Giovedì si presenta al Giardino Corallo un documentario di Reni, Di Giacomo e Brigandì. Immagini e interviste per scoprire una città creativa nei Settanta
MESSINA – La rivoluzione delle radio libere. La passione. La “musica ribelle” cantata da Finardi. Lo slancio creativo collettivo contro un presente grigio e conformista. Un cambiamento epocale che vide Messina in un ruolo centrale. A ricostruire quel periodo storico, con la sua l’energia, sono stati il dj e conduttore radiofonico Alfredo Reni e il giornalista e fotoreporter Enrico Di Giacomo. I due hanno ideato e scritto il documentario “La rivoluzione in Fm. La storia della radio a Messina”, con videomaker Daniele Brigandì. Una produzione “Stampa Libera” e il film si presenta, con ingresso libero, giovedì 10 luglio, alle 21, al Giardino Corallo di Messina.

Dopo la liberalizzazione dell’etere, sancita dalla Corte costituzionale, nel 1976, nascevano le “radio libere”. “E noi ragazzi calabresi, che vedevamo in Messina una sorta di New York, ci trasferimmo a Faro Superiore per dar vita a Radio Onda. Una delle tantissime radio che si crearono ed era pure una comune. Chiunque, con una struttura di base, poteva andare in onda. Chi si svegliava prima metteva i dischi e raccontava quello che aveva dentro. Eravamo lontani dalla regolamentazione, negli anni Novanta, con la legge Mammì”, ricorda con passione Reni, che ha lavorato in tutte le principali radio messinesi.
“In quel momento abbiamo pensato che per noi tutto era possibile”
Tra le tantissime testimonianze, la giornalista Rai in pensione Silvana Polizzi ricorda: “Messina era una città conservatrice e con molti problemi. Ma esprimeva cultura. Ed era anche la città delle baracche, delle fabbriche occupate, dei movimenti femministi. E tutto questo dava il senso del fermento. La rivoluzione in Fm? Io credo che, in quel momento, abbiamo pensato che per noi tutto era possibile. Che tutto sarebbe stato possibile”.
Marchetti: “Porto sempre dentro di me la rivoluzione delle radio libere”
Non a caso l’attore Maurizio Marchetti rivela che porta “sempre dentro di sé la rivoluzione delle radio libere”. In un’ora e mezza (ma il girato è di sei ore), e con 54 canzoni immortali come colonna sonora obbligata, si assiste al racconto emozionante di uno slancio che cambiò per sempre l’approccio con la musica e con il pubblico. Prima di allora, in Italia, c’erano solo i due paludatissimi canali Rai. Ora un’altra musica e un altro mondo viaggiavano di casa in casa. Quasi in ogni quartiere nasceva una radio e poi sarebbero rimaste le più strutturate. Un’onda di libertà, con citazioni dai film “Centopassi” (Radio Aut di Peppino Impastato), all’inzio del documentario, e “Radiofreccia” di Ligabue.
Racconta Alfredo Reni: “Ora sembra incredibile perché diamo tutto per scontato. Quando la radio arrivò finalmente in Italia fu una esplosione di libertà, anche a Messina. Un palcoscenico aperto in cui non solo gli amanti di musica trovavano un luogo in cui esercitarsi e mettersi alla prova. È stato un laboratorio per moltissimi ragazzi con risultati che ancora oggi sono ben visibili in città, ad esempio, la radio messinese ha visto nascere personaggi come Nino Frassica. Si presentò un giorno ad Antenna dello Stretto. E subito si vide che aveva una marcia in più, con i suoi testi. Scriveva tutto”.
L’esplosione con il fenomeno delle dediche
Il fenomeno delle dediche provocò la svolta. E si creò un rapporto unico tra chi conduceva e gli ascoltatori. “Molti fenomeni, dai quiz al dare voce a chi non era mai stato ascoltato, ed era ai margini, traggono lifa da quella stagione lì. La gente ti raggiungeva con i foglietti per le dediche”, spiegano Reni e Di Giacomo. E nel loro documentario, realizzato con Brigandì, scorrono tantissimi protagonisti di un quel periodo: dallo storico Giuseppe Restifo al giornalista Fabio Mazzeo. E ancora: Antonio Lo Giudice (un caso di divismo nella Messina degli anni Settanta), Fabio Mazzeo, Carlo Massarini (sul piano nazionale), Ida Fazio e molti altri.
Impossibile non emozionarsi, durante la visione. E con la speranza che non si perda mai, anzi si ritrovi, quella spinta creativa che insegna ad abbattere le barriere.
