inconscio di un autore

“Centomila, uno, nessuno”: l’inconscio di un autore

Tosi Siragusa

“Centomila, uno, nessuno”: l’inconscio di un autore

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giovedì 25 Agosto 2016 - 22:03

Se la psiche dei personaggi riportati nei testi e rappresentati da Pirandello è intessuta della stessa esistenza dell’autore. Riflessioni a cura di Tosi Siragusa

Il Teatro Greco di Tindari, per la stagione del festival Teatro dei Due Mari nell’ambito del Tindari Festival, ha ospitato lo scorso 21 agosto una mise en scene, il cui titolo è tratto parafrasato dal celeberrimo romanzo pirandelliano “Uno, nessuno e centomila” (nel testo scritto e diretto da Giuseppe Argirò) abilmente condotta da Giuseppe Pambieri.

Si tratta in realtà di una sorta di percorso nel multiverso del grandissimo premio Nobel, fra le pieghe e le piaghe della sua quotidianità, nella sua immensa opera, del suo pensiero. L’esplorazione è minuziosa e scandaglia gli aspetti meno noti, come il rapporto fra lo scrittore drammaturgo e la sua fedele domestica Maria Stella, che ebbe una parte importante nell’immaginazione religiosa e nella formazione umana dell’autore e nutrì il suo magico universo popolare e quello con il suo precettore detestato, custode dell’apprendistato culturale pirandelliano. Sono stati poi indagati gli anni giovanili dell’autore, il suo conflittuale rapporto con l’opprimente figura paterna, con la disattenta madre, i soggiorni, romani e tedesco, i multiformi amori quasi immagine del suo ossessivo mondo interiore e della sua complessa psiche: dalla ragazzina Giovanna, passando per la cugina e l’amore di Bonn, fino a giungere alla moglie Antonietta, figura altamente problematica. Sono stati omaggiati anche i suoi tre figli, Stefano, Lietta e Fausto, ciascuno con una propria peculiarità. Un viaggio attraverso l’uomo Pirandello, passando per le sue opere, la poesia, la narrativa e il teatro, con i personaggi che conquistano il palcoscenico prendendo vita e parola, dal Padre dei “Sei personaggi” al “Fu Mattia Pascal” passando per “Enrico IV” a “Così è (se vi pare)”, “Il giuoco delle parti”, “Il berretto a sonagli” e “L’uomo dal fiore in bocca”.

L’amore, la morte, come la follia e l’incombente tragedia risultano al centro delle storie, grandi temi veramente, non trattati in scala ridotta come spesso oggi accade o come patetiche miniature, ma temi importanti che sgorgano quasi freudianamente dall’inconscio dei rispettivi personaggi, che risultano per questo estremamente attuali, tanto da aver condizionato tutto il teatro contemporaneo. In conclusione, la riflessione, che potrebbe “prima facie” apparire scanzonata e umoristica, ha toccato sovente anche le corde dell’ironia e della drammaticità.

Tosi Siragusa

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