Moni Ovadia: "Si è clandestini solo quando si smarriscono le proprie radici"

Moni Ovadia: “Si è clandestini solo quando si smarriscono le proprie radici”

Tosi Siragusa

Moni Ovadia: “Si è clandestini solo quando si smarriscono le proprie radici”

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lunedì 24 Agosto 2015 - 07:01

Intervista a Moni Ovadia in occasione dello spettacolo “Anime migranti” andato in scena il 21 agosto nell'incantevole scenario del Teatro Antico di Tindari

Intervistare Moni Ovadia, geniale ed eclettico artista – già cantante, esecutore musicale e poi drammaturgo, attore teatrale e cinematografico – è la realizzazione di un piccolo sogno. Questa intervista è stata predisposta prima della messa in scena sul palcoscenico tindaritano, nell’ambito del “Festival teatro dei due mari”, di “Anime migranti” operina per voci recitanti e orchestra popolare, dalla quale si attendono gradevoli sorprese; il progetto è di Mario Incudine, con la condivisione di Moni Ovadia e gli interpreti sono M. Ovadia, M. Incudine e Annalisa Canfora, su testi curati da Mariangela Vacanti, musiche originali di M. Incudine, maschere di Elisa Savi e una nutrita schiera di musici, Antonio Vasta, Antonio Putzu, Pino Ricosta, Manfredi Tumminello, Emanuele Rinella. Siamo nello splendido teatro greco e mentre con i suoi occhi penetranti mi sta attraversando ,mi appresto a formulare le domande.

Vorrei mi potessi trasfondere una minima parte della potente energia che ti anima… da ogni tua opera traspare una passione (quasi inaccessibile a noi umani) e l’armonia è il collante che tiene insieme tutte le anime, i multiversi dei tuoi spettacoli….. cosa ci puoi confidare a tal proposito?

Ti ringrazio….. in realtà sì, sono animato da una urgenza di autenticità e puro sentire, direi da onestà intellettuale, per comunicare valori, emozioni, credo che dall’universale ognuno debba rintracciare il proprio particolare.

Questa rappresentazione, definita operina di musiche e parole, è stata presentata il 22 agosto al tempio di Hera, un altro grandioso sito archeologico del demanio culturale regionale, Selinunte…. La scelta delle location è per te prioritaria per veicolare i tuoi messaggi?

In generale ritengo che laddove una comunità di ascoltatori si aggrega per riconoscersi, là ci sia teatro. Il teatro diviene sacrario della centralità umana, ma questi luoghi hanno anche un valore aggiunto: se, come diceva Kantor, il teatro si colloca fra arte e vita, ciò risulta ancor più vero fra queste terre millenarie, che tante civiltà hanno attraversato…. Ci sono, ritengo, dei luoghi dell’anima, privilegiati.

La fratellanza dei popoli sembra centrale nel tuo impegnato e mai pesante progetto artistico, che vive in questo continuum, che è ricerca di condivisione di quel bene comune che, per te, sembra essere l’universo, è così?

Sì, e questa Sicilia, che canta per chi è partito e per chi disperatamente cerca di arrivare, è davvero un mattoncino, collocato per evidenziare il sogno, l’utopia della costruzione di una società giusta, eguale, fatta di mente, cuore e viscere….in questo senso ho sempre immaginato la Sicilia come iperbole, ove tutto, in positivo ed in negativo, ha un valore amplificato.

Questo riuscito connubio con Mario Incudine, come già accaduto con Mara Cantoni e Roberto Andò, credi avrà un seguito? Su cosa basi le tue scelte artistiche? È per te più importante la sintonia con gli altri componenti il cast o la ricerca di un prodotto artistico che senti affine alle tue corde?

La sintonia fra noi è tale che posso dire che ci sarà altro…. In ogni caso un filo rosso progettuale è possibile solo laddove, per comunione di sentire, si intravede l’orizzonte di un agire costruttivo di vita e di un sincero rapporto generazionale.

L’esperienza teatrale de “Le supplici” in terra siracusana, con le sue contaminazioni dell’opera eschiliana, cosa ti ha lasciato? Credi che i classici possano essere validamente rivisitati? Mi è sembrato che la “mise e n scene” abbia voluto rappresentare un rifiuto della tradizione, divenuta ingiunzione, che avrebbe portato quelle donne a subire il giogo di angosciose nozze con uomini non amati…. È un tema tragicamente attuale in molti continenti e paesi….

