Genovese (Cisl): “Dibattito surreale”. La Cgil interviene su Metromare

Genovese (Cisl): “Dibattito surreale”. La Cgil interviene su Metromare

Genovese (Cisl): “Dibattito surreale”. La Cgil interviene su Metromare

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lunedì 30 Giugno 2014 - 17:03

“Tutto surreale, sia la posizione degli armatori, sia quella del sindaco Accorinti”. Il segretario generale della Cisl Messina, Tonino Genovese, bolla così il dibattito sull’attraversamento in città dei tir.

Il numero uno della Cisl messinese ricorda come la “decisione di far passare il traghettamento dei mezzi dalla rada San Francesco ha cambiato la storia di questa città. Adesso bisogna prendere coscienza di ciò e compiere un passo avanti”, dice Genovese che aggiunge: “Il traghettamento dei mezzi è una servitù per la città di Messina e per quella di Villa San Giovanni, ma è anche un’esigenza di mobilità di tutta la popolazione, siciliana e continentale. Per questo è un problema del quale devono farsi carico i Governi Regionale e Nazionale e non è possibile continuare a litigare tra noi, come facciamo qui a Messina”.

Sulla realizzazione dell’approdo di Tremestieri, Genovese ricorda: “Le mobilitazioni che ci sono state, frutto dei dolori e dei drammi, hanno portato alla presa di coscienza che si potesse realizzare un’alternativa – afferma – ma si è fatta in clima emergenziale e così si deve continuare a fare. Non possiamo immaginare di poter realizzare opere alternative con i tempi della burocrazia attuale e con le condizioni degli appalti attuali.

Ma Genovese allarga il tiro e amplia il discorso. “Se i tir creano problemi, se i tir sono un forte elemento di rischio – spiega – allora lo sono tutti e non solo quelli del nuovo orario estivo o di una delle due linee della Cartour. Sono tutti quelli che sbarcano a Norimberga, che sbarcano al porto storico, che sbarcano alla rada San Francesco. E allora, l’ordinanza va fatta subito e non il 20 luglio e deve riguardare tutti gli sbarchi in città. Non ci sono Tir buoni e Tir cattivi”.

La Cgil interviene su Metromare

Immediato bando di gara per il ripristino integrale e definitivo dei servizi di collegamento veloce nello Stretto di Messina mantenuti fino a giugno 2013, e garanzia della immediata continuità delle linee. Questa la richiesta che i Segretari Generali delle Camere del Lavoro di Messina e Reggio Calabria avanzano al Governo nazionale dopo l’annuncio di interrompere il servizio fatto da Ustica Lines. Era ampiamente prevedibile – sostengono Lillo Oceano e Mimma Pacifici – che l’Ustica Lines dopo essersi vista riproporre per un intero anno solo proroghe, alla fine gettasse la spugna e rinunciasse al collegamento. La società privata che a differenza dell’armatore pubblico Bluferries si era sobbarcata anche l’onere del collegamento più costoso, quello con Reggio Calabria, non avrebbe mai potuto continuare ad assistere inerte agli inconcludenti annunci che amministrazioni comunali, ministero e regioni hanno tirato fuori ad ogni ripetuto ed inutile incontro avuto durante questo lungo periodo. La verità è che dal giugno 2013, da quando cioè è scaduto il contratto di servizio, nulla si è mosso e le chiacchiere stanno a zero. I Governi, tutti quelli che si sono succeduti, non hanno mai avuto alcuna intenzione di ripristinare quei collegamenti così com’erano, tanto è vero che si è proceduti a proroghe e a bandi di gara così poco allettanti da non riuscire ad interessare alcun partecipante. Se questi sono i risultati le istituzioni dell’area dello Stretto, al di là dei grandi disegni, devono oggi prendere atto del fatto che non hanno alcuna autorevolezza e che sono stati presi in giro. Elementi importanti per la già fragile economia come il lavoro, lo studio ed il turismo tra le due sponde, poggiano sul collegamento marittimo veloce, un sistema che per i differenti approdi non è sostituibile con le navi ro ro e che per i suoi costi necessita per forza di cose di contribuzione statale. Attardarsi o, peggio ancora, cercare ipotesi fantasiose per tagliare i costi anche su questa fondamentale struttura che unisce il territorio dello Stato significa, non solo negare i diritti e lo sviluppo ai cittadini di quest’area, ma anche correre il rischio di pregiudicare la sicurezza degli utenti.

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