A Siracusa ho avuto oltre che una valida esperienza professionale, una relazione umana irripetibile, anche con i ragazzi dell’Inda…. È intercorsa cioè una felice gemmazione e germinazione. La messa in scena eterodossa in lingua siciliana e greco moderno, probabilmente è molto più vicina al greco arcaico della lingua italiana. Non ritengo possa riscontrarsi “contaminazione” in senso spregiativo, laddove un classico sollecita le interpretazioni; i classici sono sempre una spanna più su rispetto a noi, costituiscono i nostri modelli da cui partire, validi paradigmi.

A tuo avviso il mondo sta mettendo la sordina alla problematica degli ultimi, che essendo nell’universo globalizzato ormai consapevoli delle assolute diseguaglianze socio economiche, giustamente non riescono ad accettarlo e si ribellano….non ti appare questo come un tracollo annunciato? Lo scarto fra chi ha accesso e chi no al benessere, sembra incolmabile…. Del resto anche le schegge impazzite sono ormai tante da poter generare un conflitto mondiale, e non si intravede nello scenario mondiale un Churchill dei nostri giorni.

Proprio così… credo che oggi la globalizzazione abbia generato mobilità, solo in senso di mercificazione… e questo intollerabile stato di cose intanto è imploso; non intravedo ai nostri tempi a livello mondiale una personalità di spicco che possa validamente orientare per il superamento della profonda crisi. Sono stato un militante politico, premiato quale fautore della pace, mosso dall’identica passione che mi fa essere artista…. Ma sono tempi bui, questi.

Le tue ascendenze e origini (bulgare) cosa hanno apportato alla costruzione della tua persona? Hai nostalgia della tua terra? Da ebreo sefardita e poi aderente alla cultura Yiddish come valuti il genocidio del popolo ebraico e il sentimento, che appare, oltre che di difesa, anche fortemente d’attacco nei confronti dei palestinesi e dei musulmani tutti? È come se un dio avvelenato muovesse talora soprattutto alcuni abitanti di Israele. La pietas nei confronti del fratello è compatibile con un certo grado di empietà per chi sta al di là della cerchia? Sei consapevole del potenziale di violenza che la fedeltà assoluta alle proprie radici implica?

Sono cittadino del mondo, non si dovrebbe parlare di patria in assoluto e dovrebbe anche abolirsi il concetto stesso di residenza…. Dovremmo poter vivere laddove ci sentiamo più in corrispondenza, con apertura dello sguardo. Oggi l’Italia è il mio paese, credo si divenga clandestini solo quando si sono smarrite le proprie radici. Come si sa, ho spesso espresso criticità per la lotta urlata di Israele all’antisemitismo, chi è stato perseguitato non può rendersi per questo persecutore… la penso così e non posso impedirmi di esprimerlo.

Ed ora l’interrogativo più pesante… la misericordia, evocata da papa Francesco, l’umanità di cui discute il Presidente della Repubblica, devono indubbiamente costituire i sentimenti chiave nei confronti del dramma, ormai di bibliche proporzioni, di migranti e rifugiati… ma quali interventi operativi ti sembra dovrebbero validamente attuarsi?

Misericordia, umanità, sì, ma deve cambiare lo sguardo sulla migrazione, non ritenendola un problema, ma individuandola quale risorsa, e inserendola in una seria progettualità. Nessun paese vuole, invece, rinunziare alla logica del privilegio, che domina tutti, quasi fossero i padroni della terra, non riconoscendo a quelli che sono oggi gli ultimi, pari dignità. Mi viene da pensare, parafrasando una rappresentazione di Ovadia, “il mondo è scemo”.

Nell’opera di Cunti e canti c’è la ricerca documentale di lettere, del presente ma anche del passato siciliano, in America e a Marcinelle…. È stato facile mettere insieme il materiale, sicuramente prezioso?

Musica e parole (cunti canti e lettere)… i testi sono stati messi insieme da Mariangela, con uno studio e una ricerca ammirevoli, attingendo a Ignazio Buttitta e a Enri De Luca. Quando l’intervista è finita, Moni (Salomone… è proprio vero che nomen è omen) è già oltre, cercando altra terra da sperimentare.

Tosi Siragusa

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